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Da H24 Notizie dell’11 luglio 2016: “La Riviera dei Boss: al convegno antimafia le collusioni tra Camorra, magistratura e servizi segreti nel Basso Lazio

La Riviera dei Boss: al convegno antimafia le collusioni tra Camorra, magistratura e servizi segreti nel Basso Lazio

Lunedì 11 luglio 2016

SIRIGNANO: NON C’E’ PAX MAFIOSA MA PATTI

di Mirko Macaro

Qualche circostanziato distinguo, eppure nulla di nuovo all’orizzonte. La (vecchia) fotografia di un vasto territorio impregnato dalla criminalità organizzata, quella restituita da “La riviera dei boss – Il predominio della criminalità organizzata nel Basso Lazio. Nuove strategie di contrasto”, il convegno tenutosi giovedì pomeriggio a Sperlonga. Un appuntamento organizzato dall’associazione “Caponnetto” in collaborazione con l’onlus “La Voce delle Voci”, e che presso il cinema Augusto ha visto di scena un fronte fatto innanzitutto da magistrati e divise, i protagonisti in prima linea della dura lotta dello Stato contro le mafie. Camorra, ‘ndrangheta, mafia siciliana, pure la Sacra Corona Unita e i nomadi stanziali. Un po’ di tutto, nelle terre pontine. Da nord a sud, da Latina a Minturno, passando per Fondi e Gaeta.

GLI INTERESSI DELLE MAFIE – “Un territorio composito contraddistinto da varie realtà”, ha sottolineato il questore di Latina Giuseppe De Matteis, tra l’altro ascoltato da poco in Commissione antimafia, per il quale è comunque sbagliato far passare il messaggio di un predominio. Sarebbe più corretto parlare di “presenza”: “Alle mafie non interessa il predominio, ma lavorare nell’ombra. Il vero interesse è quello di essere silenti”.

 

Un malaffare che a certe latitudini agisce sottotraccia, con la pistola ormai riposta nella fondina. Dall’omicidio del 21enne Pasquale Piccolo a Gaeta – nel 1988, riconosciuto come il primo delitto di camorra in provincia, fatto di sangue che nel 2010 è valso l’ergastolo al boss dei Casalesi Michele Zagaria – i tempi sono cambiati. Circostanza evidenziata anche da un altro dei relatori di peso dell’appuntamento, il sostituto procuratore della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio: “Bisogna fare attenzione agli investimenti”.

Ancora più esplicito Cesare Sirignano, magistrato della Procura nazionale antimafia: “Oggi lo snodo centrale di tutto sono gli imprenditori, l’imprenditoria rappresenta l’anello di congiunzione tra politica e camorra”, ha detto. Rimarcando subito dopo un altro concetto importante: in provincia di Latina “non c’è una pax mafiosa, ma patti, come quelli evidenziati nell’operazione Sud Pontino”, che negli anni scorsi puntò i riflettori sul settore del trasporto su gomma coinvolgendo anche il mercato ortofrutticolo di Fondi.

 

L’IMPORTANZA DELLA COLLABORAZIONE – Territorio, quello fondano, in più occasioni usato come esempio indicativo, soprattutto in relazione all’operazione “Damasco. Affrontata in aula dal magistrato del Tribunale di Latina Lucia Aielli, che durante l’evento sperlongano ha tra l’altro ricordato come nel corso di uno dei principali filoni processuali legati a Damasco diversi testimoni abbiano ritrattato. Tutt’altro, è sembrato di capire, rispetto il “coltivare il coraggio civile della denuncia” auspicato poco prima dal questore De Matteis.

Concetto che tra il pubblico – un centinaio di persone in tutto, diversi i posti vuoti – ha portato a qualche “mormorio”: c’è chi ha detto chiaramente di sentirsi abbandonato, o quantomeno distante, dalle istituzioni. Come ad esempio l’ex consigliere comunale dell’opposizione fondana (e componente della Caponnetto) Vincenzo Trani, che alle ultime amministrative aveva riposto nel cassetto la propria candidatura: dopo tante battaglie sul territorio fatte quasi in solitaria e rimaste inascoltate, una denuncia archiviata dietro l’altra, aveva deciso per un passo indietro. Con tanto di polemica missiva spedita ai vertici istituzionali pontini: “Mi aspettavo di essere preso per le orecchie per rendere conto delle mie dichiarazioni scritte, si è archiviato”. Sferzate a iosa, una volta preso il microfono.

Presa di posizione – quella di Trani ma anche altre – che ha ad ogni modo visto le controparti istituzionali dietro i banchi ribadire convinte: “Lo Stato c’è”. E potrà arrivare dove finora non ha potuto solo potendo contare anche sulla concreta collaborazione dei cittadini.

