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Dietro di lui solo la morte

Dietro di lui solo la morte

Giovedì 23 Marzo 2017

di Giacomo Di Girolamo

«Con le persone che ho ammazzato potrei riempirci un cimitero». Parola di Matteo Messina Denaro.
Tra gli Anni Ottanta e gli Anni Novanta “U siccu” è un boss emergente. È il prediletto di Totò Riina ed esecutore e mandante di numerosi omicidi. I giudici parlano di “totale assenza di scrupoli”. Nessuno sa, con esattezza, quanta gente ha ucciso o fatto uccidere. Vincenzo Milazzo e Antonella Bonomo sono tra questi.
Vincenzo Milazzo è uomo dei corlenoesi, capace raffinatore di eroina, e boss di Alcamo che un quarto di secolo fa  è nel mezzo di una guerra di mafia. Vincenzo e Antonella vivono insieme. Lei soffre quando lo vede partire come un soldato, anche di notte, per una missione da compiere. Sognano un figlio, un po’ di pace e prospettano una fuga lontano da tutto. La guerra di mafia finisce, c’è la “pace” ad Alcamo. Ma non per loro.
Dicono che lui comincia a parlar male dei pezzi grossi, per Cosa nostra diventa una mina vagante. Un giorno credendo che avessero arrestato Totò Riina, Vincenzo organizza una festa, comincia a capeggiare. Riina viene a sapere tutto ed emette la sentenza. Portano Milazzo in una casa di campagna, dentro c’è anche Messina Denaro. Milazzo entra, viene ucciso con un colpo alla testa e sotterrato nel terreno vicino. Nei giorni successivi Antonella Bonomo è preoccupata. Il suo ‘guerriero’ non torna a casa e lei ha una gravidanza da portare avanti.Diventa pericolosa per Cosa nostra, potrebbe conoscere tutti i fatti della mafia in quel territorio e ha anche un parente nei servizi segreti. Non dà garanzie di una vedovanza tranquilla. Un giorno viene condotta nello stesso casolare.Lei entra, ma nessuno le spara. Il codice degli uomini d’onore vieta di sparare ad una donna. La strangolano e la incaprettano, mentre lei implora pietà per il bimbo che porta in grembo. Sarà Messina Denaro a metterla in un sacco nero e a seppellirla nella stessa fossa del suo uomo.

Matteo Messina Denaro e il suo gruppo di fuoco viene incaricato di risolvere i problemi ad Alcamo e Marsala. Nelle due città ci sono dei gruppi di mafiosi che vogliono tirarsi fuori dall’egemonia dei corleonesi. Nella guerra di mafia ad Alcamo muoiono più di quaranta uomini. Matteo Messina Denaro sarà, ad esempio, mandante dell’agguato a Felice Buccellato, il figlio di Don Cola, il capo storico della mafia di Castellammare del Golfo, che si era messo contro i corleonesi dopo decenni di assoluto potere. “U siccu” partecipa con il padre anche all’omicidio di quattro personalità di spicco della mafia di Alcamo: Filippo Melodia, reggente della famiglia di Alcamo, Damiano Costantino, Giuseppe Colletta e Vito Varvara.
Altra guerra a Marsala. Sempre nei primi anni Novanta. Una famiglia decide di allearsi con la mafia di Agrigento e Gela, gli “stiddari”. La capeggia Carlo Zichittella. Vuole diventare il referente di Cosa nostra in città, con l’aiuto dei vecchi nemici dei corleonesi. Vengono tutti fatti fuori nel 1992. Prima Vincenzo D’Amico e Francesco Caprarotta, i reggenti della famiglia marsalese. Poi tocca a Gaetano D’Amico, fratello di Vincenzo. A marzo, nella piazza Porticella, un commando circonda tre uomini in pieno giorno. Muore crivellato Antonino Titone. Vengono uccisi i parenti e gli amici più fidati di Zichittella.

Infine, a giugno, viene assassinato suo padre, lo “zio Vanni”. È seduto su una Vespa 50, stava comprando dei pesci.  Matteo Messina Denaro, nel 1992, viene incaricato anche di far fuori Maurizio Costanzo. Il suo gruppo di fuoco parte per Roma con un carico di mitra, fucili, pistole. È il mese di febbraio. Pensano di uccidere Costanzo con l’esplosivo. Individuano anche un punto che si presta bene per l’attentato. Si aspetta l’ok di Totò Riina. Da Palermo però arriva l’ordine di sospendere tutto. C’è da organizzare l’attentato a Falcone.

fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it/