Dopo 20 anni il “grande accusatore” di Cosentino e degli Zagaria apre il suo distributore di benzina
Era stato riconosciuto dal Viminale vittima della camorra ma l’indennizzo gli era stato bloccato per un contenzioso con Anas. Ora Gallo ce l’ha fatta
Attilio Nettuno
12 gennaio 2022 17:46
E’una storia di riscatto quella di Luigi Gallo, il “grande accusatore” che con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino (poi assolto per l’inchiesta sull’Aversana Petroli) e fatto condannare Antonio e Pasquale Zagaria, fratelli del superboss dei Casalesi Michele ‘Capastorta’.
Partiamo dalla conclusione a lieto fine. Stamattina a Villa di Briano, Gallo ha inaugurato la sua pompa di benzina. “Una giusta conclusione per chi ha creduto nella giustizia e ha combattuto per 20 anni contro il malaffare e la burocrazia. Esempio di coraggio contro i poteri forti e la camorra”, è il commento di Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale di Europa verde.
Ma il percorso per l’inaugurazione è stato tutt’altro che semplice. Gallo aveva un distributore Q8 ben avviato sulla Nola-Villa Literno quando finì stritolato dai problemi economici connessi alla mancata apertura di un secondo distributore, secondo l’accusa per le pressioni esercitate dai Cosentino sia ai vertici della Q8 di Napoli sia alle istituzioni per ritirare le autorizzazioni concesse facendo, di fatto, arenare i lavori. Le sue accuse portarono all’arresto dell’ex sottosegretario, assolto poi dalle accuse insieme ai suoi fratelli mentre per altri imputati era calato il velo della prescrizione.
Ma non solo. Gallo era un imprenditore che non si piegava. Uno di quelli con la schiena dritta. Con le sue dichiarazioni ha fatto condannare, negli anni scorsi, due camorristi di peso, ovvero Antonio e Pasquale Zagaria. Fatti per cui venne anche riconosciuto dal Viminale come vittima della camorra, vedendosi riconoscere 400mila euro per l’avvio della sua attività.
Nonostante l’indennizzo, Gallo ha dovuto fare i conti con altro. Quando non c’è stata la camorra a fermarlo è stata la macchinosa burocrazia italiana: a causa di un contenzioso con l’Anas, infatti, quella somma gli venne bloccata. Ci sono voluti 20 anni. Solo la sua forza d’animo e l’aiuto della famiglia, degli amici e del suo avvocato, Francesco Parente, gli hanno consentito, stamattina, di inaugurare finalmente l’impianto che si trova lungo la strada statale 7 bis, nel Comune casertano di Villa di Briano. Ecco il lieto fine. Ecco il riscatto.