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Domenico Bidognetti:«Pistole, coltelli e aghi: così diventai un boss dei Casalesi»

Domenico Bidognetti:«Pistole, coltelli e aghi: così diventai un boss dei Casalesi»

9 Ottobre 2022

Di Redazione

Domenico Bidognetti racconta la cerimonia di iniziazione dell’organizzazione dei Casalesi

L’omertà è uno dei principali (dis)valori dei camorristi e i collaboratori di giustizia non sono ben visti. Nel corso degli anni però, nel clan dei Casalesi ce ne sono stati parecchi e hanno disvelato tantissimi particolari. Tra loro anche Domenico Bidognetti. esponente di primo piano del sodalizio e «divenuto a seguito dell’arresto di Francesco Bidognetti, (nel 1993) capo “operativo” di quella che era una delle fondamentali componenti del sodalizio casalese, la famiglia Bidognetti, e, dunque, membro per così dire, di diritto, della cupola casalese» si legge in un’ordinanza contro il clan del Casertano. Bidognetti ha raccontato agli inquirenti la sua «cerimonia» di affiliazione avvenuta tramite un vero e proprio rito.

«Mi fu detto – si legge nel verbale contenuto nel provvedimento – di andare a casa di Francesco Schiavone detto “Cicciariello”. Ivi giunto, trovai Mario Caterino detto “a botta” ed altre persone che mi dissero testualmente “vai sopra che ti stanno aspettando”».

In un primo momento «pensai di aver fatto qualche cosa di sbagliato ma giunto al piano superiore trovai, riuniti in uno studio, Francesco Bidognetti “Cicciotto”, Francesco Schiavone detto “Sandokan”, Francesco Schiavone detto “Cicciariello” e Walter Schiavone i quali mi fecero sedere».

Il rito dei Casalesi

«Schiavone Francesco “Sandokan” – raccontò Bidognetti – mi iniziò a dire che da qual momento io ero un altra persona, non dovevo dare più confidenza ai cani sciolti e mi elencò tutti nomi dei capi e degli affiliati con i quali avrei dovuto avere rapporti confidenziali».

L’atmosfera doveva essere surreale stando al suo racconto: «Sul tavolo c’era una pistola 9X21 ed un coltello, risposti sul tavolo a formare una croce. Pertanto, Walter Schiavone mi lesse una formula che recitava in sintesi che dovevo essere fedele al clan, che io ero un militare, che le famiglie Schiavone e Bidognetti erano una unica famiglia, che il capo era Francesco Schiavone Sandokan, che il sottocapo era Francesco Bidognetti». «Contestualmente mi punsero, con un ago, il dito indice della mano destra, con la quale io abitualmente sparo, facendomi uscire il sangue. Dopo la pungitura ho assunto sempre più importanza all’interno del clan» concluse Domenico Bidognetti.

Fonte:https://www.stylo24.it/pistole-coltelli-e-aghi-cosi-diventai-un-boss-dei-casalesi/