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E’ iniziato il processo da parte di Berlusconi del disarcionamento dell’organizzazione dell’organizzazione della Giustizia. Protestano magistrati, giornalisti ed opposizione

Intercettazioni, il sì di Montecitorio
La Camera approva il ddl sugli ascolti telefonici, ora la parola passa al Senato. Si tratta della prova generale del disarcionamento dell’organizzazione della giustizia voluto dal governo Berlusconi. Si passa, per l’autorizzazione, dagli indizi di reato a quelli di colpevolezza. Limiti stringenti per la pubblicazione. Le proteste di magistrati, giornalisti ed editori, le critiche dell’opposizione. Ma venti deputati della minoranza votano con Pdl e Lega

Uno scrutinio segreto che ha finito per spaccare l’opposizione visto che una ventina di deputati della minoranza hanno votato con Popolo della libertà e Lega nord. Il disegno di legge sulle intercettazioni è stato approvato dalla Camera, ora passa al Senato. I voti a favore sono stati 318, 224 i contrari. Al voto ha partecipato anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a ribadire – dopo aver posto la questione di fiducia sul ddl – l’importanza che attribuisce a questo provvedimento. Assieme alla riforma del processo penale e quella complessiva della giustizia, eternamente in cantiere, questa legge potrebbe essere definita una delle ragioni primarie dello stare in politica di Berlusconi. Rivoluzionare la giustizia, erodere il potere dei pm. Quelli che, da Tangentopoli in poi, tanto gli hanno fatto penare.

Se il Senato non modificherà il provvedimento, la disciplina delle intercettazioni ne uscirà stravolta. Da “arma” investigativa nelle mani dei pubblici ministeri, diventeranno uno strumento supplementare insufficiente, di per sé, a sostenere il peso di un’indagine. Basti pensare che il provvedimento introduce l’autorizzazione a “intercettare” solo quando sussistono evidenti indizi di colpevolezza (ora basta l’indizio di reato) e gli “ascolti” sono assolutamente indispensabili alla prosecuzione delle indagini, sulla base di elementi emersi nel corso dell’inchiesta che devono essere espressamente indicati e che non devono essere limitati al solo contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate nello stesso procedimento. L’autorizzazione ad intercettare deve essere chiesta al tribunale del capoluogo del distretto in cui ha sede il giudice competente. La decisione viene presa in composizione collegiale. La durata è fissata, pedissequamente, in sessanta giorni, proroghe comprese. Una disciplina meno restrittiva è prevista – sia per quanto riguarda i limiti, ove rimane il semplice sospetto di reato, che la durata – per i reati di mafia e terrorismo. Ci sarà un tetto di spesa per ogni distretto di corte d’appello.

Il provvedimento, oltre che all’Associazione nazionale dei magistrati, non piace neanche alle federazioni di editori e giornalisti. Il motivo sta nelle forte limitazioni che impone alla cronaca giudiziaria. Vietato pubblicare le intercettazioni, tutte, fino alla fine delle indagini preliminari. Sarà sempre vietata, inoltre, la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, delle intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione e delle intercettazioni dei terzi, estranei al procedimento. Prevista la reclusione da 6 mesi a 3 anni per chi pubblica anche per riassunto o in parte il contenuto di queste conversazioni. Il provvedimento introduce un’udienza stralcio per stabilire quali sono le intercettazioni da espungere dal procedimento. Multe salate per gli editori che violano il divieto di pubblicazione. Per i giornalisti previsto, in caso di violazione, l’arresto fino a trenta giorni o l’ammenda fino a diecimila euro.

Il leader leghista, Umberto Bossi, ha sintetizzato il primo ok al ddl, attribuendolo direttamente al premier: “Berlusconi ha avuto fiuto e buon gioco e alla fine ha avuto ragione perché sa che la gente non vuole essere ascoltata”. La Lega era stata, nei mesi scorsi, il partito più riottoso nel corso della definizione del provvedimento. Si era battuta per limare verso il basso il limite oltre il quale poter intercettare – la versione iniziale parlava di un’indagine su un reato che prevedesse come pena almeno dieci anni di reclusione – poi però il governo ha cambiato strategia (il limite è rimasto quelo attuale, la pena di cinque anni di carcere) e si è concentrato sui requisiti, passando dagli indizi di reato a quelli colpevolezza e ottenendo, probabilmente, un effetto ancora più dirompente. Il Carroccio ha accettato di buon grado, complice l’accordo sul referendum.

Si sono detti contrari i tre partiti d’opposizione al momento delle dichiarazioni di voto. Il capogruppo Massimo Donadi ha parlato per conto dell’Italia dei valori: “Da oggi gli italiani dovranno avere più paura perché lo Stato li ha abbandonati. Ladri e mafiosi ora sanno che avete disarmato lo Stato e quindi io dico a lei signo ministro della giustizia che lei porterà sulla coscienza ogni ladro che sarà impunito, ogni criminale che non potrà essere arrestato. Ogni stupro, ogni morto lo porterà sulla sua coscienza”.

Per Michele Vietti, intervenuto per l’Udc, si è arrivati ad un testo pieno di contraddizioni. Come esempio ha citato gli “evidenti indizi di reato” per autorizzare le intercettazioni che oltre ad essere “discutibili” tecnicamente possono essere “pericolosi” perché si possono trasformare in una “condanna anticipata” a carico dell’indagato. Ma per Vietti ancor piu’ grave è che non si possa, alla luce delle nuove norme, procedere ad intercettazioni se non si conosce l’identità dell’intercettato.

A nome del Partito democratico ha parlato l’ex ministro Paolo Gentiloni: “Da una parte la protezione di pochi, dall’altra la sicurezza di tutti. Voi ci proponete la protezione di pochi, noi scegliamo la sicurezza di tutti”. L’esponente democratico ha segnalato la “molta preoccupazione” e “l’allarme” che si respirano fuori dall’aula, citando per esempio i magistrati che parlano di “morte della giustizia penale”, i giornalisti e gli editori che parlano di “attacco alla libertà d’informazione”. Voci che Gentiloni ha invitato “a prendere sul serio”.
Andrea Scarchilli

(Tratto da www.aprileonline.info)