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DI SILVIO – Affari con l’attacchinaggio dei manifesti elettorali

Il Caffè, n. 490 – dal 30 aprile all’8 maggio 2019

Affari con l’attacchinaggio dei manifesti elettorali

Il pentito tira in ballo molti partiti di centrodestra. Accuse da dimostrare

Clemente Pistilli

Una delle attività della presunta associazione mafiosa dei Di Silvio di Campo Boario sarebbe stata quella della gestione delle campagne elettorali, dall’attacchinaggio alla compravendita di voti. Un aspetto dell’inchiesta “Alba Pontina” su cui, dopo le indagini svolte dalla Mobile e le dichiarazioni del pentito Renato Pugliese, ha fatto numerose dichiarazioni Agostino Riccardo, il collaboratore di giustizia che per conto del clan si sarebbe occupato proprio dei rapporti con i politici. Il pentito ha affermato che il suo impegno nelle campagne elettorali è iniziato tra il 2006 e il 2007, aggiungendo che la compravendita dei voti sarebbe poi iniziata con Pasquale Maietta, l’ex deputato di Fratelli d’Italia, per poi crescere durante le elezioni comunali del 2016 a Latina e Terracina, quando i Di Silvio, stando sempre alle parole del collaboratore di giustizia, avrebbero lavorato per un candidato di Forza Italia a Terracina e due della Lega a Latina e Terracina. Il pentito ha evidenziato che incontrò una ex consigliere regionale pontina, ora vicina al partito di Salvini, insieme ad Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio, chiudendo con lei “l’intero pacchetto a 25mila euro” e ricevendo in cambio anche il compito di affrontare un pregiudicato di Latina, “che aveva spezzato i polsi al nipote”, e di compiere “un’estorsione di 70mila euro”. Sempre Riccardo: “A Terracina e Latina, dove avevamo il partito Noi con Salvini, le città erano tappezzate dei manifesti dei candidati che sponsorizzavamo”. Il pentito ha quindi precisato che un imprenditore, poi arrestato nell’inchiesta Touchdown, li avrebbe pagati per acquistare voti per la Lega: “Mi disse: io non ho problemi economici, a me interessa solo che il partito di Salvini vinca le elezioni con la destra e che, in ogni caso, vinca il primo candidato della lista. Mi disse che avrebbe pagato dai 100 ai 150 euro a voto”. Il pentito ha infine dichiarato che “Morelli Angelo, insieme a Giuliani Corrado, avevano preso insieme la campagna per un candidato Sindaco a Latina”, attualmente capogruppo in Regione Lazio. Sempre secondo le carte, un altro gruppo di nomadi avrebbe quindi acquistato voti per un altro imprenditore, indagato per tale vicenda, a capo di una lista che sosteneva il candidato Sindaco: “si vantava dicendo che avrebbe vinto le elezioni in quanto appartenente alla famiglia Morelli”. Ombre infine sono state fatte calare da Riccardo su un ex manager del Latina Calcio.