Al convegno, aperto dall’ex consigliere d’opposizione sperlongano Benito Di Fazio, che si è chiesto come mai la villa delle vacanze confiscata al “re della monnezza” Cipriano Chianese nel borgo rivierasco non fosse stata ancora destinata ad attività di pubblica utilità, hanno partecipato in qualità di relatori anche l’ex presidente di Sezione della Corte di Cassazione Antonio Esposito, il senatore del Movimento 5 Stelle e membro della commissione parlamentare antimafia Mario Giarrusso, il segretario ed il presidente della Caponnetto, Elvio Di Cesare e Alfredo Galasso.

LE ASSENZE – Insieme a tutti gli altri protagonisti dell’evento a delineare, ognuno da par suo, modalità delle infiltrazioni e strategie di contrasto all’incedere della criminalità organizzata. Un vertice sulle mafie in cui è spiccata la presenza di molti addetti ai lavori. Oltre che le assenze. Nessun rappresentante delle amministrazioni pontine sembra aver avuto l’esigenza – o, fino a prova contraria, l’opportunità – di presenziare all’appuntamento pubblico. Neanche chi era stato formalmente invitato, come il sindaco del Comune ospitante Armando Cusaniun posto riservato in prima fila, ma rimasto vacante. Cosa comunque nell’aria, se si considera la recente polemica dei giovani “pro-Cusani” del gruppo “Sperlonga, amiamo ciò che siamo”, che avevano ritenuto sconveniente la presenza tra i relatori dell’ottantenne Benito Di Fazio, che a loro dire rischiava “di creare una insana commistione tra politica e magistratura, che mina alle fondamenta il presupposto fondamentale di terzietà ed imparzialità”.


SFIDUCIATI DALLE ISTITUZIONI “INQUINATE”. MA SI CERCA IL RISCATTO’ di Adriano Pagano

SPERLONGA- Convegno sulle mafie. Parlano D’alessio e Sirignano :https://vimeo.com/173880244

Volgari complottismi o è a rischio la democrazia? Lo Stato e la criminalità organizzata a braccetto sarebbe stato un titolo certamente più appropriato – visto come sono andate le cose – rispetto alla “Riviera dei Boss”. Ciò che ha detto il convegno di Sperlonga di giovedì scorso – e la strada l’hanno tracciata subito gli organizzatori con l’intervento del presidente nazionale dell’associazione antimafia Caponnetto Alfredo Galasso prima, parlando di un sistema, e col segretario Elvio di Cesare poi che ha annunciato come “dopo il convegno niente sarà più come prima – è che la gente non ha più fiducia nelle istituzioni, magistratura e forze dell’ordine in particolare. Senza dubbio questo il contenuto più significativo emerso nel corso dell’incontro andato in scena al cinema Augusto. Gli applausi più accorati, quelli più partecipati, sono arrivati senza dubbio quando a parlare – nei confronti del prestigioso e accreditato tavolo dei relatori – sono stati i cittadini della stessa platea, con le loro storie di ordinarie ingiustizie e colpevoli silenzi frutto delle commistioni del potere dove si intrecciano politica e affari loschi. Una sorta di rassegnazione al grido di “tanto non cambia nulla”. Storie di un potere che “vede farla franca sempre agli stessi”.

GLI INTERVENTI DAL PUBBLICO – Un imprenditore, un ex consigliere comunale e un pensionato (una volta ingegnere). Non è l’inizio di una barzelletta, ma la dimensione sociale di appartenenza di coloro che, intervenuti dal pubblico – al di là dei personalismi – hanno cercato di snocciolare in pochi minuti le proprie frustrazioni in materia di giustizia. Storie che si trascinano da molti anni addietro, raccontate con una evidente dose di tensione – seppur controllata – ma impossibile da mascherare e che emergeva dalle parole, dal tono, dalla postura del corpo. Affermazioni in taluni casi durissime, vere e proprie denunce “a voce” che hanno movimentato la platea e provocato fragorosi applausi di approvazione, come se ogni singolo uditore avesse la propria storia da raccontare che ripercorreva nelle parole la ricerca di riscatto di questi “tre rappresentanti”

 

Uno scatto di responsabilità civile che solo pochi istanti prima è stato sollecitato dallo stesso Questore di Latina che ha invitato con forza – durante il suo intervento – al coraggio della denuncia, come un buon rappresentante delle istituzioni dovrebbe fare. Eppure è stato forse proprio questo passaggio a cambiare l’inerzia, fino ad allora piuttosto descrittiva, didascalica, del confronto, ad una fase, diciamo così, più dibattimentale tra le istituzioni e la cittadinanza, una di fronte all’altra divise da un tavolo. E non solo da quello.

