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Due belle operazioni in un solo giorno: la prima a Roma contro la ‘ndrangheta dei Gallico e la seconda nel sud pontino, Formia – Fondi- Itri, contro la camorra dei Mallardo-Ascione-Dell’Aquila

E’ ormai un caleidoscopio di avvenimenti che si susseguono ininterrottamente e che, pur nelle loro rilevanza, rischiano di non fare più notizia a causa della rapidità ed il numero con i quali si leggono.
Eppure stiamo solamente alla punta dell’iceberg perché il castello della montagna di capitali che le mafie hanno investito nel Lazio è stato appena attaccato.
Molto avevano già fatto i magistrati della DDA di Napoli per le inchieste di loro competenza e che coinvolgevano anche il Lazio, ma non altrettanto avevano fatto i loro colleghi laziali, dove, purtroppo, malgrado le nostre insistenze, a lavorare è solo la DDA della Capitale mentre le Procure ordinarie, al contrario di quelle campane, ancora si disinteressano dei reati di natura associativa di stampo mafioso.
Dobbiamo dire, però, che da quando a Roma si è insediato il nuovo Procuratore Capo Dr. Pignatone, le cose sono cambiate come dal giorno alla notte e di passi in avanti se ne sono già fatti moltissimi..
Lo avevamo detto al momento in cui apprendemmo la notizia del trasferimento a Roma di questo Magistrato:
il suo nome è una garanzia di capacità e di efficienza.
E così è stato.
La macchina della DDA capitolina ha cominciato a funzionare a pieno regime ed i risultati si cominciano a vedere anche perché gli stessi organismi investigativi – i vertici territoriali delle forze
dell’ordine, tanto per intenderci – che prima in talune aree della
regione -vedi, ad esempio, la provincia di Latina – vedevamo, se
non inerti, quanto meno poco attivi, oggi li vediamo più solerti, più
attenti.
Purtroppo talvolta rileviamo ancora carenze qualitative e questo
ci preoccupa notevolmente perché alcuni non riescono ancora a
dare una “lettura” aggiornata alle nuove mafie e continuano ad
usare tattiche investigative obsolete e da puro e semplice ordine
pubblico tipiche del vecchio carabiniere con bicicletta e fucile
mod.91 a tracollo.
Anche oggi che le mafie si sono trasformate in IMPRESA, la più
grande IMPRESA del Paese e -non è azzardato dirlo – anche, se
non soprattutto, in POTERE perché chi controlla l’economia
finisce, prima o poi, per controllare politica ed istituzioni.
E qui siamo al punto dolens perché ogni volta che noi – che
intendiamo l’antimafia come non la dimensione per fare folclore
e retorica ma, al contrario, per individuare e far colpire i
mafiosi, soprattutto quelli in giacca e cravatta e non solo i
quaquaraquà – ci accorgiamo delle gravissime carenze culturali di
cui soffre una parte non trascurabile del nostro apparato
giudiziario ed investigativo.
Non parliamo, poi, di tutta quella costellazione di soggetti e
soggettini che, o per finalità di carattere politico o di altro tipo
ancora, affollano l’universo della cosiddetta antimafia sociale la
quale minaccia, con la sua superficialità e talvolta con le sue
finalità che non coincidono con quelle di un’antimafia autentica e
reale, di creare ulteriori difficoltà al funzionamento di tutta la
macchina di prevenzione e repressione.
L’antimafia, sia quella istituzionale che quella sociale, hanno
bisogno di gente preparata, che sa di cosa sta parlando, che
conosce bene il nemico e la sua potenza, le sue abitudini, i suoi
covi, i suoi habitat e che, soprattutto, sia incorruttibile e che abbia
gli attributi.
E siamo alla QUALITA’, perché se non ci sono le QUALITA’ è inutile
che stiamo a perdere tempo nel far finta di combattere una
guerra che lo STATO ha già perso.
E quando parliamo di Stato alludiamo ovviamente a quello di
diritto, quello nato dalla Costituzione che già molti, troppi
forse, considerano già carta straccia.
Che Dio li stramaledica – se vogliamo credere per un momento
ad un Dio della vendetta e non dell’amore – perché quelli sono
i… “sovversivi”.
I veri mafiosi!
Dicevamo di Pignatone e della DDA di Roma.
Oggi essi ci hanno fatto due altri bei regali, uno che ha riguardato
direttamente la Capitale con l’operazione contro la ‘ndrina Gallico
e il secondo che ha visto ancora una volta sul palcoscenico il sud
pontino – Fondi – Itri – Formia -con il clan della camorra Mallardo-
Ascione.
Milioni di beni e di denaro sequestrati.
Perfino stabilimenti balneari, centri benessere, società, esercizi commerciali, bar, terreni, ville e fabbricati.
E tanti, tantissimi conti correnti.
Grazie, dottor Pignatone; grazie a lei ed a tutti i suoi colleghi della DDA che stanno veramente dimostrando di avere una grande voglia di lavorare e un eccezionale spirito di sacrificio.