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Dossier Fillea sulle infiltrazioni mafiose nel Lazio

MAFIA. FILLEA CGIL: LAZIO, IMPRESE EDILI E LAVORATORI AGGREDIBILI DA CRIMINALITÀ

Il segretario al convegno “Cantieri trasparenti”. “Uno degli ostacoli che frena la crescita della regione e’ la pre­senza di organizzazioni criminali aggres­sive”. Ricetta? “Protocolli che pre­vedano principi di tracciabilita’ dei flussi finanziari”

(RED.SOC.) ROMA – “C’e’ bisogno di maggiore sviluppo locale attraverso l’innovazione e la ricerca, nuove infrastrutture
materiali e immateriali, servizi, formazione, ma anche qualita’ sociale e urbana, reti cooperative tra imprese e capacita’ di
collaborazione tra attori pubblici e privati nel governo del territorio”. Lo ha dichiarato Roberto Cellini, Segretario generale della Fillea Cgil Roma e Lazio, nell’ambito di Cantieri trasparenti – le mani giuste sulla regione, convegno promosso dal primo sindacato nazionale per fare il punto sugli strumenti di contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. “Uno degli ostacoli che frena il tasso di sviluppo e il progetto di crescita della nostra regione e’ la pre­senza di organizzazioni criminali, aggres­sive, pervasive, opprimenti”.
Stando al Rapporto sulle pre­senza della criminalita’ organizzata a Roma e nel Lazio, redatto dall’Osservatorio Tecnico Scientifico
per la sicurezza e la legalita’, la pre­senza di organizzazioni di stampo camorristico o mafiosa nella regione Lazio va fatta risalire agli anni Ses­santa, ma e’ dal 2000 che ha assunto dimensioni rilevanti. Sarebbero cinquanta i comuni laziali in cui risulterebbero attivita’ criminali, con pre­senze non trascurabili di centinaia di affiliati a cosche mafiose, gestori diretti di traffici di usura o sostanze stupefacenti, come di centri commerciali, strutture alberghiere e di ristorazione. Tuttavia, i business che registrano alti livelli di penetrazione delinquenziale restano lo smaltimento dei rifiuti e la realizzazione – tramite imprese edili e amministrazioni politiche compiacenti – di opere pubbliche.
Proprio l’intreccio tra malavita e crisi economica, “rende le imprese edili e i lavoratori piu’ aggredibili da parte della criminalita’ organizzata – chiosa Roberto Cellini – e senza un’azione di contrasto forte, la crisi potrebbe essere devastante per il sistema delle imprese e per l’economia locale. Nei cantieri regionali – argomenta il segretario generale della Fillea Roma e Lazio – sono in essere contratti di subappalto non regolari. Un fenomeno di concorrenza sleale che rappresenta anche un indicatore di gestione criminale”.
Nel brulicare di aziende, collusioni, palesi infrazioni alle piu’ ovvie norme di sicurezza sul lavoro snocciolate da Cellini, va
prendendo forma il sistema mafioso che “in maniera silenziosa contende alle amministrazioni locali le loro funzioni fondamentali. Lo dimostrano le ricerche degli organismi accreditati che segnalano come il Lazio sia secondo solo alla Lombardia per numero di segnalazioni di operazioni sospette in rapporto al Pil regionale”.
Sfatato il mito del Lazio affrancato dal peso opprimente della criminalita’ organizzata, bisogna fare i conti con una realta’ che segna investimenti pubblici in calo del 33% rispetto allo scorso anno e la pre­senza di lavoratori irregolari che ormai sfiora il 50%: dati esplicativi delle dimensioni della crisi e del processo di de-qualificazione in atto nel settore delle costruzioni che spianano la strada a fenomeni degenerativi di ogni tipo.
La medicina che la Cgil Lazio propone a regione, provincia e comune e’ l’adozione di “protocolli che pre­vedano principi di tracciabilita’ dei flussi finanziari – conclude Cellini – con strategie di monitoraggio dei finanziamenti pubblici alle aziende”. Troppo poco e’ stato fatto dalla regione e dal comune che, rispettivamente, hanno accantonato la Legge sugli appalti pubblici e il Protocollo sulle regole degli appalti.
Anche l’Ance, per bocca del Vice Pre­sidente Vincenzo Bonifati, esprime piena consonanza, rimarcando l’impegno di quanti, oltre
le organizzazioni sindacali, si industriano per introdurre prassi trasparenti e piena tracciabilita’ dei processi edili; “gia’ un anno fa noi avevamo cominciato questo percorso”, sottolinea Bonifati, puntualizzando la neces­sita’ “di creare elenchi di fornitori, tracciabilita’ di pagamenti, identificare le flotte e gli automezzi legati a clan mafiosi o camorristici e monitorare l’ingresso ai cantieri per scongiurare il lavoro nero”. “Insomma – conclude – piu’ concretezza per un contrasto dal basso, immediato e sul territorio”.