LE DENUNCE DIMENTICATE – Da entrambe le parti però quell’invito “al coraggio della denuncia” – seppur generalmente condiviso nel principio quanto nella pratica -, ha tuttavia scatenato la reazione, più o meno pacata a seconda dei casi, dell’uditorio, non solo della platea. Perché, per dirla in parole povere, “le denunce le abbiamo fatte, ma troppo spesso sono cadute nel dimenticatoio se non addirittura in prima battuta nel vuoto”. Significativo a questo proposito un passaggio dell’intervento del sostituto procuratore della Dda di Napoli Alessandro D’Alessio che, rispondendo proprio a De Matteis, ha ricordato come sia necessaria anche una profonda operazione di ricerca all’interno delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della magistratura. E ricordando a tal proposito la circostanza che lo vide protagonista quando, entrando nell’ufficio di un collega magistrato, vi trovò alla sua scrivania niente meno che Cipriano Chianese – avvocato – riconosciuto poi come il vero ideatore del sistema del business criminale dei rifiuti e tra i principali emissari col colletto bianco del Clan dei Casalesi.

Ed è stato forse l’intervento dell’ex consigliere comunale di Fondi Enzo Trani quello più emblematico in tal senso. Il consigliere ha denunciato la presenza di cattivi magistrati, e dell’incapacità delle forze dell’ordine di accorgersi del sorgere delle ville dei camorristi al contrario di quanto sono invece capaci di fare senza tanti sforzi semplici cittadini. “Qui non si spara, ma è importante vedere decine e decine di negozi che sorgono nelle principali vie delle nostre città. Ma che fine hanno fatto – prosegue Trani – quei prefetti e quei questori che negavano la presenza delle mafie”. E ancora: “Ma perché nessuno parla del fatto che l’omicidio di don Cesare Boschin è legato all’interramento di rifiuti tossici nella discarica di Borgo Montello?“. E il vero boato dal pubblico è arrivato quando Trani ha ricordato il paradosso di una presenza scomoda in commissione parlamentare antimafia: “Lo sappiamo bene, lo sappiamo tutti, sappiamo nome e cognome”. E infine: “Ma come si fa a dire che in questa Provincia non ci sono le trattative con i servizi segreti? Questo è il Paese di Gladio, della P2, e in questo territorio in particolare – i servizi segreti deviati fanno affari con la politica sporca e con pezzi delle forze dell’ordine – e se lo sappiamo noi cittadini non potete non saperlo voi”. Boom, nessuna replica.

intervento enzo trani: https://youtu.be/E_bPi2SGw34

La tensione è arrivata a un punto di rottura quando ha cercato di intervenire il terzo ed ultimo tra il pubblico, per denunciare anche lui una certa magistratura e forze dell’ordine insensibili alla sua storia giudiziaria che non ha poi spiegato, perché accompagnato al suo posto da un carabiniere dopo un violento alterco con l’ex presidente di Cassazione Antonio Esposito. E dello stesso tono è stato anche l’intervento dell’ingegner Pollio, arrivato per primo, e anche lui pronto a chiedere giustizia dopo tanti anni di silenzi e mancate risposte.

intervento antonio esposito: https://youtu.be/HF9cEvOsM84

TRATTATIVE? – Insomma dopotutto negli ultimi mesi sono state diverse le circostanze giudiziarie, solo per restare ai casi più noti, che hanno fatto emergere come ci voglia meno di quanto si pensi per scovare un giudice corrotto – come nel caso dell’indagine per corruzione al tribunale di Latina e nei confronti del giudice Antonio Lollo, indagati anche alcuni finanzieri, o come nel caso dell’operazione contro il crimine organizzato dei nomadi di Latina, i Ciarelli, che ha visto spie all’interno di polizia e carabinieri. Come se non bastasse nelle scorse settimane è arrivata una durissima interrogazione parlamentare dei senatori Simeoni, Vacciano e Fucksia che chiedono chiarimenti al ministro dell’interno della possibilità magistratura e servizi segreti forniscano il proprio aiuto e collaborazione in terra pontina ai clan di camorra e non solo. Riportando da un lato il contenuto di un celebre articolo della senatrice e giornalista Rosaria Capacchione su un incontro andato in scena proprio a Gaeta tra Servizi segreti deviati del Sisde e Casalesi e dall’altra sollevando una serie di domande sulla Procura di Latina e sulle “presunte e indebite derubricazioni o parcellizzazioni di reati di competenza della Direzione distrettuale antimafia verificatesi presso gli uffici giudiziari pontini”. Chiedendo anche l’eventuale provvedimento disciplinare.

