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Dino Boffo si è dimesso. La Cei: “attacco inqualificabile”. Ha avuto inizio l’attacco alla stampa non di regime.

Il cardinal Bagnasco: “Le accettiamo con rammarico, profonda gratitudine e stima”
Il Giornale sul suo sito: “Vittorio Feltri ha vinto la sua prima battaglia”

Dino Boffo si è dimesso da direttore dell’Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: “Non posso più accettare una guerra sul mio nome”. Immediata la replica della Cei che ha accettato la scelta “con profondo rammarico”. “E’ la prima vittoria di Feltri”, esulta il Giornale nella sua versione online. Le dimissioni sono state rassegnate nello stesso giorno in cui sul quotidiano dei vescovi italiani è uscita l’autodifesa di Boffo dal titolo “Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti”. Un testo che aveva lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Le dimissioni: “Violentata la mia famiglia”. Nella sua lettera di dimissioni, Dino Boffo spiega di volere lasciare la direzione dell’Avvenire perchè si sente al centro di una “bufera gigantesca” frutto di una campagna di stampa che ha “violentato me e la mia famiglia”. E che per tanto intende allontanare il più possibile la sua persona, oggetto dell’attacco di Vittorio Feltri, dal giornale dei vescovi italiani . “Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani”.


Bagnasco: “Attacco mediatico inqualificabile”. “Il presidente della Conferenza episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, prende atto con rammarico delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu”. Lo comunica l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. “Nel confermargli, personalmente e a nome dell’intero episcopato, profonda gratitudine per l’impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della chiesa e della società italiana – afferma la nota della Cei – esprime l’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l’alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato – conclude la nota – gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno”.

Feltri esulta: “Vinta la prima battaglia”. “Vittorio Feltri vince la sua prima battaglia da quando ha preso le redini del quotidiano di via Negri”. Questo scrive la versione on line de “Il Giornale” dando la notizia delle dimissioni di Boffo.

L’Avvenire: “Non ci piegheremo alle intimidazioni”. “Le dimissioni rassegnate oggi dal
direttore Dino Boffo sono l’amaro e sconcertante esito del plateale e ripugnante attacco mediatico a cui Boffo e il nostro quotidiano sono sottoposti da giorni”. Lo dice il Comitato di redazione dell’Avvenire che, annunciando per le ore 16 un’assemblea dei redattori, esprime vicinanza a Dino Boffo e conferma la propria volontà di proseguire il lavoro senza piegarsi alle intimidazioni”. Reazioni alla notizia arrivano anche dall’Unione della stampa cattolica che parla di “giornate orribili per il giornalismo” e da molti esponenti politici dell’opposizione che tornano a usare la parola killeraggio.

L’autodifesa. Sul numero dell’Avvenire di oggi Dino Boffo ha pubblicato la sua autodifesa. L’articolo dal titolo “Dieci falsità: le deformazioni del Giornale e la realtà dei fatti” parte dalla “nota informativa” di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo “un noto omosessuale” protagonista di “una relazione con un uomo sposato”: “Solo una lettera anonima diffamatoria”, da cui proviene anche la notizia che Boffo sarebbe stato “attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni”. Nulla di tutto ciò, “è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell’Interno”.

Le telefonate. La “querela” sporta da una signora di Terni, ha spiegato l’Avvenire, è un altro falso: la denuncia fu sporta contro ignoti e fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di “non aver mai conosciuto la donna”). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell’ufficio di Boffo.

L’omosessualità. Secondo l’Avvenire il dettaglio sarebbe stato “pruriginosamente tirato in ballo dall’estensore della famigerata “informativa anonima” e dal Giornale che ha coagulato l’attacco diffamatorio proprio su questo punto”. E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c’è solo un riferimento a “rapporti sessuali”: ma, come ha specificato il gip di Terni “tra la donna e suo marito”.
Il patteggiamento. E se Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di “patteggiare” la pena, il diretto interessato ha precisato che “non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato autore di telefonate moleste”. Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda. Il testo pubblicato dall’Avvenire ha concluso ribadendo, all’ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta “nota informativa”: “La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal Giornale si basa sin dall’inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo”.

(Tratto da Repubblica)