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Ecco come molte imprese in odor di mafia riescono ad apparire “pulite” facendosi rilasciare dalle Prefetture i certificati antimafia.Non tutte fra queste ottemperano appieno ai loro doveri imposti dalla legge in materia di prevenzione e di vigilanza sul versante dell’azione di contrasto alle mafie.Bisogna assolutamente togliere ad esse,per trasferirla alla Magistratura antimafia,la competenza in materia.L’Associazione Caponnetto sta completando in questi giorni una sua proposta in materia per la modifica della legge.

Certificati antimafia, soffiate e appalti, così la rete di Simone favoriva la coop

Il sistema corruttivo era alimentato da un circuito finanziario «opaco» localizzato in Tunisia che consentiva di disporre di somme di denaro «in nero»

di Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini

NAPOLI Per le certificazioni antimafia la «Cpl Concordia» poteva contare sull’assistente del prefetto di Modena. Per l’agevolazione nelle procedure degli appalti si rivolgeva invece a politici e amministratori pubblici, mentre alti esponenti delle forze dell’ordine erano a disposizione per fornire informazioni sulle indagini in corso.
I carabinieri del Noe lo evidenziano nell’informativa consegnata ai magistrati della procura di Napoli che hanno chiesto e ottenuto l’arresto del sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino, dei vertici della cooperativa, compreso il presidente Roberto Casari, e del consulente Francesco Simone per associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti. E denunciano l’esistenza di «un sistema criminale che ruota intorno alla “Cpl”» inserendo episodi e circostanze per dimostrare il rapporto affaristico tra la cooperativa e le istituzioni.

Il voto di scambio

Nelle oltre diecimila pagine di allegati all’ordinanza di custodia cautelare vengono evidenziate le procedure che avrebbero consentito alla cooperativa modenese di essere favorita in alcune gare di appalto. Scrivono gli investigatori: «Le indagini effettuate anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali hanno consentito di rilevare elementi che hanno evidenziato come Francesco Simone abbia costruito un assetto associativo ad una complessa rete di relazioni interpersonali con esponenti di rilievo del mondo imprenditoriale e politico che utilizza d’intesa con i vertici della predetta società, anche attraverso il voto politico di scambio, come strumento attraverso il quale perseguire ingiusti profitti, turbando la libertà degli incanti e più in generale l’assegnazione di appalti attraverso un articolato sistema corruttivo alimentato da un circuito finanziario “opaco” localizzato in Tunisia che consente di disporre di somme di denaro “in nero” ad hoc destinate».

La lista degli appalti

Il 20 novembre scorso viene effettuata una perquisizione nella sede romana della «Cpl». L’elenco degli oggetti sequestrati nell’ufficio di Simone comprende: «Un’agenda in pelle colore rosso con il logo della Presidenza del Consiglio dei ministri contenente vari fogli; una cartellina in cartoncino bianco con scritta Senato della Repubblica contenente vari documenti; una nota dell’avvocato; un foglio “Releve de compte”; fogli riportanti Iban bancario per la società “Tunita sarl” dal 20 ottobre 2013 al 14 gennaio 2014».
Dall’ufficio del direttore commerciale Nicola Verini viene invece portato via: «Borsa contenente varia documentazione relativa a bandi di gara della Regione Campania, cartellina blu con la dicitura “Pratica di Mare 2014”, cartellina colore nero con all’interno documentazione inerente il bando di gara con la Regione Campania; agenda di pelle nera contenente vari appunti; opuscolo riportante i lavori presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù; elenco delle attività della “Cpl Concordia nella regione Lazio”».

«Robertino e i leghisti»

Molti documenti relativi alle attività in corso risultano coperti da «omissis». Le verifiche si stanno concentrando proprio sulla regolarità delle procedure che hanno consentito alla cooperativa di aggiudicarsi i lavori pubblici. E tengono conto di quanto emerso «dalle conversazioni telefoniche e soprattutto ambientali che non lasciano adito a dubbi in ordine al modus operandi della dirigenza della società modenese, prevalentemente da Simone e dai suoi sodali, in parti- colare nei rapporti con la pubblica amministrazione (e soprattutto con le amministrazioni comunali campane e non, interessate dalla metanizzazione) e con i gruppi criminali organizzati radicati sul territorio».
Un intero capitolo è dedicato alla «gara di appalto per il comune di Melegnano presumibilmente nel settore ospedaliero per il quale andranno in Regione a parlare con “Robertino”, che potrebbe essere un dipendente, che gli presenterà una persona». Dice il direttore commerciale Andrea Ambrogi in una conversazione intercettata: «Robin Hood, Robertino ha allacciato rapporti con i leghisti. Mi ha detto: “Mi dici quali sono le scadenze e le persone che… voi mi date ‘sti trentamila euro che loro devono andare all’estero a pagare i biglietti”».
L’uomo del prefetto

Per ottenere la certificazione antimafia la «Cpl» ha una corsia preferenziale. I carabinieri lo scoprono nel marzo del 2014 quando Simone «si rivolge a Daniele Lambertucci, stretto collaboratore del prefetto di Modena, perché deve firmare un contratto importante per la rete gas in Sicilia».
L’uomo si comporta da «spicciafaccende»: fa annullare le multe prese dal presidente Casari, si occupa della nomina dello stesso Casari a «cavaliere» e poi «lo rassicura che ha già inserito la “Cpl” nella “white list” e in settimana la procedura sarà definita». È sempre a disposizione: «Manco a farlo apposta sono io il responsabile delle iscrizioni… insieme al capo di gabinetto… In passato l’iscrizione era stata un po’ rallentata viste alcune vicissitudini, senza parlarne al telefono». E così dopo qualche giorno ottiene il risultato che comunica in anticipo a Simone: «L’iscrizione avviene tra dieci minuti!».

Il boss «pentito»

Il 29 maggio scorso, quando diventa pubblica la notizia della decisione del boss Antonio Iovine di pentirsi, i responsabili della cooperativa discutono delle possibili conseguenze anche con Massimo Ferrandino, fratello del sindaco di Ischia, diventato consulente proprio per ottenere, questa è l’accusa, favori dal primo cittadino.
Montali : «Mo’ bisogna vedere quello che sta dicendo Iovine… che sta parlando…».
Ferrandino : «Ma chissà che cazzo combina… pulite?».
Montali : «… Ci sono tutti i politici…».
Ferrandino : «Dal ministero».
Montali : «Tutti dal ministero».
Casari è indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le indagini «i lavori di scavo e posa delle condotte del gas metano eseguiti nel corso delle opere nel bacino “Campania 30” a Casal di Principe e Casapesenna sarebbero stati eseguiti non a regola d’arte e la società Concordia, nonostante le segnalazioni di pericolo, non ha provveduto a rendere sicura la rete; il mancato intervento della “Concordia” e dei suoi dirigenti e funzionari responsabili dei lavori sarebbe stato condizionato dall’esistenza di un accordo con i Casalesi a cui era stato garantito il monopolio dei lavori in quel territorio».