 

Cosi come peraltro confermato dal magistrato Michele Prestipino – che doveva essere presente al convegno ma non c’era – circa il muro di gomma che dall’alto viene posto lungo il regolare prosieguo delle indagini a Latina. Insomma una lunga serie di circostanze che da sole bastano per supporre non una sola trattativa, ma tante trattative tra Stato e Mafia. Dopotutto il senatore Giarrusso – anch’egli presente al convegno – lo aveva chiesto chiaramente al Questore di Latina De Matteis qualche settimana fa se “esistesse o meno una sorta di Massoneria” nel territorio ma la risposta del Questore fu negativa.
Infine, sempre per rimanere all’invito del Questore De Matteis, al quale va certamentericonosciuto il merito di aver ricostruito e descritto così bene in commissione antimafia, come da tempo non accadeva – forse non è mai accaduto -, lo scenario della criminalità provinciale e per questo cercando di alzare l’asticella dell’attenzione da parte delle autorità competenti, come dicevamo, al dottor De Matteis, il coraggio della denuncia non manca certo ad alcuni giornalisti che ci provano tutti i giorni a portare avanti l’opera di studio, ricostruzione e informazione, tra enormi difficoltà, eppure abbiamo dovuto assistere alla triste vicenda accaduta al collega Francesco Furlan, denunciato proprio dal commissariato di polizia di Formia guidato dal suo vice Paolo Di Francia, per rivelazione di segreto di ufficio, colpevole per aver detto che l’autore di un tentativo di incendio, condotto in maniera intimidatoria contro una attività commerciale della città, fa di professione il finanziere.

UNA NOTA A BILANCIO DEL CONVEGNO DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO

 

Per completezza di informazione riportiamo infine il comunicato diramato sul proprio sito internet dall’associazione Caponnetto a margine dell’incontro di Sperlonga 
“Ci dispiace – si legge nella nota – dal profondo del cuore che taluni amici facenti parte del pubblico non abbiano avuto la possibilità, per mancanza di tempo, di intervenire nel dibattito come desideravano.

 

Ci dispiace, in particolare, per il giornalista Pagano, per Nicola Reale già consigliere comunale di Sperlonga e per il Dr. Ciorra proprietario delle Terme di Suio di Castelforte, di recente rimasto vittima di un avvertimento di fuoco mafioso.

Forse, se essi fossero rimasti fino alla fine dei lavori, avremmo trovato qualche spazio per i loro interventi.

Chiediamo scusa a tutti e tre.

Detto questo, però, va anche sottolineato che gli interventi puntuali dell’Ing.Pollio e dell’ex consigliere comunale di Fondi Enzo Trani hanno ben espresso il pensiero, le preoccupazioni e la rabbia di tutte le centinaia di presenti di fronte alla situazione drammatica esistente nel Basso Lazio e nel sud pontino in particolare a causa della condotta inqualificabile della politica e delle istituzioni pontine e dei comportamenti omissivi degli organi responsabili locali.

D’altra parte non si poteva impedire ai magistrati, al Sen.Giarrusso ed al Questore di Latina di avere tutto il tempo per svolgere le loro relazioni, trattandosi di persone tutte impegnate in prima linea nella lotta al crimine ed alle bande criminali che infestano il territorio.

 

Siamo certi che le Autorità presenti, a cominciare dal Prefetto di Latina, abbiano avuto la possibilità e tutti gli elementi, dal tono degli applausi e dalle espressioni di approvazione ed anche di disapprovazione provenienti dalla platea, per giudicare lo stato d’animo ed il pensiero della gente illuminata.

Mai vista, infatti, una platea così attenta, sensibile e partecipe come quella dell’altra sera a Sperlonga.

Un cinema strapieno e con persone anche  in piedi lungo le pareti, alcune delle quali provenienti anche da altre province e regioni come la Campania e l’Abruzzo-Molise, che hanno fatto centinaia di chilometri per manifestare con la loro presenza il loro interesse e la loro volontà di lotta contro le mafie e la politica ed il potere corrotti e mafiosi.

Un buon segnale che da una parte ci aiuta ad individuare la parte viva, più sensibile e combattiva della società civile e dall’altra ci stimola ad essere sempre più incisivi ed efficaci nel nostro lavoro.

Una persona che noi non conoscevamo e che ci ha detto di essere venuta da un paesino al confine con la Calabria ci ha detto fuori del Cinema: “E’ la prima volta che ho preso parte ad un Convegno nel quale hanno parlato combattenti di prima linea e non quaquaraquà e corrotti. Ho sentito parlare dell’Associazione Caponnetto da un mio amico Testimone di Giustizia ed ho voluto fare circa 4 ore di macchina per venire personalmente ad ascoltarvi. Grazie per quello che fate. Sono con voi”.

Queste cose ci inorgogliscono e ci gratificano di tutte le amarezze, le sofferenze, le delusioni di cui siamo vittime a causa dell’indifferenza di gran parte delle popolazioni locali incapaci di rendersi conto dei pericoli che sta correndo l’intero Paese assalito da un esercito sterminato di malfattori e mafiosi”.

fonte:www.h24notizie.com