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E LA GENTE ED I PARLAMENTARTI ZITTA E MOSCA MENTRE LA SITUAZIONE SI FA SEMPRE PIU’ INQUIETANTE

Ecco le 92 famiglie criminali del Lazio

I tentacoli della piovra si allungano sempre di più su Latina e Ciociaria. Nel 2015 i clan erano 88. Ora vogliono prendersi pure Rieti e Viterbo MAPPE Ecco i 76 clan che si spartiscono Roma

4 Ottobre 2016

Mafie, la paura fa 92 nel Lazio. A tanto ammonta il numero complessivo delle organizzazioni criminali che stanno progressivamente divorando i confini regionali, facendoli precipitare nel resto di quel “Mezzogiorno di fuoco” dominato dai clan del sud. Una “Cosca Nostra” con 16 fra ’ndrine pontine e gomorre ciociare, filiali laziali di quel franchising di spaccio, gioco d’azzardo, usura e riciclaggio nelle insospettabili società immobiliari, finanziarie e commerciali esportato dalla mala calabrese e campana. Ramificazioni spesso intrecciate, però, col resto delle altre 76 di Roma e provincia. E, mentre a Rieti e Viterbo «l’insediamento mafioso assume forme embrionali», nel resto della Regione sono anche «presenti diverse organizzazioni criminali di matrice straniera in particolare di etnia nigeriana, albanese, cinese e georgiana». Un Lazio che paga dazio alle scorribande dei clan, tant’è che è diventata la «quinta Regione per numero di attentati, prima della Calabria e la terza per numero di incendi dolosi dopo la Calabria e prima della Puglia», certifica il Rapporto “Mafie nel Lazio”. Soprattutto fra le province di Latina e Frosinone, da tempo risucchiate nel gorgo della confinante malavita campana: «in tali zone si sono verificati fenomeni di particolare valenza criminale: sono stati infatti commessi numerosi episodi di danneggiamenti di veicoli, esplosioni di colpi di arma da fuoco contro le serrande di locali e negozi, che sono tipici di altre realtà territoriali. Si è parallelamente riscontrata una bassissima propensione a denunciare gli atti intimidatori subiti», sottolinea l’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia.
Secondo gli inquirenti «nell’ultimo anno si sono verificati circa 41 episodi ascrivibili a contesti di illegalità e criminalità di tipo mafioso. Cifre che crescono come i tentacoli della piovra: «Il monitoraggio effettuato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico sulla Sicurezza e la Legalità rileva nel Lazio 92 organizzazioni criminali. Un numero in aumento rispetto al 2015, in cui erano stati censiti 88 gruppi operanti sul territorio romano e nel resto della regione. Si tratta perlopiù di “famiglie”, cosche e clan, nonché consorterie autoctone, che hanno operato e operano in associazione fra loro, commettendo reati aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare l’organizzazione criminale di cui fanno parte». Camarille varie, dunque, non un blocco unitario granitico, che infatti mostra le crepe, con l’arrivo dei suoi primi 10 pentiti: sono già 5, infatti, i collaboratori di giustizia censiti nel distretto laziale e, «per altri 5 è stato chiesto l’ingresso nel programma di protezione».

 

 

LATINA «CAMPANIZZATA»

Nella provincia pontina la criminalità «ha caratteristiche simili a quelle delle mafie del sud Italia. Ricalca il modus operandi della camorra, per quel che riguarda le infiltrazioni nel tessuto socio-economico». A partire dai clan «casertani dediti, particolarmente, all’usura, alle rapine, alle estorsioni e al riciclaggio dei proventi delittuosi». Una morsa che si stringe «intorno al Mercato Ortofrutticolo di Fondi, dove ruotano gli interessi dei gruppi criminali presenti sul territorio nonché l’alta frequenza della costituzione e successiva estinzione di società finanziarie, di distribuzione alimentare e di abbigliamento e dell’apertura di supermercati con capitali di dubbia provenienza». Incendi e attentati che si sono susseguiti senza sosta «e spesso si sono intensificati durante l’arrivo dei finanziamenti pubblici per appalti». Il questore di Latina, Giuseppe De Matteis, descrive una provincia divisa in 4 mandamenti: «la prima zona il sud pontino Formia e Gaeta, dove operano famiglie affiliate ai casalesi, una seconda è quella di Fondi dove imperversa la ’ndrangheta, l’area nord rappresentata da Aprilia e Cisterna dove insistono organizzazioni riferibili alla ’ndrangheta e poi l’ultima area, Latina, dove insiste il clan Ciarelli-Di Silvio collegato con il clan romano Casamonica», a cui proprio ieri è stato sequestrato oltre un milione di euro di beni dai carabinieri del comando provinciale. Le ’ndrine pontine vanno dal «clan Tripodo a Fondi» fino ai gruppi «legati alla famiglia Bardellino» di Fondi e quello dei «Crupi, radicato a Roma e a Latina con propaggini ad Aprilia e Sezze».

LA GOMORRA CIOCIARA

Nel Frusinate «gli insediamenti più significativi si registrano nell’area del Cassinate, dove il clan dei casalesi è fortemente radicato». Mentre «nel circondario di Frosinone – spiega il procuratore capo, Giuseppe De Falco – sono presenti numerose consorterie criminali ex nomadi e da tempo stanziali, si tratta dei gruppi Di Silvio e Spada attivi nel traffico e nello spaccio di stupefacenti e nell’usura». Strozzinaggio che prospera in «un’omertà totale e le poche vittime che denunciano sono soltanto la punta di un iceberg».

 

 

Fonte:www.iltempo.it