
Delle indagini della Dda in corso ormai da un anno su Diana non c’è traccia nel dispositivo di revoca, nel quale si fa riferimento, come detto, solo alle cessate esigenze di tutela. «Spetta allo Stato stabilire quando tenere sotto tutela un cittadino a rischio, come quando, all’indomani dell’operazione Spartacus del 95, mi fu affidata la scorta», commenta Diana. «Ho interesse a conoscere gli elementi di valutazione che fanno ritenere cessati i rischi già esaminati in decine e decine di riunioni del Comitato Provinciale per l’Ordine pubblico, i quali hanno esaminato, nel tempo, i tanti atti intimidatori, messi in atto dalla camorra nei miei confronti per decenni: dai piani di gambizzazione degli anni 80 a quelli dell’attentato con esplosivo, passando per la lettera del capoclan con minacce a me e ai miei figli».
«Per la tutela garantitami, resto profondamente grato allo Stato e agli uomini che mi hanno accompagnato. Dopo una vita blindata per 21 anni, apprendere che non c’è più pericolo mi dà tranquillità e rassicurazione», aggiunge l’ex senatore. «Ritorno a una libertà di movimenti», afferma, «Eppure mi auguro vivamente che le valutazioni degli Organi preposti mi pongano al riparo dalle attuali strategie della camorra casalese: mi tornano alla mente le parole del collaboratore di giustizia Dario De Simone: le sentenze di morte del clan non si revocano ma si rinviano».