MAFIA. NEL LAZIO 67 FAMIGLIE CON INTERESSI ILLEGALI E DIFFERENZIATI

Decine di clan e ‘ndrine si spartiscono il controllo del territorio e delle risorse pubbliche e radicano ed espandono le loro attivita’ nella regione, forti di oltre 300 residenti, associati o associabili ad organizzazioni extraregionali

(RED.SOC.) ROMA – Le infiltrazioni di stampo mafioso nelle imprese di costruzione del Lazio sono ormai documentate. Del
resto – pre­cisa Piero Luigi Vigna, gia’ Coordinatore Nazionale Anti­mafia – corrono un rischio analogo tutte le nostre regioni,
perche’ recentemente si e’ assistito a una vera e propria migrazione di imprese del Sud verso il Centro – Nord. “Questo non
vuol dire che tutte le imprese del Meridione siano mafiose, ma certamente e’ un metro di quell’economia illegale che l’articolo
416bis sull’associazione mafiosa vuole impedire, guardando anche all’articolo 41 della Costituzione che difende ogni iniziativa
economico privata e’ libera se non reca danno all’utilita’ sociale. E poiche’ un’impresa mafiosa, anche se attraverso un pre­stanome, produce un danno all’utilita’ sociale, va combattuta”.

Lotta alla mafia, dunque, soprattutto attraverso due ordini di strumenti: “In primis – sottolinea Vigna – riguardo alla pos­sibilita’ di avere una sola struttura di controllo per regione, garantendo decisioni uniformi a cura di un pool di esperti. Infine per le norme di principio, e’ importante un’informazione forte da parte dei sindacati, delle associazioni di categoria imprenditoriali e della P.A. sulle modalita’ d’infiltrazione della mafia. Un controllo forte dei cantieri, monitorando chi entra e chi esce, verificando le autorizzazioni e rendendo tracciabili tutti i pagamenti affinche’ si pos­sano ricostruire anche a posteriori le varie fasi dei pagamenti. La crescente pre­senza di cosche e clan criminali a Roma come nell’hinterland capitolino e’ certificata dal Rapporto sulle pre­senza della criminalita’ organizzata a Roma e nel Lazio, secondo il quale sarebbero tra le 60 e le 67 le famiglie con interessi illegali e differenziati: dallo smaltimento di rifiuti, alle strutture alberghiere della provincia di Viterbo, agli appalti di edilizia residenziale privata e grandi opere pubbliche nel frosinate. Senza dimenticare la distribuzione di prodotti ortofrutticoli o agroalimentari, la grande distribuzione di supermercati e centri commerciali, la ristorazione ne’ le agenzie portuali e turistiche, come la Sanita’ convenzionata delle provincie di Roma e Latina”.

Decine di clan e ‘ndrine si spartiscono il controllo del territorio e delle risorse pubbliche e che, grazie ad un’estesa rete di corruttele, radicano ed espandono le loro attivita’ nella Regione Lazio, forti di oltre 300 residenti, associati o associabili ad organizzazioni extraregionali. ‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, Sacra Corona Unita fanno shopping in un tes­suto economico estremamente appetibile, insediandosi sulla fascia costiera come nel cuore della Capitale, ben accorte a non infastidirsi, a salvaguardare l’equilibrio e il patto di non belligeranza che le rende invisibili quanto capillari. Cosi’ scopriamo che San Basilio e’ un quartiere controllato dalla ‘Ndrina Sergi – Marando, che alla Borghesiana infierisce il Clan Ierino’, che a Tor Bella Monaca e alla Romanina coabitano il Clan Alvaro, quello dei Casamonica e la criminalita’ autoctona.

