È il giorno del dolore e della rabbia ma anche, purtroppo, ancora di incendi che, complice l’arrivo dell’annunciato maestrale, hanno interessato per il terzo giorno consecutivo tutta la Sardegna, creando particolare allarme a Budoni dove 400 persone sono state evacuate. Pozzomaggiore e Mores, i due paesi che hanno pagato la lotta al fuoco con la perdita di due vite umane, piangono i loro compaesani, nel giorno dei funerali e del lutto cittadino. Ma al dolore a alla disperazione dei familiari si unisce la rabbia di chi ha perso tutto per colpa dell’azione criminale dell’uomo e dell’incuria generale che favorisce il divampare dei roghi. Si cerca, intanto, di fare chiarezza sulle cause che hanno provocato i numerosi incendi che hanno causato in Sardegna danni per 80 milioni di euro e bruciato tra i 15 e i 25 mila ettari (la stima esatta è ancora impossibile)di vegetazione, mettendo in ginocchio l’economia di tante piccole comunità. La Procura di Sassari ha aperto un’inchiesta sulla morte degli allevatori Mario Piu e Antioco Serra. L’ipotesi di reato è di incendio doloso aggravato dalla morte. Chi ha appiccato le fiamme rischia una dura condanna. Intanto è certo che uno degli incendi più devastanti di giovedì scorso, quello di Berchideddu, in Gallura, è stato appiccato con un innesco diretto sulla stradina di ingresso ad un agriturismo. Si attende una svolta nelle indagini degli ispettori della Forestale: sarebbero stati infatti raccolti «elementi indiziari determinanti a carico di alcuni soggetti».
Non solo incendiari, però!. Anche linee e cabine elettriche finiscono sul banco degli imputati. Un palo elettrico, infatti, avrebbe originato il vasto rogo che giovedì ha devastato una zona di alto valore ambientale tra Scivu e Is Arenas, sulla costa sud occidentale dell’isola: almeno 700 gli ettari andati in fumo. Le fiamme avevano intrappolato sulla spiaggia circa 200 bagnanti, provocando anche l’evacuazione dei detenuti della colonia penale di Is Arenas. L’emergenza continua, non solo in Sardegna, dove otto Canadair, 11 elicotteri e un elitanker hanno operato dalle prime ore del mattino, ma in tutto il Centro sud e in particolare in Sicilia: 27 le richieste di intervento aereo arrivate al Dipartimento della Protezione civile. Incessante anche il lavoro delle squadre a terra, impegnate da nord a sud nelle operazioni di bonifica. E nel giorno dei funerali di Mario Piu, il pastore di 58 anni morto carbonizzato mentre cercava di mettere in salvo il suo gregge di pecore nelle campagne di Pozzomaggiore, e di Antioco Serra, 56 anni, stroncato da un infarto a Mores mentre fuggiva di corsa dalle fiamme, anche le istituzioni hanno fatto sentire la loro voce. Secondo il sindaco di Pozzomaggiore dietro i roghi vi sarebbero gli interessi di «molte mafie». «C’è la mafia dei mezzi di soccorso – accusa Tonino Pischedda – quella dei mezzi aerei e probabilmente anche la mafia dei mangimi».
Denunce pesanti. «Sono mie osservazioni, ma le ho sentite anche da qualcun altro». Dall’altare dell’antica chiesa di San Giorgio (1570), prima della cerimonia funebre il presidente della Regione Ugo Cappellacci, ha detto che «è inaccettabile che nella nostra Regione vi siano ancora menti criminali capaci di compiere atti del genere». Tutto il paese si è fermato nel giorno del lutto cittadino per dare l’ultimo saluto al compaesano ucciso dall’incendio. La messa è stata officiata dal parroco, padre Quintino Manca, e dal vescovo di Alghero-Bosa, mons. Giacomo Lanzetti. All’uscita del feretro nessun applauso, ma solo preghiere. Poi il lungo corteo, sino al cimitero.
«La rabbia che già esiste per le calamità naturali diventa ancora più forte quando dietro gli incendi c’è la mano dell’uomo – ha detto ancora Cappellacci – dobbiamo investire nel capitale umano afffinché si cambi la mentalità e la cultura ancora presente». Quanto alle accuse su ritardi o disfunzioni nei soccorsi, il governatore sardo ha replicato: «Questo non è il momento delle polemiche. Ho chiesto un rapporto agli ufficiali del Corpo forestale e per ora si evince che è stato fatto tutto nei tempi corretti. Purtroppo, gli incendi sono stati tanti e devastanti». Anche a Mores tanta commozione per l’ultimo saluto ad Antioco Serra. Stracolma la chiesetta di Santa Caterina. «È stato tradito dal cuore malato», ha osservato nell’omelia don Pietro Faedda, parroco del paese, ricordando la figura dello scomparso e sottolineando come sia morto proprio mentre compiva un gesto dettato da un sentimento profondo, quello di cercare di mettere in salvo il suo vigneto «la fatica e l’orgoglio di una vita».
(Tratto da Il Secolo XIX)