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Divampano le polemiche sulla “questione morale”. Intanto vengono indagati anche Dell’Utri e Cosentino, ai quali, per ultimo, si aggiunge, in altra inchiesta avviata dalla DDA di Napoli, il Prefetto di Frosinone candidato nelle scorse elezioni alla carica di Sindaco di Caserta per il PDL

Pdl, è scontro sulla P3

Divampa la polemica nel Popolo della libertà dopo le dichiarazioni del finiano Bocchino che, sollevando l’opportunità delle dimissioni di Verdini coinvolto nello scandalo Carboni, aveva evocato altre intercettazioni. Bondi e Cicchitto all’attacco: “Gravità inaudita, notizie coperte da segreto istruttorio come strumento di lotta politica. Il vicecapogruppo replica: “Citata solo l’ordinanza di custodia cautelare” . Intanto vengono indagati anche Dell’Utri e Cosentino

Ancora una volta Denis Verdini al centro di una vicenda giudiziaria. Ancora una volta i finiani, Italo Bocchino in testa, a chiedere le dimissioni. La settimana politica si apre come si era chiusa la precedente, nel segno delle lacerazioni interne al Pdl. Nell’occhio del ciclone una cena a casa del coordinatore pidiellino, Verdini, in cui ospiti illustri (magistrati, imprenditori e politici) avrebbero tra l’altro discusso di una strategia per avvicinare i giudici della Consulta che di lì a poco dovevano decidere sulla costituzionalità del lodo Alfano.

Secondo gli inquirenti quella “tavolata” potrebbe essere la punta di un iceberg ben più grande, un’associazione segreta molto simile, per intrecci di potere, alla P2 di Gelli. Dopo i primi arresti, nell’inchiesta relativa agli appalti sull’eolico in Sardegna, a buttare benzina sul fuoco ci ha pensato ancora una volta il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, che, in un intervista a La Stampa, ha chiesto le dimissioni di Verdini affermando che “finora siamo a conoscenza di una sola parte delle intercettazioni, quella relativa alle responsabilità addebitate agli altri indagati. Ma quando emergeranno le intercettazioni, è difficile che riesca a resistere”. Dopo la difesa da parte di Ignazio La Russa, oggi Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera, e l’altro componente della triade a guida del partito, Sandro Bondi, in una nota congiunta, hanno giudicato le parole di Bocchino “di una gravità inaudita. A questo punto – si legge nella nota – l’On. Bocchino ha l’obbligo di riferire come sia giunto in possesso di tali verbali, in che modo e attraverso quali canali. Questa vicenda – continua la nota a firma Bondi-Cicchitto – dimostra a quale livello di degrado e spregiudicatezza giungano alcuni esponenti politici e rivela, inoltre, se fosse confermata, l’intreccio perverso non solo tra una parte dell’informazione e la magistratura, ma anche tra ambienti giudiziari e esponenti politici, che utilizzano notizie coperte da segreto istruttorio come strumento di lotta politica”.

Non si è fatta attendere la risposta dello stesso Bocchino: “Gli amici Bondi e Cicchitto possono stare tranquilli che non c’è nessuno complotto in giro, né misteri. Quando ho parlato di atti che a mio giudizio porranno un problema di opportunità politica a Berlusconi sul caso Verdini, mi riferivo semplicemente all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carboni e soci, documento in possesso di tutte le redazioni dei giornali”. Il vicecapogruppo del Pdl, che è anche editore della rivista “Conservatori Contemporanei”, ha poi spiegato che a pagina 50 dell’ordinanza “si parla di un’informativa dei carabinieri di duemila pagine con allegate altre 4000 pagine di atti e documenti, in gran parte intercettazioni. Sempre a pagina 50 – continua Bocchino – c’è scritto che il pm allo stato ha formalizzato richieste solo per il reato associativo e non per i delitti-fine quali corruzione, abuso d’ufficio e altro, chiarendo di aver utilizzato soltanto le telefonate con parlamentari necessarie a sostenere la misura nei confronti degli altri indagati”.

Interviene nella vicenda anche il presidente dell’Anm, Luca Palamara, che si dice preoccupato per “il quadro di inquinamento preoccupante” che emerge dalla vicenda degli appalti in Sardegna e che “pone la questione morale all’interno della magistratura in primo piano”. Dalle carte della custodia cautelare, citate da Bocchino, emerge che i tre arrestati dalla Procura di Roma, l’imprenditore Flavio Carboni, l’ex esponente della Dc, Pasquale Lombardi e l’altro imprenditore Arcangelo Martino, intendevano avvicinare i magistrati di Firenze che indagavano sul G8 e sugli altri eventi affidati alla Protezione Civile.

Ma non è tutto. Nell’inchiesta sulla P3 entrano altri due indagati eccellenti: si tratta del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri e del sottosegretario all’economia Nicola Cosentino. Sono accusati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulla costituzione delle associazioni segrete.
Il 27 ottobre del 2008 e il 18 novembre del 2009 il gruppo del PD aveva presentato due mozioni di sfiducia, respinte dall’aula, verso il sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze Nicola Cosentino per il quale, un anno fa, era stato chiesto l’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa. La nuova indagine sugli appalti per l’eolico in Sardegna nella quale Cosentino ha ricevuto un avviso di garanzia per associazione segreta, vede coinvolti più politici del Pdl. Sta emergendo una questione morale che coinvolge uomini di governo, locale e nazionale e autorevolissimi rappresentanti del partito di Berlusconi. Un dato di fatto incontrovertibile che spinge i democratici a chiedere al govenro di “chiarire l’intreccio che va da Cosentino a Caliendo, da dell’Utri a Verdini”. la richiesta è quella di presentarsi a risponderne davanti a la Parlamento mercoledì prossimo.
Luca Rossi

(Tratto da Aprile online)