Cerca

Difendiamo la Giustizia uguale per tutti. Tutti a votare per il referendum 4 SI

L. impedimento: quella scheda verde di cui nessuno vuol parlare

Il quesito che compare sulla scheda verde, dei referendum di domenica e lunedì prossimi, riguarda l’abolizione della legge sul legittimo impedimento. Legge approvata nel 2010, dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale della prima versione del Lodo Alfano che sospendeva automaticamente i processi alle alte cariche dello Stato

Si tratta del quesito a cui è stato dedicato meno rilievo, rispetto a quello riguardante il nucleare e ai due che con la vittoria dei sì si esprimerebbero contro la privatizzazione dell’acqua.
Nonostante la forte opposizione di Idv e Pd a tutte le leggi cosiddette ‘ad personam’, che in questi anni hanno cercato di proteggere il premier dai procedimenti giudiziari nel corso dell’espletamento del suo mandato, l’attenzione referendaria ha finito per concentrarsi essenzialmente sul quesito riguardante il nucleare. Sia la maggioranza sia l’opposizione hanno infatti preferito paradossalmente non duellare sul quesito più politico dell’appuntamento referendario. Per chi punta al raggiungimento del quorum, ma anche per chi vuole invalidare i referendum, facendo mancare la soglia del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, non si vuole accentuare la politicizzazione insita nei referendum, soprattutto sulla scheda verde, per non trasformarli in un sì o in un no a Silvio Berlusconi.

Chi vota sì sulla scheda verde abroga le norme in materia di legittimo impedimento del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri, utilizzate eventualmente per comparire in udienza penale quando si è impegnati in attività di particolare governative di particolare rilievo.
Sono favorevoli all’abrogazione i partiti di centrosinistra, insieme all’Api e all’Udc (che votò a favore della legge ritenendola il ‘male minore’ di fronte ai tentativi di proteggere premier e ministri con ‘scudi’ legislativi ad hoc). Posizioni diverse sono state espresse all’interno di Fli.

L’indicazione del sì è motivata – dicono i proponenti del quesito – dalla necessità di ripristinare il principio secondo cui la legge è uguale per tutti, anche per chi riveste incarichi di governo. Lo scorso gennaio la Consulta si è espressa sulla legge 51 del 2010 (appunto quella sul legittimo impedimento) affidando ai giudici il potere di sindacare sugli impegni del premier e dei ministri qualora rilevassero un effettivo impedimento a presenziare alle eventuali udienze processuali.
La Corte costituzionale, nel suo pronunciamento, ha invece bocciato le norme della legge riguardanti la certificazione di Palazzo Chigi sull’impedimento continuativo del premier e l’obbligo per il giudice di rinviare l’udienza di almeno sei mesi.

I propugnatori della non partecipazione al voto referendario – Pdl e Lega in prima fila – ritengono che dopo l’intervento della Consulta si è tornati a ciò che in questa materia prevede il Codice di procedura penale: la possibilità data al giudice di valutare le motivazioni addotte da un imputato o da un testimone per non partecipare a un’udienza e per chiederne il rinvio.
La legge 51 del 2010, fanno presente gli oppositori del referendum, decade inoltre in modo naturale nell’ottobre di quest’anno, in quanto contempla norme transitorie della durata di 18 mesi. Questo periodo era stato indicato dalla maggioranza come il tempo utile ad approvare una nuova versione del Lodo Alfano con apposita legge costituzionale. Ma questo progetto di legge si è poi arenato al Senato.

(Tratto da Paneacqua)