Cerca

Delitti di mafia in Canada, nuovo agguato mortale: ipotesi scambio di persona

Il Corriere della Sera, Lunedì 6 giugno 2016

A Montreal
Delitti di mafia in Canada, nuovo agguato mortale: ipotesi scambio di persona 
La vittima Angelo D’Onofrio somigliava ad Antonio Vanelli, presunto esponente del crimine organizzato. Pochi giorni fa l’assassinio del boss Rocco Sollecito

di Guido Olimpo

WASHINGTON – Come ogni giorno, attorno alle 16, Angelo D’Onofrio è passato dal Bar Hillside, in Rue Fleury, a Montreal. Il solito caffè, qualche chiacchiera con gli amici. Neanche il tempo di salutarli che era un uomo morto. Freddato da un killer veloce e rapido: due o tre colpi, poi la fuga. Fine. Angelo ha lasciato questa terra non perché fosse venuto il suo momento. No, per errore. Questo è il sospetto della polizia che lascia aperte anche altre ipotesi: chi ha sparato era convinto forse di avere davanti Antonio Vanelli, presunto esponente del clan Rizzuto. La colpa della vittima è di essersi trovata nel luogo sbagliato, di essere coetaneo del morto e di avere anche lui i capelli bianchi. Segni non proprio particolari, però sufficienti a a decretare la sua fine. Il vero bersaglio, Vanelli, si è invece salvato perché era al funerale di Rocco Sollecito, uno dei leader del crimine organizzato crivellato di colpi il 2 giugno. Tutti caduti della guerra che sta piagando il Canada – intervallata da tregue e accordi – dal giorno di San Valentino del 1976.

Battaglia senza confini

Subito dopo l’omicidio la polizia ha riaperto i dossier e sondato gli informatori. La prima ipotesi è stata quella che D’Onofrio, già noto agli investigatori ma oggi defilato, avesse pagato per un vecchio sgarro o perché trascinato dentro il regolamento di conti. La seconda pista ha invece considerato la figura di Vanelli. Un personaggio di lungo corso, molto vicino ad un big – Paolo Violi -, si è poi accostato ai Rizzuto, la famiglia presa di mira dai rivali e stritolata nella lotta per il potere. Il conflitto – come abbiamo ricordato qualche giorno fa – si è portato via molte vite, con i giovani leoni alla conquista della strada e la vecchia guardia sotto tiro. Una battaglia dove non sempre è facile designare i profili, protetti dall’omertà come da evidenti problemi investigativi. Realtà dove i metodi mafiosi si sommano a quelli delle gang di motociclisti, nella duplice veste di complici interessati e braccio armato.

La lista dei bersagli

Le autorità temono che il peggio debba ancora venire. Sono convinti che l’elenco dei target sia ancora aperto. Per questo ha sospeso il previsto rilascio di Francesco Del Balso, detto Chit. Quarantenne, possibile reggente del clan Rizzuto, ha scontato 15 anni e doveva tornare libero in primavera. Solo che il 1 marzo hanno falciato Lorenzo Giordano, un altro della sua fazione, poi è toccato a Sollecito, così la polizia ha deciso di lasciarlo in cella. “Sei il prossimo sulla lista”, gli hanno spiegato, lui ha risposto che non gli importa nulla, che vuole tornare all’aria aperta. Destino simile a quello di un altra pedina importante, Francesco Arcadi. E c’è poi dell’altro.

Arresto in Arizona

Il fratello di Francesco Del Balso, Girolamo, è finito in manette in Arizona, il 17 febbraio. La storia la raccontano così. Una pattuglia in servizio nella zona di Kingman nota un Suv procedere troppo attaccato all’auto che lo precede e decidono di fermarlo. L’agente – non è chiaro il motivo – ha dei sospetti, chiede l’appoggio di un’unità cinofila. Arriva Amigo, il cane anti-droga del Dipartimento. Bingo: trovano 62 chilogrammi di cocaina. Del Balso li stava trasportando in Canada. Qualche settimana dopo lo hanno condannato a 4 anni. Le circostanze dell’arresto e la pena relativamente leggera per un carico così robusto non hanno convinto tutti. Pare poco credibile il fermo casuale su una sperduta autostrada del West, possibile che l’operazione sia scattata in seguito ad una soffiata precisa. E dunque c’era un infiltrato o qualcuno ha tradito. Supposizioni, illazioni, se non fosse che a Montreal parlano le pistole.