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Ecco chi non ha voluto Gratteri alla guida dell’Antimafia

Ecco chi non ha voluto Gratteri alla guida dell’Antimafia

Melillo nuovo procuratore della Dna. Le parole di fuoco di Ardita sulla mancata nomina del procuratore di Catanzaro. Le stoccate al Csm

Claudio Cordova

4 Maggio 2022

Tutto come da pronostico. Sfuma la nomina del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, a procuratore nazionale antimafia. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha alla fine optato per quello che, fin dall’inizio, era apparso come il protagonista nella contesa: il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo.

Tutto da pronostico

Giovanni Melillo ha 61 anni ed è originario di Foggia. Da anni era a capo della Procura di Napoli, dopo aver ricoperto il ruolo di capo di gabinetto di Andrea Orlando, quando questi era ministro della Giustizia. E’ quindi Melillo il successore di Federico Cafiero de Raho, andato in pensione da alcune settimane.

Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha quindi preferito Melillo a Gratteri. Da più parti si paventava un ballottaggio, ma già alcuni giorni fa, in un nostro articolo, avevamo indicato Melillo come il grande favorito. E, infatti, il ballottaggio non si è rivelato necessario.

Dalla Commissione che si occupa degli incarichi, la corsa sembrava più serrata. Ma avevamo indicato chiaramente in Melillo il favorito. Soprattutto dopo la nomina di Marcello Viola a capo della Procura di Milano, che l’aveva fatto automaticamente uscire dalla contesa.

La ripartizione dei voti

Giovanni Melillo ha raggiunto dalla prima votazione 13 voti necessari. Sono 7 invece i voti andati al capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri e cinque quelli a favore di Giovanni Russo, aggiunto e sino ad oggi reggente della procura nazionale antimafia.

Maggioranza larga, quindi, per Melillo che ha ottenuto i voti anche dei vertici della Cassazione: il primo presidente Pietro Curzio e il Pg Giovanni Salvi, hanno infatti sostenuto la sua nomina a procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Con Melillo si è schierata la parte progressista della magistratura, quella che fa capo ad Area, cinque consiglieri. Una corrente cui appartiene lo stesso procuratore di Napoli. Ma Melillo è riuscito a convincere anche i “moderati”, ossia i tre consiglieri di Unicost, la corrente centrista e maggioritaria in seno alla magistratura. Per lui, però, anche i voti dei laici Michele Carabona (Forza Italia) e Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati (M5s).

Per Russo, invece, hanno votato invece l’intero gruppo di Magistratura Indipendente (la corrente di destra delle toghe) e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi. A favore di Gratteri hanno votato i togati “indipendenti” Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo. Entrambi magistrati molto noti. Il primo ha svolto importanti inchieste sulla borghesia mafiosa di Catania. Mentre Di Matteo è il pm del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.

A favore di Gratteri, però, anche i voti dei componenti di Autonomia e Indipendenza, i laici Stefano Cavanna e Emanuele Basile (Lega) e Fulvio Gigliotti (M5s), relatore della proposta a favore del capo della procura di Catanzaro.

Le reazioni

Accolgono quindi con favore l’elezione di Melillo le forze politiche di centrosinistra.  Anna Rossomando, senatrice e Responsabile Giustizia della segreteria Pd: «Un alto profilo e una grande competenza al servizio della lotta a tutte le mafie e al terrorismo».

Ma anche il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo Pd: «Conosciamo il suo lavoro e le sue competenze e siamo certi che garantirà alla DNA una guida efficace che saprà proseguire il grande lavoro di Cafiero De Raho contrastando le cosche e l’aggressione all’economia legale».

«Esclusione Gratteri segnale devastante»

Molto dure, invece, le affermazioni del magistrato Ardita, uno dei principali sostenitori della candidatura di Gratteri a rilasciare una dichiarazione molto dura: «È come se la storia non ci avesse insegnato nulla. La tradizione del Csm è di essere un organo abituato a deludere le aspirazioni professionali dei magistrati particolarmente esposti nel contrasto alla criminalità organizzata, finendo per contribuire indirettamente al loro isolamento».

Ardita, da sempre, assai critico sul sistema di potere del Csm, è stato uno dei più duri commentatori delle vicende emerse con il “caso Palamara”. E nel corso del dibattito in plenum, spiegando il suo voto favorevole alla nomina di Nicola Gratteri aveva vaticinato: «L’esclusione di Gratteri sarebbe non solo la bocciatura del suo impegno antimafia, ma un segnale devastante a tutto l’apparato istituzionale e al movimento culturale antimafia».

Così è stato. E ora bisognerà capire quale sarà il destino professionale di Nicola Gratteri, che ormai si avvia al termine massimo di permanenza alla carica di procuratore di Catanzaro.

Fonte:https://icalabresi.it/fatti/melillo-nuovo-procuratore-antimafia-sconfitto-gratteri/