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Dal terrore su Bagnoli alla guerra con gli Esposito-Bitonto, la storia del clan D’Ausilio

Dal terrore su Bagnoli alla guerra con gli Esposito-Bitonto, la storia del clan D’Ausilio

Di Stefano Di Bitonto -21 Gennaio 2021

Negli anni d’oro di massimo apogeo del clan i D’Ausilio erano i signori incontrastati del racket a Bagnoli. Poi le inchieste e gli arresti fino all’ultima fase ‘oggetto’ dell’ultima ordinanza di custodia cautelare che ha smantellato gli ultimi ‘eredi’ del gruppo che fu di Mimì ‘o sfregiat, Domenico D’Ausilio. Un’ultima fase caratterizzata dalla latitanza di suo figlio Felice e della guerra contro gli Giannelli di Cavalleggeri d’Aosta e gli Esposito-Nappi-Bitonto. Il vero e proprio scontro armato tra i D’Ausilio e l’alleanza nata dalle ceneri del vecchio clan tra i ras Massimiliano Esposito e Luigi Bitonto è da ricondurre all’omicidio di Salvatore Zito, avvenuto nel dicembre del 2017. Un omicidio compiuto dagli uomini di ‘o sfregiat. Zito era zio di Massimiliano Esposito in quanto fratello della madre di Matilde Nappi, moglie dello stesso Esposito che aveva creato un gruppo autonomo nonostante fosse rinchiuso da anni in carcere.

La guerra per la conquista di Bagnoli

Nel marzo 2015, il primo affiliato del clan ad essere scarcerato fu Alessandro Giannelli, ras di Cavalleggeri, il quale entrava immediatamente in contrasto con Luigi Bitonto che era rimasto fedele a Massimiliano Esposito. A seguito della rottura, Giannelli allargò le sue mire espansionistiche anche sui quartieri di Bagnoli ed Agitano rimasti ancora sotto l’egemonia degli Esposito e iniziarono così gli scontri con Antonio D’Ausilio, fratello di Felice e figlio del boss Domenico a cui lui era fino a quel momento rimasto fedele. L’episodio scatenante fu il ferimento di Vincenzo Viola da parte dei fedelissimi di Antonio D’Ausilio, fatto questo che scatenò la vendetta di Giannelli contro il suo vecchio clan. Con il nuovo arresto di Giannelli nel febbraio del 2016 si assiste ad un altro mutamento di assesti con la ‘migrazione’ di suoi sodali verso il gruppo di Matilde Nappi (indicata nell’ordinanza come facente le veci del marito, innocente fino a prova contraria) e di Bitonto.

Il ras De Falco con i D’Ausilio

Altri come Alessandro De Falco aderirono invece alla nuova formazione retta da Felice D’Ausilio. Ciò aveva quale conseguenza che contestualmente all’evasione di Felice si verificava nei quartieri di Cavalleggeri e Bagnoli una escalation di violenze, atti intimidatori e dimostrativi nei confronti di soggetti orbitanti nei gruppi contrapposti.

Lo scontro con gli Esposito e l’omicidio di Arrigo

La prima ‘risposta’ dei D’Ausilio fu quella di ‘invadere’ il settore del racket dei parcheggiatori abusivi a Nisida e Coroglio appannaggio fino a quel momento degli Esposito-Bitonto. In questo frangente si consumerà l’omicidio del parcheggiatore Gaetano Arrigo. Per quel delitto sono indagati Vittorio Pacifico e lo stesso Alessandro De Falco. Scopo di quel delitto quello di mandare un ‘messaggio’ ai nemici. Su quel delitto pesano come macigni le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gianluca Noto:«Quando Giannelli fu arrestato nel 2016 Nino (Gaetano Arrigo ndr) decise di non pagare più nessuno, anche perché era stato detenuto e aveva bisogno anche di pagare le spese legali. Pertanto, quando cominciarono a farsi gli accordi con Bitonto e io ero ancora in detenzione domiciliare, ma avevo il permesso di due ore che passavo spesso da mia sorella o da mia madre, fui chiamato fuori la lavanderia di mia sorella proprio da Nino Arrigo che mi disse che stava avendo problemi con Vittorio Albano che già si era fatto avanti e aveva richiesto somme di danaro per conto del clan D’Ausilio. lo dissi a Nino Arrigo di non preoccuparsi che se voleva poteva non pagare essendo lui il nipote di Pasquale Quotidiano, e quindi, nessuno lo avrebbe toccato. Dopo circa 20 giorni da quest’incontro con Arrigo, si sono presentati a casa mia a Giugliano verso sera Antonio D’Ausilio, Alessandro De Falco e Vittorio Albano, che rimasero nell’ingresso mentre io e D’ausilio ci spostammo nella stanza da letto. Antonio D’Ausilio disse vicino a me: “Hai capito che hanno fatto questi due: hanno ucciso un parcheggiatore sul posto di lavoro. Io chiesi di chi si trattava e Antonio mi disse che era Nino. Io mi meravigliai molto, proprio perché nipote di Pasquale e capii che l’omicidio era stata un’iniziativa di De Falco e Albano».

Fonte:https://internapoli.it/bagnoli-dausilio-arrigo/