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Da Liberainformazione. Mafie radicate nel Lazio. Intervista al Procuratore Luigi De Fichy

Roma, 17.11.2011 | di Norma Ferrara

L’intervista

Mafie radicate nel Lazio

Procuratore Luigi De Ficchy: «i boss nella regione hanno messo le mani su economia e dialogato anche con la politica»

Il magistrato Luigi De Ficchy

«Immagini Fondi negli anni ’70, c’erano i Tripodo. A Nettuno negli anni’ 60 c’erano già i Gallace. Quella delle mafie nel Lazio è una presenza antica e non sempre stata attenzionata con sufficiente rigore. Quello che è certo, a tanti anni di distanza da quelle presenze, è che le mafie hanno messo le mani sull’economia, hanno fatto affari e nel tempo, inevitabilmente, si sono incontrati con la politica». Nella giornata in cui la squadra mobile della Questura di Caserta e la Dia di Roma hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti di spicco del clan dei casalesi, dei Mallardo di Napoli e dei corleonesi che operavano nel Mercato ortofrutticolo di Fondi (Lt) abbiamo parlato con il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy, profondo conoscitore del fenomeno mafioso nella regione, delle origini e delle caratteristiche di questa mafia da contaminazione.

Qual è la situazione delle mafie nel Lazio, cosa è cambiato dagli anni ’80 ad oggi?

La situazione attuale è quella di un radicamento delle mafie nelLazio, ci sono gruppi presenti da tantissimi anni, ormai anche su Roma e paradossalmente anche nel nord della regione. Dal 1980 ad oggi tutto è cambiato: dalla Magliana che aveva un tipo di organizzazione egemonica moltoforte e collegamenti con le mafie del sud agli anni ’90 è cambiato lo scenario internazionale criminale. Disgregata la banda della Magliana in gruppi separati, si sono andati ad inserire nel tessuto criminale, da un lato le mafie invisibili che vengono ad investire nella regione e dall’altro quelle internazionali che gestiscono il business del traffico di droga e esseri umani. Oggi è difficile riuscire a risalire alla rete internazionale che coordina questi affari criminali ma anche rintracciare i movimenti di capitali della mafie provenienti dal sud che qui sono infiltrate nell’economica legale

Una operazione antimafia ha colpito ieri casalesi e corleonesi che controllavano il MOF di Fondi: perché diverse organizzazioni criminali gestiscono stesso business?

E’ nota da tempo la capacità delle mafie di ottimizzare il guadagno, attraverso uno scambio diaffari. Per fare questo, i vari segmenti criminali si mettono d’accordo, magari operando su diversi mercati. In particolare nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli gestiscono il trasporto. Da anni hanno investito denaro sporco in aziende di trasporti, con queste possono controllare tutta la filiera. Dopo gli anni ’80 il mafioso si è fatto imprenditore, con i capitali di cui dispone è in grado di investire nella rete di trasporti su gomma. Un sistema a catena che permette alle mafie di essere presenti da nord a sud e nel caso in cui non lo sono direttamente, come dimostrato, esercitare la loro tipica attività estorsiva sulle imprese che se ne occupano.

Nelle cassette della frutta nascondevano kalasnikov, un traffico d’armi che passa anche per la capitale, dove da gennaio si registra una escalation di omicidi…

Faccio una premessa: io non credo che ci sia stata una escalation di violenza nella capitale. Gli omicidi fatti registrare da gennaio non hanno niente di diverso dalle cifre che ogni anno si riscontrano, purtroppo. La differenza sostanziale che ha fatto parlare di escalation di violenza è che questi omicidi sono avvenuti in pieno centro a Roma. Sono stati maggiormente visibili e questo ha colpito l’opinione pubblica. In realtà siamo di fronte ad un dato fisiologico per questo territorio.

Cosa significa “dato fisiologico” per questi omicidi?

I contrasti che portano da anni a questi delitti sono direttamente collegati alla gestione del trafficodi droga nella Capitale. Le organizzazioni criminali che trafficano stupefacenti sono collegate ad anello fra loro: c’è chi gestiscel’arrivo, chi lo spaccio, chi altre fasi di transazione. Le une dipendono dalle altre e da questo derivano tensioni e contrasti interni. E’ sull’enorme traffico e consumo di sostanze stupefacenti nella capitale che si dovrebbe tornare aragionare e intervenire. Dagli anni’70 c’è un consumo che è sempre in crescita e poi è sullo stesso territorioche vengono riciclati i soldi sporchi provenienti da questo business.

Le mafie nel sud pontino e a Roma investono, trafficano ma impongono già un clima di omertà e silenzi. A Borgo Sabotino (LT) ci sono stati ripetuti danneggiamenti al “Villaggio della Legalità”. A chi da fastidio l’azione della rete di Libera su quel territorio?

Quell’area subisce, come avevo già indicato in una mia relazione, una pressione pesantissima da parte di organizzazioni criminali; all’epoca ne avevamo individuati 5 – 6 in particolare. E’ chiaro che le mafie mirano al controllo della società e delle dinamiche culturali che le governano. Libera è il loro nemico principale crea cultura su quei territori, fattore essenziale per una efficace azione antimafia. Dopo i ripetuti danneggiamenti sul bene confiscato è opportuno che le istituzioni si pongano a difesa di queste attività.