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Da “il VELINO” Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale – Le mafie nel Lazio

CRO – Roma, la holding delle mafie fra droga e affari: 41 arresti

ROMA – Otto appartamenti, sei auto, sette moto di grossa cilindrata. E ancora, 31 conti correnti, cassette di sicurezza, perfino lingotti d’oro del peso complessivo di tre chili. Un patrimonio di decine di milioni, fino a pochi giorni fa nella disponibilità della criminalità organizzata infiltrata nella Capitale e sequestrato dai carabinieri al termine di un’indagine durata oltre due anni. Ma soprattutto, l’ennesima conferma di un sodalizio criminale che a Roma travalica i confini regionali e le appartenenze di affiliazione in nome degli affari estremamente redditizi che la piazza capitolina consente, dalla droga al mercato immobiliare. È il quadro che emerge dall’operazione “Orchidea”, effettuata dal Ros e coordinata dalla Dda di Roma, che ha portato all’arresto di 41 persone tra boss, gregari e semplici affiliati. Altri 30, invece, indagati a piede libero, sono stati perquisiti. E la zona di residenza – dal Lazio alla Campania, dalla Puglia alla Lombardia ma anche in aree “insospettabili” come Emilia Romagna e Abruzzo – la dice lunga sul livello di ramificazione del gruppo.

Ruolo egemone, in questa holding delle mafie, era quello del clan di Michele Senese, che si occupava della commercializzazione della droga a Roma e a Napoli. Un nome noto della camorra, quello di Senese, arrivato a Roma negli anni Ottanta come referente del clan Moccia ai tempi della sanguinosa guerra fra la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e la Nuova famiglia. “Una testa di ponte”, secondo gli inquirenti, che ha favorito nel tempo la penetrazione di altre consorterie criminali nella Capitale. E che oggi, come è stato documentato durante la fase investigativa, convive tranquillamente con altri cartelli criminali, al punta da versare 420mila euro a un appartenente del clan barese dei Parisi quale pagamento di una partita di cocaina di dieci chili. Le indagini hanno infatti permesso di ricostruire i legami tra il gruppo di Senese con storici esponenti della criminalità romana (su tutti, Enrico Nicoletti, ex cassiere della banda della Magliana), ma anche di Cosa nostra (i Rinzivillo di Gela, i Fontana e i Buccafusca del palermitano), Sacra corona unita(i Parisi di Bari) e ovviamente della camorra (dai Moccia di Afragola ai Mazzarella di S. Giovanni a Teduccio passando per i Fabbroncino dell’area vesuviana, solo per citarne alcuni).

Gli inquirenti sono arrivati al gruppo di Senese partendo da un’altra operazione, quella contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta che si è conclusa appena dieci giorni fa con l’arresto proprio a Roma del pericoloso latitante Candeloro Parrello, a capo dell’omonima cosca di Palmi. Cominciata in Olanda, piazza di smistamento della polvere bianca proveniente dal sud America, l’indagine ha portato gli investigatori, che seguivano la pista della coca e dell’hashish, fin sotto il Colosseo. Ma nei Paesi bassi gli inquirenti hanno sequestrato numerose di partite di droga, in tutto oltre 200 chili, e individuato decine di centri di stoccaggio, sempre fingendo interventi casuali per bloccare l’import di singoli carichi ma senza interrompere l’attività investigativa. I flussi economici assicurati dagli stupefacenti venivano poi reinvestiti con l’acquisto di attività commerciali, soprattutto nel settore della vendita di autovetture, attraverso il progressivo inserimento nelle imprese decotte. Ma il gruppo, mediante diversi affiliati, si era dotato anche di entrature nelle aste pubbliche presso il Banco dei pegni, così da assicurarsi immobili a prezzi vantaggiosi senza insospettire il “mercato” e stabilendo di volta in volta alleanze con altre consorterie criminali per scongiurare i possibili contrasti.
Paolo Fantauzzi

(tratto da Il VELINO)