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Diritto di replica, botta e risposta Gaetti-Repici

Diritto di replica, botta e risposta Gaetti-Repici

18 Giugno 2018

di AMDuemila

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo “Gaetti sottosegretario: l’allarme dell’avvocato Repici” in cui riportavamo alcune considerazioni dell’avvocato Fabio Repici rispetto alla nomina del sottosegretario al ministero dell’interno, in quota Movimento Cinque Stelle, Luigi Gaetti, tratte da un articolo pubblicato su stampalibera.it. Il sottosegretario Gaetti ci ha chiesto di poter pubblicare la sua replica all’articolo (L’affondo dell’avv. Fabio Repici: il sottosegretario Luigi Gaetti e l’ombra di Saro Cattafi”) – che non compare in questa testata. Tuttavia venivano riportati alcuni contenuti. Di seguito riportiamo la lettera del sottosegretario Gaetti ed anche la controreplica di Fabio Repici.

Egregio Direttore

Con riferimento all’articolo intitolato “L’affondo dell’avv. Fabio Repici: il sottosegretario Luigi Gaetti e l’ombra di Saro Cattafi” pubblicato il 16.6.2018, alla luce delle affermazioni gravemente inesatte contenute, Le chiedo che venga pubblicata la mia replica.
Mi viene attribuita nell’articolo una comunanza di obiettivi e interessi con Rosario Cattafi, che so essere un avvocato di Barcellona P.G. condannato per mafia, poiché con una interrogazione parlamentare del maggio 2017 (la n. 4-07449 del 3.5.17) chiedevo al Governo di sapere perché venisse mantenuto il programma di protezione a Carmelo Bisognano, collaboratore di giustizia che aveva posto in essere gravi violazioni comportamentali tra cui reati e per questi era in allora, dal maggio 2016, detenuto. Anzi, per l’autore dell’affondo sarei anche una sorta di emanazione di poteri oscuri, tra cui immancabile il riferimento ai servizi e altri apparati segreti dello Stato, grazie al cui appoggio – par di capire – avrei violato anche la regola del limite del doppio mandato del M5S.
L’articolo, incomprensibile e nebuloso in alcune parti, contiene inesattezze, falsità, contumelie e toni volgarmente offensivi e ciò si spiega perfettamente in quanto proviene dall’avvocato di Bisognano, che difende fuori e dentro il processo il suo cliente e patrocina altresì chissà quali interessi. L’articolo dunque è per definizione di parte e non obiettivo.
Questi i fatti.
1.- L’interrogazione parlamentare da me presentata non è falsa, in alcun modo e risponde invece alla verità e agli atti processuali. Dopo essere stata ritirata per valutazioni di opportunità da parte del mio gruppo, considerato che Bisognano allora non era ancora stato condannato per i fatti di reato commessi durante la collaborazione e per i quali, nel maggio 2017 era comunque già detenuto, è intervenuta – nel settembre dello scorso anno – la condanna a 5 anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto.
2.- Per redigere l’interrogazione ho utilizzato atti provenienti dall’Autorità Giudiziaria e le dichiarazioni a riguardo di soggetti istituzionali, in particolare l’allora Procuratore di Messina dott. Lo Forte che aveva parlato di reati posti in essere da Bisognano strumentalizzando lo status riconosciutogli di collaboratore di giustizia per ottenere in modo illecito profitti.
3.- Nell’agosto del 2017 il programma di protezione gli è stato revocato da parte della Commissione Centrale presso il Ministero dell’Interno a causa delle numerose violazioni comportamentali, tra cui delitti, alle norme imposte dalla legge ai collaboratori, a riprova che i dubbi espressi nell’interrogazione parlamentare del maggio erano fondati. La decisione è stata confermata in seguito dal Tar Lazio, cui ha fatto invano ricorso la difesa di Bisognano.
4.- Non conosco i soggetti che il difensore di Bisognano menziona nel suo rancoroso “affondo”, non conosco in particolare Saro Cattafi né direttamente né indirettamente, mentre mi risulta all’opposto che proprio l’avv. Repici sia stato, per un certo periodo almeno, in buone relazioni con lo stesso al punto da patrocinarlo in una vicenda processuale.
5.- Da ultimo, preciso che la mia nomina, quale Sottosegretario al Ministero dell’Interno del Governo Conte, in quota M5S non è espressione di compromessi o complotti né è stata adottata in violazione della regola del limite dei due mandati.
Ringrazio per l’attenzione.
Distinti Saluti

