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Da Antimafia Duemila del 16 febbraio 2011 – Un nuovo caso Di Girolamo?

Truffa per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale

Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo ha aperto un’inchiesta sull’elezione del senatore italoargentino Juan Esteban Caselli, già senatore e da alcuni mesi nominato responsabile del PdL per gli Italiani nel mondo.

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano ci sarebbero documenti, un video e numerose testimonianze di persone che hanno dichiarato di non aver votato mentre le schede risultanti intestate a loro porterebbero il nome di Caselli.
L’accusa contestata al senatore sarebbe di truffa per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale. “Il sospetto – riporta il quotidiano – è che si siano impossessati di 20 mila plichi elettorali che non sarebbero giunti a destinazione a causa dell’indirizzo sbagliato. Migliaia di schede sarebbero state riempite tutte dalla stessa mano con il nome di Caselli e inviate in Italia”.
Quindi per gli inquirenti, sempre secondo quanto riportato dal Fatto, l’operazione non sarebbe potuta avvenire senza la complicità del Console italiano Giancarlo Maria Curcio, nominato il 19 dicembre scorso da Berlusconi ambasciatore a Panama. Nell’inchiesta poi comparirebbero anche i nomi di un carabiniere incaricato della sorveglianza delle buste presso il consolato generale; di Marcelle Valeri, capo dell’ufficio informatica ed elettorale del Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires; di Oscar Andreani, titolare dell’omonima ditta di spedizione; di Francesco Arena, di origine calabrese che trasmette il programma “Italia Tricolore” a Buenos Aires, finanziato dal senatore Caselli, amico del Console Curcio e di Carmelo Pintabona originario di Sinagra in Sicilia, che Caselli avrebbe voluto nominare come vicecoordinatore PdL per l’America del Sud. Avrebbe voluto in quanto Pintabona ha poi rifutato la proposta.
L’indagine sul senatore PdL rientrerebbe nell’inchiesta aperta nel 2008 (anno di elezioni) dalle  Procure della Repubblica di Roma e Reggio Calabria riguardante proprio i voti giunti da Argentina e Venezuela e su troppe schede compilate con la stessa calligrafia. Luigi Pallaro, senatore uscente, allora aveva denunciato il fatto: “Venni informato per telefono dell’esistenza di un migliaio di schede, tutte con la stessa calligrafia e il nome di Caselli. L’aumento dell’affluenza è sospetto: qualcuno ha racattato migliaia di buste non ricevute e consegnate e le ha votate. Sono andato bene  ovunque tranne che nel mio Paese e in Venezuela: molto ma molto strano. Mi supera un personaggio che non ha niente a che vedere con la nostra comunità, conosciuto in Argentina per ben altri motivi”.
I sospetti di brogli furono poi confermati dallo scrutinio delle schede elettorali avvenuto a Castelnuovo di Porto, dove furono centinaia le schede sospette recanti proprio il nome del Senatore Caselli. A quei sospetti ne seguirono altri e sul voto di Camera e Senato nelle circoscrizioni estere si gettò più di un dubbio.
Così emerse che la ‘Ndrangheta scese pesantemente in campo per far eleggere al Senato Nicola Di Girolamo, con i voti taroccati in Germania, procurati dalla cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto.
Inoltre, indagando sugli affari della famiglia Piromalli di Gioia Tauro, gli inquirenti si imbatterono in alcune conversazioni telefoniche tra il senatore Marcello Dell’Utri e Aldo Miccichè, faccendiere, già dirigente della Democrazia Cristiana, originario di Marapoti ma rifugiato da anni in Venezuela (dopo una condanna a 25 anni di reclusione) e ritenuto in rapporti con la famiglia Piromalli.
“Provvederò che presso ogni consolato ci sia la nostra presenza segreta per i cosiddetti voti di ritorno”. Diceva Micciché in un passaggio chiave dell’intercettazione telefonica dell’8 marzo del 2008 (ore 2,19). Anche allora il piano appariva molto semplice: acquisire quante più schede bianche e votarle. “Ho valutato le spese per tutti i dieci Paesi… complessivamente mi servono 60.000 euro…” disse Micciché. E Marcello Dell’Utri rispose: «Benissimo…».
Un’operazione che, in caso di realizzazione, potrebbe aver avvantaggiato proprio Caselli che di fatto beneficiò della vittoria del PdL nella circoscrizione dell’America Latina proprio per entrare in Senato.

Marcello Dell’Utri (M) chiama Aldo Micciché (A). E’ l’8 marzo del 2008 alle ore 2,19
Ecco la sbobinatura della telefonata
Aldo Micciché ed DC calabrese in Venezuela

M: «Buonasera, sono Marcello Dell’Utri… il signor Aldo».
A: «Tesoro, bello d’Aldo tuo… allora guarda che lì l’operazione mi pare chiusa. Eh… praticamente ehm… la raffineria, tramite il… Group Cedranal (fonetico) dà l’ok alle cose stesse… quindi l’operazione viene serrata».
M: «Benissimo, benissimo».
A: (i due adesso parlano di elezioni, ndr) «Io ho fatto le varie spese eccetera e ho visto che con 60 mila dividendo… dividendo….sono dieci Stati eh!».
M: «Si, si, quindi sono… ecco!».

