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Diciamoci la verità: la vera mafia, quella più insidiosa, è quella che si annida nella politica, nelle istituzioni e nelle professioni. E’ questa che usa la mafia militare per i suoi sporchi affari. Se non si capisce questo, vuol dire che non si è capito niente di questo nostro sfortunato Paese. Perché i partiti, da quelli di destra fino a quelli di sinistra, in questa campagna elettorale e nei loro programmi non dicono una parola sulla gravità del fenomeno mafioso che è la causa di tutti i nostri mali???

Diciamoci la verità, senza ulteriori, reciproche prese in giro:
la storia delle mafie è stata sempre una storia di connivenza sistematica con la politica.
Una storia di “convergenze parallele” – per usare una terminologia cara ad Aldo Moro per esaltare e legittimare l’accordo DC-PCI – prima, una storia di sovrapposizione e di commistione poi.
Se non si è capito ciò, o si è disinformati o si è in malafede.
Tertium non datur.
E’ il “sistema” del nostro Paese che si è formato e si è andato consolidando nel tempo su questa alleanza stretta e le classi egemoni si sono sempre servite della mafia per piegare quelle subalterne alla loro volontà ed ai loro interessi.
Questo, storicamente.
Poi, la mafia, con un processo di radicale mutazione genetica, ha cominciato a rifiutare il ruolo di supporto alla politica ed ha deciso di assumere un ruolo da attore principale.
Questo deve rappresentare il punto dal quale far partire ogni ragionamento allorquando si parla di mafie (ecco perché si parla di mafia militare, mafia politica e mafia economica), una sommatoria di mafie che rappresenta un unicum.
Non bisogna, quindi, meravigliarsi nel constatare che questo o quell’esponente politico o istituzionale colludono con la mafia.
Paradossalmente ci si dovrebbe meravigliare del contrario.
C’è stata nei decenni trascorsi una campagna sottile di disinformazione e di manipolazione della verità che ha portato la maggior parte della gente, quella più disattenta e meno attrezzata culturalmente, a vedere la
mafia come una organizzazione di criminali comuni che ricattano, uccidono, usano la violenza fisica e morale.
Non è così, o, meglio, non è solo così.
I mafiosi che oggi vengono arrestati e mandati a finire i loro giorni nelle patrie galere sono per lo più i quaquaraquà, quelli che appartengono al livello basso delle organizzazioni mafiose.
E’ riduttiva e distorta la versione che molti tendono ad accreditare secondo la quale la responsabilità di ciò è imputabile alle forze dell’ordine ed alla magistratura.
La verità è un’altra:
le forze dell’ordine e soprattutto la magistratura fanno per lo più il massimo degli sforzi per arrivare a colpire il cuore della mafia, la parte centrale di questa, le menti, coloro che “comandano”.
Il problema è il “sistema” che si è organizzato per non consentire ad esse di volare alto.
La carenza legislativa, la tortuosità delle nostre leggi.
Il “sistema” si autodifende e si autoleggittima vanficando lo sforzo di chi vorrebbe modificarlo a difesa di uno Stato di diritto, quello Stato di diritto per il quale si sono battuti e morti molti nostri padri e nonni.
Avete mai visto il nostro Parlamento concedere, salvo qualche rara eccezione che riguardava soggetti di secondo piano, l’autorizzazione all’arresto di qualche parlamentare richiesta dalla Magistratura per reati di mafia o connessi a questi?