Dott. Gaetti Luigi

“Cari amici, il sottosegretario Gaetti freudianamente vi manda una replica alle mie parole citando un titolo comparso su un’altra testata. Passo oltre, per brevi notazioni. Gaetti, purtroppo, continua dai suoi consiglieri a essere portato a scrivere inesattezze su Barcellona Pozzo di Gotto, come capita quando si affrontano temi sconosciuti. Egli infatti afferma di sapere che Rosario Cattafi sia un avvocato. Cattafi, però, è tante cose, tranne che un avvocato. Se questa è la competenza di Gaetti, siamo in buone mani. Una cosa è vera: sono il difensore del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, il quale, infatti, proprio per questo, insieme a me è stato vittima delle calunnie commesse da Cattafi e per le quali quest’ultimo è stato condannato con sentenza passata in giudicato. Certo, fa un po’ specie che il sottosegretario riproponga le stesse parole già usate proprio da Cattafi nelle dichiarazioni per le quali è stato condannato per calunnia, come quando sostenne falsamente (oggi ricopiato da Gaetti) di essere stato difeso da me come parte civile contro il giornalista, mio amico Antonio Mazzeo, quando invece proprio nell’interesse di Antonio Mazzeo e concordandolo con lui ricevetti una procura finalizzata esclusivamente alla remissione di una querela per diffamazione che era stata proposta da Cattafi contro Mazzeo. Il fatto che io sia il difensore di Bisognano, tuttavia, se naturalmente mi assegna un ruolo di parte, almeno mi evita di scrivere le falsità che Gaetti, dopo averle riportate nella sua interrogazione parlamentare, oggi ribadisce. Una è esemplare. A proposito del processo denominato “Vivaio”, Gaetti cita la sentenza di primo grado per sostenere la presunta reticenza di Bisognano in quel processo. Sennonché quella sentenza fu riformata in appello, con il riconoscimento a Bisognano per il suo apporto processuale dell’attenuante speciale prevista per i pentiti attendibili. Segnalavo che tale “svista” di Gaetti coincidesse con quanto scritto nelle memorie difensive del legale dell’imprenditore barcellonese (legato a Cattafi) Maurizio Marchetta e spiegavo che questa sintonia non fosse per nulla casuale. Non posso qui, naturalmente, per ossequio al testo unico sulla privacy, fare ricorso allo scambio epistolare avuto al riguardo con Gaetti. Ma, altrettanto naturalmente, non potrò avere questo vincolo davanti all’autorità giudiziaria. Se il sottosegretario è d’accordo potremmo fare valutare al giudice penale quale sia la verità. E anche se, come io so, non sia un falso che egli non conosca nessuno fra “i soggetti che il difensore di Bisognano menziona nel suo rancoroso affondo”. Vedremo anche questo. Una cosa che, però, possiamo già dire senza necessità dell’intervento della magistratura è che Gaetti non sa far di conto. 1) Consigliere comunale nel 2000 a Curtatone (MN) per la Lega Nord; 2) Senatore della Repubblica nel 2013 per il M5S; 3) sottosegretario al ministero dell’interno nel 2018. Delle due l’una: o egli è l’unico per il quale il divieto del terzo mandato di cui alle regole del M5S non vale, oppure egli al governo non è in quota M5S ma in un’altra speciale quota. Su quale, sarebbe simpatico dibattere pubblicamente.

Fabio Repici

Fonte:http://www.antimafiaduemila.com