A: «Mi pare, sessanta e trenta novanta… minchia, nemmeno con centomila euro…».
M: «Eh! E’ vero…».
A: «Già ce la cacciamo, insomma! Eh, meglio di così non posso fare eh!».
M: «No, no, no… hai fatto una cosa bellissima, complimenti davvero. Si, si».
A: «Allora… assolutamente riservato, attenzione, c’è tutta la cronistoria perfetta che, che… ci sono i voti, ci sono tutte le speran… le rappresentanze, le cose… attenzione che noi l’operazione grossa che facciamo. Scusami se ti rubo un secondo».
M: «Figurati, figurati».

A: «Sono i cosiddetti voti di ritorno, hai capito? Provvederò che presso ogni consolato ci sia la nostra presenza segreta per i cosiddetti voti di ritorno, che nel 2006 hanno rappresentato più del trenta per cento! E sono stati votati segretamente dai nostri affettuosi avversari. Sai che sono i voti di ritorno, no?».
M: «Si, si».
A: «Se non… se non m’intendi dimmelo… sia ben chiarito che i diplomatici o detti tali non sono nostri amici, di ciò ho le prove provate, molti di loro hanno i baffetti… quando ti dico i baffetti lo capisci…».
M: «Sì…(ride)».

A: «….e consumano, e consumano molta mortadella non solo tosco-emiliana. Va bene?»
M: «Benissimo, sì, sì».
A:«Ora i dolenti….ora qual è il problema, se noi blocchiamo… blocchiamo il ritorno dei certificati e li controlliamo. O ce li votiamo noi, parliamoci chiaro! Mi segui?»
M: «Esatto, esatto».
A: «Perché ognuno di questi gentiluomini o c’ha la moglie, o c’ha il cugino, o c’ha il compare nel consolato, e allora io gli metto due dei miei! O sbaglio?».
M: «Chiarissimo, bello… si, si».

A: «Poi gli… quelli che distribuiscono i certificati, attenzione! Improvvisamente mi vedo arrivare a casa mia quaranta o cinquanta certificati, mi stai seguendo?».
M: «Si, come no!».
A: «I comunistelli locali sono bravissimi in questo! Ma stavolta io li ho fottuti!».
M: «Bravo! …(ride)».

A: «Non ho perso nessuna elezione e non voglio mancarne una a settantadue anni, che andrò a compiere il dodici aprile. Le mie possibilità complete nei… paesi, riguardano le seguenti famiglie: siciliani, calabresi, campani, veneti, laziali ed in parte liguri… tu sai la forza della verità nostra! In via molto riservata, sarò assistito benevolmente dai miei cardinali e conseguenzialmente dalla mia chiesa cattolica… L’ultima cosa… le..le..i nostri cari ormai… ormai… amici massoni eccetera, abbiamo superato tutte le varie empasse, ricordati che l’uomo del giorno lì è il nostro presidente dei probiviri, chiaro?».
M: «Sì».
A: «Ti voglio bene».
M: «Grazie Aldo! Un bacione, ciao, ciao!».

Chi è Esteban Caselli
Con 48.128 voti è stato eletto al Senato Esteban Juan Caselli appartenente alle liste del Pdl per la ripartizione America Meridionale. Detto “Cacho” o “El obispo” (il vescovo), è nato a Buenos Aires in Argentina nel 1942. Un personaggio molto chiacchierato. Il suo nome compare in libri denuncia e in diverse inchieste. Caselli ha ricoperto svariati incarichi pubblici, vanta saldi legami con il potere clericale, in particolare con il cardinale Sodano, e con il mondo affaristico. E’ stato per tre anni ambasciatore presso la Santa Sede, dal 1997 al ’99, ai tempi della presidenza Menem nonostante la contrarietà della Chiesa Cattolica argentina.
Da sottosegretario alla Presidenza della Repubblica di Menem, Caselli fu indagato per traffico d’armi per essere intervenuto a nome della Casa Rosada sul ministro della Difesa a favore della ditta Sarlenga, poi coinvolta nel commercio di armi acquistate in Ecuador rivendute alla Croazia durante la guerra in Bosnia attraverso una triangolazione con Argentina e Venezuela. Tra i suoi acerrimi nemici politici compare anche l’ex ministro dell’Economia argentino, Domingo Cavallo, che lo ha accusato di far parte della mafia legata ad Alfredo Yabran, personaggio collegato tra l’altro all’uccisione di José Luis Cabezas, fotografo del settimanale politico argentino Noticias.