“E’ tutto finito”!
Sono, queste, le parole che ti irrompono nella mente durante una notte insonne, mentre rifletti sull’ utilità di un impegno che ti ha preso per tutta una vita terrena, quasi a chiusura di questa.
“E’ tutto finito”, una frase sconsolata pronunciata da un grande Giudice al cospetto del corpo di un suo figlio spirituale straziato dalla violenza e dalla cattiveria degli uomini, figli di un “sistema” corrotto, violento e mafioso.
Nino Caponnetto, questo nobile ed irripetibile monumento di saggezza e di giustizia, pronunciò queste parole, a caldo, davanti alla salma ricomposta di Paolo Borsellino, per poi, a distanza di qualche giorno, correggersi, condizionato dal desiderio di non diffondere disperazione.
Quella disperazione che ti prende al momento in cui ti vedi costretto a fare un bilancio di una vita spesa a combattere, spesso in piena solitudine, contro la miscela mortale disseminata da un “sistema” che diffonde morte, mentale, morale e fisica.
“E’ tutto finito”.
Ostinatamente non vogliamo ammetterlo confidando nella capacità di resipiscenza di quelle rare anime belle che ti dichiarano di essere ancora capaci di un sussulto di dignità e di orgoglio.
Ed è appunto questa fiducia, male o bene riposta non sappiamo, che ti consente, malgrado tutto, di continuare a lottare
ancora contro la montagna di disonestà intellettuale e morale dei più.
Vogliamo ancora gridare, malgrado tutto:
No, non è tutto finito”.