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Dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per non dimenticare

Dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per non dimenticare

Le esplosioni delle bombe sono sempre troppo assordanti per far finta di niente. Sono anni sfiancanti. Per l’Italia, per il mondo. L’Espresso è stato uno dei pochi giornali che ha sostenuto i due magistrati in quel periodo buio e avvelenato. E a trent’anni dalle stragi siamo tornati a fare memoria

di Lirio Abbate

13 MAGGIO 2022

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino segnano in modo irrevocabile prima la lotta alla mafia, e poi le idee di un Paese intero. Cristallizzati e idealizzati nel momento del sacrificio, assurgono allo stato di eroi senza macchia, abbattuti vigliaccamente dai cattivi. E si sa che i cattivi sono sempre quelli che attirano di più l’interesse del pubblico. Comincia così una sorta di fascinazione per gli esponenti più in vista dell’organizzazione mafiosa: Giovanni Brusca, Filippo e Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro.

I capimafia diventano dei “personaggi”, ammantati di un loro oscuro paradossale fascino.

Il 1992 è quello che più di ogni altro rappresenta il punto di passaggio tra il prima e il dopo. Già da decenni in realtà, per non dire da secoli, la mafia spadroneggiava, uccideva e imponeva la sua legge: non è certo questa la novità. Ciò che cambia dopo i fatidici 57 giorni che separano il cratere di Capaci dalla devastazione di via d’Amelio è la disposizione d’animo della nazione. Se prima si dimenticava, si cercava di non vedere, adesso d’un tratto il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Quello tra Cosa nostra e il Paese è un rapporto incancrenito e denso di sofferenze. Sono un po’ come due amanti alla fine di una storia malata: l’Italia sempre pronta a cedere alla secolare tentazione di dimenticare e di girare pagina, la mafia che torna, vuole fare male, riapre di continuo la vecchia ferita.

Tra il 1992 e il 1993, se c’è qualcuno che spera di chiudere gli occhi e scordarsi del passato, viene bruscamente riportato alla realtà, mese dopo mese. Le esplosioni delle bombe sono sempre troppo assordanti per far finta di niente.

L’apogeo della potenza e della capacità distruttiva della mafia è racchiuso in un periodo tutto sommato breve: dopo le stragi del 1992, già nel gennaio del 1993 viene arrestato Riina, mentre nel gennaio del 1994 fanno la stessa fine anche Giuseppe e Filippo Graviano. Con le sue macchinose procedure, con le sue mille incertezze bizantine, l’elefantiaco corpo dello Stato ha iniziato a reagire. A pungolarlo è un’opinione pubblica sempre più accesa, e non solo dallo sdegno provocato dal sacrificio dei due eroi civili. L’arresto dei Graviano simbolicamente può essere visto come la chiusura di un’era breve e sanguinaria. Da quel momento la mafia cambia strategia, dalle bombe si passa al silenzio. I criminali cercano di inabissarsi, di togliersi dai riflettori. Troppo clamore non fa bene agli affari.

Gli anni del sangue sono quindi in realtà poco più di ventidue mesi, tra il maggio del 1992 in cui perde la vita Falcone e il gennaio del 1994 in cui i due Graviano finiscono in manette. Sarebbe impossibile comprendere il senso profondo dell’offensiva mafiosa e della risposta dello Stato senza tracciare anche solo a grandi linee il contesto nazionale e internazionale. Nei ventidue mesi fatali sono compressi infatti molti punti di svolta per un gran numero di questioni diverse. Impossibile condensarne le complessità in un solo termine. Anche se forse c’è una parola che potrebbe fare da etichetta a questo lungo e spesso atroce intervallo: sfiancante.

Sì, sono anni sfiancanti. Per l’Italia, per il mondo. L’Espresso quegli anni li ha raccontati. Ed è stato uno dei pochi giornali che ha sostenuto Falcone e Borsellino in quel periodo buio e avvelenato per i due magistrati. In linea con l’identità di questo giornale. Ieri, oggi e lo sarà anche domani.

A trent’anni da quelle stragi noi siamo tornati a ricordare, a fare memoria, a testimoniare, e perciò ringrazio tutti quelli che hanno accettato di scrivere per questo speciale che trovate in edicola da domenica 15 e online. Dedicato a Falcone e Borsellino e alle vittime innocenti della mafia.

Fonte:https://espresso.repubblica.it/editoriale/2022/05/13/news/dedicato_a_giovanni_falcone_e_paolo_borsellino_per_non_dimenticare-349331803/