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Dalla Calabria al Nord Quando la giustizia rimane senza giudici

IL Fatto Quotidiano, domenica 8 settembre 2019

Dalla Calabria al Nord Quando la giustizia rimane senza giudici

In Italia sono 19 gli uffici con una carenza di organico togato superiore al 20%. E nessuno (o quasi) ci vuole andare

ANTONELLA MASCALI

I n magistratura scarseggiano i giudici. Non dappertutto, ma nei distretti giudiziari storicamente “disagiati” ed evitati da tante toghe per le indagini pericolose e/o per i carichi di lavoro. In questo momento si rischia che il lavoro delle Procure di Catanzaro e di Reggio Calabria venga vanificato dalle scoperture dei rispettivi tribunali. Mancano giudici penali e civili non solo in dibattimento, ma anche quando si è in fase di indagini preliminari e i gip devono decidere sulle misure restrittive. Reggio Calabria ha il 23% di scopertura: mancano 11 giudici su 48 previsti dalla pianta organica; Catanzaro ha il 24% di scopertura: mancano 10 giudici su 42. È solo un esempio di una situazione che non riguarda solo il Sud, come si potrebbe pensare, ma anche il profondo Nord. Ecco perché il Csm, su proposta della competente Terza commissione, ha bandito a luglio diversi posti per giudici e pm in sedi “s o f f e r e nti”. Diverse, specie in Calabria e Sicilia, sono considerate dal Consiglio disagiate. Ma ce ne sono anche in Piemonte, Liguria, Lombardia e Veneto. Sono le sedi con scopertura di organico almeno del 20% e che all’ultimo bando di fine 2018 non hanno avuto alcun aspirante. A sua volta, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nelle prossime settimane dovrà presentare le piante organiche, molto attese, dei vari distretti giudiziari e fare l’elenco delle sedi che ritiene disagiate in modo da concedere incentivi economici ai magistrati che andranno in quegli uffici per 4 anni. Le scoperture più diffuse tra le sedi che il Consiglio considera disagiate riguardano i giudici. Oltre a Reggio Calabria e Catanzaro, in Calabria viene segnalata la criticità di Pao la (provincia di Co senza) che ha una scopertura del 31%: mancano 4 giudici su 13 previsti; Castrovillariha una scopertura del 28%: mancano 7 giudici su 25. In Campania ha il “bollino rosso” Be nevento, con una scopertura di pubblici ministeri del 38%: ne mancano 5 su 13 previsti; In Sicilia mancano diversi pm. A C a lt a n i ss e t t a c’è una scopertura del 25%, ne mancano 4 su 16 previsti; a Palermo la scopertura è del 20%, ne mancano 12 su 61; a Caltagirone 20% di scopertura di giudici: ne mancano 2 su 10. In Basilicata, a Potenza, scoperture di pm e giudici: quella dei giudici è del 24%, ne mancano 7 su 29 mentre la scopertura dei pm arriva addirittura al 54%: ne mancano 7 su 13. Dal Sud risaliamo per il Centro. A P e ru g ia , dove la procura ha messo sotto inchiesta Palamara e colleghi, c’è una scopertura del 22% di giudici: ne mancano 6 su 27; Cassino ha il 24% di scopertura di giudici, mancano 4 giudici su 17. In Sardegna, a Tempio Pausania 20% di scopertura dei giudici, ne mancano 2 su 10 E finiamo con il Nord: record negativo per la Procura di Imperia dove c’è una scopertura di pm del 30%, ne mancano 3 su 10; in Piemonte sono diverse le sedi disagiate: Alessandriaha il 24% di scopertura di giudici: ne mancano 6 su 25; Cuneoha il 22% di scopertura, mancano 5 giudici su 23; a Ivrea c’è il 21% di scopertura di giudici, ne mancano 4 su 19. In Lombardia situazione critica a Berg amo con una scopertura del 21% di giudici: ne mancano 9 su 43 previsti; Brescia ha il 19% di scopertura: mancano 11 giudici su 59. In Veneto, a P a d ova 22% di scopertura dei giudici, ne mancano 8 su 37. Queste situazioni sono come i corsi e ricorsi storici. Come fare a invertire la tendenza? Secondo Ciccio Zaccaro, togato di Area (progressisti) e membro della Terza commissione “p i u t t osto che dare incentivi economici per andare nelle sedi non ambite, è opportuno darli per rimanere, altrimenti ogni quattro anni si svuotano. Invece, con gli incentivi a restare si garantirebbe una copertura per un periodo congruo e tempi adeguati per i processi, che altrimenti rischiano periodicamente di ricominciare da zero, e mantenendo, inoltre, la memoria storica delle sedi giudiziarie coinvolte”. Diverse le ragioni per cui i magistrati non chiedono di andare nelle cosiddette sedi disagiate: in primis per il lavoro particolarmente complesso e pericoloso delle sedi siciliane e calabresi, oppure un carico eccessivo. Questo riguarda anche sedi non disagiate, come Bari, per esempio, e che – s econdo i magistrati – è determinato da piante organiche non corrispondenti alle reali esigenze di determinati distretti. Qui aumenta sensibilmente il rischio di procedimenti disciplinari per ritardo nel deposito dei fascicoli e vengono evitate dalle toghe. Infine, alcune sedi vengono scartate per motivi più banali, ma non a livello personale: la collocazione geografica che rende difficile raggiungerle.