Cerca

DIA: sequestrato albergo a Ceccano (FR)

Il sequestro è stato disposto dal tribunale di Roma
‘Ndrangheta: sequestrati 11mln di
beni a immobiliarista romano
L’imprenditore Federico Marcaccini è rimasto coinvolto nell’operazione
‘Overloading’, condotta nel dicembre scorso contro un’organizzazione di
trafficanti internazionali di droga. Tra i beni sequestrati il teatro Ghione
a
Roma, di cui Marcaccini è proprietario, due alberghi, uno a Taormina ed uno
a
Ceccano (Frosinone), e numerose aziende operanti principalmente nel Lazio
ROMA –

Beni per 110 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio
Calabria ad un imprenditore immobiliarista romano, Federico Marcaccini,
rimasto
coinvolto nell’operazione ‘Overloading’, condotta nel dicembre scorso contro
un’organizzazione di trafficanti internazionali di droga legati alla
‘ndrangheta.

Il sequestro è stato disposto dal tribunale di Roma su proposta di
applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale del direttore
della Dia Alfonso D’Alfonso, su segnalazione del centro operativo Dia
calabrese. L’operazione è stata effettuata con la collaborazione del Centro
operativo Dia di Roma, ed ha consentito il sequestro del patrimonio
riconducibile a Marcaccini, stimato in circa 110 milioni di euro, tra cui
figurano un immobile sede di un importante teatro romano, due alberghi in
Sicilia e nella regioneLazio nonché numerose aziende situata in gran parte a
Roma.

Il Teatro romano posto sotto sequestro è il “Ghione” in via delle Fornaci a
due passi dal Vaticano: l’immobiliarista avrebbe avuto, secondo l’accusa un
ruolo centrale nell’organizzazione di trafficanti internazionali di droga
sgominata con l’operazione denominata Overloading dello scorso dicembre,
quando
in manette erano finite 77 persone tra cui appunto Marcaccini e un
colonnello
dei carabinieri in servizio a Bolzano.

L’immobiliarista avrebbe finanziato il giro della droga che da Venezuela,
Colombia e Brasile veniva importata in Italia per essere poi trasferita in
Calabria ed in altre regioni, tra cui Emilia Romagna e Veneto. Marcaccini
era
in stretto contatto, in particolare, con le cosche Strangio e Pelle di San
Luca
per le quali avrebbe messo a disposizione le sue notevoli disponibilità
finanziarie per consentire i traffici di droga tra il Sud America e
l’Italia.