“Serve una legge regionale ad hoc – commenta Claudio Di Bernardino, Segretario Generale Cgil Roma e Lazio – e c’e’ bisogno di ridiscutere le modalita’ di controllo del territorio e il coordinamento delle forze dell’ordine deputate a verificare autorizzazioni e ad effettuare ispezioni” nei cantieri edili.
“Con l’aggravarsi della crisi economica e produttiva – rimarca Di Bernardino – le famiglie vanno in difficolta’, le aziende non
hanno risorse anche perche’ manca una politica del credito in Italia come nel Lazio, allora chi supplisce alla scarsita’ delle
risorse? Sono Mafia e Camorra ad intercettare questa domanda, mettono subito denaro a disposizione”.
Cosi’ centinaia di imprese, amministrate direttamente o indirettamente da persone indagate per mafia, spalancano le porte
a capitali di provenienza illecita che ripuliti, vengono poi reinvestirli in stupefacenti come in societa’ immobiliari, autosaloni, attivita’ commerciali e servizi pubblici.

MAFIE:LAZIO; DE FICCHY, PRE­SENZE INQUIETANTI IN EDILIZIA

“In questa Regione per troppo tempo si è minimizzato sulla pre­senza della criminalità organizzata che si annida nell’usura e nel riciclaggio. Oggi c’é una pre­senza conclamata di queste organizzazioni criminali che diventa inquietante nel settore edile”. Lo ha detto il procuratore capo di Tivoli Luigi De Ficchy intervenuto al convegno sulle infiltrazioni mafiose organizzato dalla Fillea Cgil Roma e Lazio. “Nel sud del Lazio, dove sono tradizionalmente pre­senti la ‘ndrangheta e la camorra – ha proseguito Di Ficchy -, ci sono tantis­simi attentati, ricollegabili ad attivita’ estorsive, che restano ignoti. Non si denunciano più, come per una sorta di assuefazione”.

LAVORO: CGIL; IN CANTIERI ROMA 95 MILA IRREGOLARI. EVASIONE DA UN MILIARDO E 700 MILIONI DI EURO

Novantacinquemila lavoratori irregolari che generano 1,7 miliardi di euro di evasione contributiva e fiscale annuale nel settore delle costruzioni di Roma e provincia. Questa la stima della Fillea Cgil di Roma e Lazio illustrata dal segretario Roberto Cellini nel corso di un convegno sulle infiltrazioni mafiose negli appalti a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche il segretario regionale della Cgil Claudio Di Berardino e il pre­sidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio Enzo Ciconte. Pre­sentando questi dati “allarmanti” Cellini ha pre­cisato: “Potremmo aver fatto un errore di calcolo ma vorremmo essere smentiti”. Parlando di appalti ha poi aggiunto: “Con il sistema del mas­simo ribasso sono in forte crescita i lavori aggiudicati al 50 o anche al 60% di ribasso, la conseguenza più immediata e ‘irregolarita’ contrattuale, legale e nel rispetto delle leggi sulla sicurezza”. Cellini ha quindi sottolineato l’esigenza di “un patto delle organizzazioni sindacali con le associazioni datoriali per monitorare i cantieri” e di una sinergia con le amministrazioni pubbliche: “Alla Provincia chiediamo di armonizzare i protocolli sulla legalità e sicurezza che ha chiuso separatamente con noi e le associazioni datoriali. Al Comune ricordiamo che il protocollo sugli appalti firmato con la pre­cedente giunta è ad oggi ancora inapplicato”.

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RAPPORTO SULLE PRE­SENZE MAFIOSE NEL LAZIO

MAPPE_MAFIE_nel_LAZIO

RELAZIONE ROBERTO CELLINI

(Tratto da Punto e a Capo online)