Avrebbero omesso di registrare totalmente o parzialmente versamenti di somme di denaro nell’archivio unico informatico sottraendole di fatto al controllo e alla verifica della normativa antiriciclaggio.
Venti dipendenti di «Equitalia Frosinone», tra addetti alle casse e funzionari, sono finiti nel mirino della procura della Repubblica di Frosinone per violazione degli obblighi del decreto legislativo 231 del 2007 (Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione. Il sostituto procuratore Rita Caracuzzo, infatti, ha concluso l’indagine, e, non dovendo allo stato attuale formulare richiesta di archiviazione, si appresta a richiedere il rinvio a giudizio. Stando all’ipotesi formulata dagli inquirenti sulla scorta degli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza del capoluogo, i venti sono accusati, in concorso tra loro, alcuni nelle loro qualità di addetti (i cosiddetti cassieri), altri nella loro veste di responsabili dell’unità operativa coordinamento sportelli ed altri ancora nel loro ruolo di responsabili aziendali antiriciclaggio, tutti in servizio presso «Equitalia Frosinone», avrebbero omesso, pur essendovi tenuti, di registrare operazioni con versamenti di somme di denaro oppure le avrebbero effettuate sul solo archivio transitorio, omettendo di riportarle nell’archivio definitivo (Archivio Unico Informatico, il solo archivio previsto dalla normativa vigente in materia) e quindi, secondo la procura, effettuando una registrazione «omessa». In totale, nel mirino degli inquirenti, sono finite sessantatré operazioni, effettuate tra il 2007 e il 2009, per un totale di 2.177.632 (si parla di importi che vanno da un minimo di 13.000 a un massimo di 220.000 euro), cifra sottratta, secondo l’accusa, al controllo e alla verifica della normativa antiriciclaggio. Gli indagati (difesi dagli avvocati Raffaele Maietta e Donatella Ceccarelli) per parte loro si difendono respingendo gli addebiti. Ora hanno facoltà, entro il termine di venti giorni, di presentare memorie, produrre, depositare documentazione relativa a investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto a interrogatorio per tentare di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati.
(Tratto da Il Tempo – Frosinone)