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Discarica di Borgo Montello. Si sapeva dagli anni ’90… cosa c’è sotto la discarica e nessuno, ad oggi, ne ha disposto la rimozione e la bonifica

QUANTA IPOCRISIA INTORNO ALLA VICENDA DEI FUSTI MISTERIOSI INTERRATI NELLA DISCARICA DI BORGO MONTELLO

Si sta facendo in questi giorni un gran parlare dell’esistenza di contenitori metallici… misteriosi interrati nella discarica di Borgo Montello.

Tale esistenza di “contenitori” – e di “fusti” – sarebbe collegabile ad un traffico di rifiuti nucleari ad opera della camorra avvenuti negli anni ’90, traffico di cui parlò Carmine Schiavone.

Chi scrive, in quegli anni prestava la sua collaborazione alla redazione del quotidiano “L’Avvenire” negli Uffici della Curia diocesana di Latina e ricorda benissimo che pervenne a tutte le redazioni di Latina –stavamo probabilmente nel 1995-1996- un comunicato a firma dell’allora capo ufficio stampa del sindaco di Latina –il Sen. Ajmone Finestra- che annunciava alla stampa il ritrovamento di questi famosi contenitori metallici.

Egli non ricorda se al riguardo confezionò o meno un servizio sul giornale.

Sicuramente altri giornali diedero la notizia.

C’è di più.

Oltre ai… “contenitori”, si parlò all’epoca anche di “fusti” interrati, qualcuno dei quali sarebbe caduto – si diceva – nel vicino fiume Astura.

I cittadini di Borgo Montello, almeno i più avveduti, sapevano di quello strano traffico notturno di camion i cui autisti, peraltro, si diceva che in parte fossero ragazzi del posto. Lautamente retribuiti.

Di alcuni di quei fusti sarebbero state fatte anche delle foto, che non sappiamo se si trovano oggi agli atti.

Della questione – si diceva – erano a conoscenza gli uffici investigativi.

Come si diceva che lo era soprattutto il Parroco di Borgo Montello Don Boschin il quale parlò della questione con qualcuno a Latina.

Don Boschin, com’è noto, fu trovato morto.

Ucciso da esecutori e – probabilmente mandanti – rimasti, a tutt’oggi, ignoti.

Le versioni popolari di quell’evento delittuoso furono tantissime ed anche le più strane e calunniose.

Nel classico stile della camorra, come con Don Peppino Diana, Peppino Impastato ed altre vittime delle mafie.

Le istituzioni, quindi, sapevano sin dagli anni ’90 dell’esistenza di questi “contenitori” e di questi “fusti”.

Esse erano, peraltro, a conoscenza del contenuto delle dichiarazioni di Carmine Schiavone che spiegò di cosa si trattasse.

Nessuno, ma proprio nessuno, si è preoccupato di disporre, almeno dal ’96, la rimozione di quel materiale che probabilmente ha ormai inquinato falde idriche e l’intero territorio.

Quello che stupisce ora è l’atteggiamento di finta sorpresa assunto da molte persone che sapevano da anni di cosa si trattasse.