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E’ rissa nella maggioranza sul ddl Sicurezza. No alle ronde ed ai medici-spia. Rafforziamo e dotiamo dei mezzi necessari le forze dell’ordine

Pentimento securitario

La polemica sul ddl sicurezza è ancora al centro della politica italiana. Il ministro Sacconi, ma anche esponenti della Lega, ammettono che sul provvedimento dei “medici-spie” si può discutere per una soluzione condivisa tra le varie anime del centrodestra. Ieri anche Berlusconi si era detto contrario alla norma. Più difficile la questione delle ronde, sui cui i lumbard non vogliono mollare

Pressing dell’opposizione, dissidenza interna con più di cento parlamentari guidati dalla Mussolini che si dicono contrari, l’occhio critico dell’Europa e del Vaticano puntato addosso. E poi, la nascita del Pdl, la definizione dei futuribili rapporti di forza interni tra An e Fi, la competion per accreditarsi come destra credibile, in senso liberale e democratico, il pericolo di apparire ostaggio della Lega. Insomma, la maggioranza scricchiola sul tema sicurezza e Berlusconi vacilla. La politica securitaria, fino ad oggi scritta dai lumbard, sembra dovrà essere rivista. L’introduzione della delazione degli immigrati clandestini da parte di pubblici ufficiali (dai medici agli insegnanti), passando per le ronde, alimentano una polemica politica tale da costringere il governo ad ammettere che si, si potrebbe fare. Rivedere le misure, così care allo stato maggiore leghista, è un’ipotesi al vaglio dell’esecutivo. Meno probabile, nonostante l’uscita di giovedì del Cavaliere (che si è detto disponibile a cancellare l’emendamento Bricolo e poco affezionato alla sicurezza fai da te), il marcia indietro sulle ronde.

Sull’obbligo di denuncia dei clandestini da parte dei medici, previsto nel ddl sicurezza, il ministro del welfare Sacconi ha infatti precisato che il governo “sta valutando quali soluzioni adottare”.
Fermo restando che “dobbiamo organizzarci per un più rigoroso monitoraggio della salute dei cittadini che entrano nel nostro Paese provenendo da aree più sregolate e meno attrezzate a prevenire malattie e patologie”, perché questo problema a suo dire esiste e “deve essere affrontato”. Un’apertura che era stata annunciata dallo stesso premier ieri da Strasburgo, ma che certo è un boccone amaro da ingollare per le camice verdi.

“Si è fatta una grande polemica sul nulla”, dice il ministro dell’Interno Maroni, perché la delazione dei clandestini da parte dei medici “è utile e c’e’ in tutti i paesi d’Europa”. Ma Maroni sa che il premier ha parlato e ha promesso una rivisitazione, quindi in qualche modo recede da un atteggiamento granitico: “se la preoccupazione è quella dell’introduzione dell’obbligo dico che noi siamo per l’abolizione del divieto non per l’introduzione dell’obbligo”.
E ha poi ricordato che l’emendamento Bricolo sia stato “un’iniziativa del Senato e non del governo. Ora va alla Camera: noi la seguiremo con attenzione”.

Ma il punto è che già la possibilità della denuncia, sostengono associazioni e sindacati, può avere conseguenze negative per la salute collettiva, spingendo nella clandestinità gli immigrati malati e privi di permesso di soggiorno, scoraggiandoli a recarsi presso i presidi sanitari con il rischio della diffusione delle patologie. Per questo la partita che ora si apre è importante: evitare “soluzioni pasticciate” ha detto il senatore Pd Marino, indicando nella cancellazione anche della possibilità della denuncia, l’unica strada praticabile. Il rischio è infatti che il governo, in particolare Berlusconi, medi con la Lega sul terreno della non obbligatorietà della delazione dei clandestini da parte dei sanitari: il che, come sottolineano in molti, non basterebbe a detonare le conseguenze nefaste del provvedimento.

Diverso è il tema delle ronde, su cui il premier oggi è intervenuto precisando che “mai detto che le ronde non servono, ma ho semplicemente spiegato che abbiamo dato un pretesto all’opposizione per attaccarci”. Un colpo al cerchio e uno alla botte della Lega, a cui si può chiedere una rinuncia, ma senza aprire conflitti insanabili, senza arrivare a lacerazioni controproducenti.

Ma sul tema l’opposizione non molla l’osso, dopo aver incassato anche la contrarietà dell’Associazione funzionari di polizia che, riferendosi al ddl sicurezza, parla di “norme che costringerebbero a rischi inaccettabili”. Per questo il segretario democratico ha rilanciato: “Mi sembra che si stiano dividendo su tutto”, ha detto Franceschini, anche perché “quando si accettano proposte che non stanno né in cielo né in terra, prima o poi ci si accorge che non stanno in piedi”. Spera, il segretario, che “il ravvedimento sulle ronde porti a rivedere un provvedimento sbagliato”. Un fatto di “coerenza” gli fa eco la capogruppo democratica al Senato Finocchiaro.

Che la maggioranza sia in fibrillazione lo dimostrano le dichiarazioni piovute da entrambe le parti, Lega e Pdl, per smorzare una polemica intestina che è più che evidente. “Rapporti di sana conflittualità” che diventano “più marcati nei periodi preelettorali” (Quagliariello, vicario dei senatori azzurri); “si possono avere punti di vista diversi, ma il confrontarsi ha sempre dato risultati” (sottosegretario all’Interno Mantovano); “ci confronteremo per soluzioni condivise” (senatore leghista Bricolo); Berluosconi e Bossi “troveranno una soluzione anche questa volta” (ministro padano Zaia). Tra tante voci, quella più interessante è del vicepresidente dei deputati Pdl. Secondo cui l’iniziativa della lettera dei cento parlamentari dissidenti “è servita a ridisegnare alla vigilia della sua nascita il profilo del Pdl come partito aperto, democratico ed europeo” ma soprattutto “perfino l’equilibrio tra i due leader fondatori”, cioè Fini e Berlusconi, al braccio di ferro tra i quali riconduce, non troppo velatamente, tutta l’affaire sicurezza esploso in queste ore, a ridosso di scioglimenti e nuove nascite partitiche.

(Tratto da www.aprileonline.info)