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Csm: plenum boccia comitato di presidenza e sarà parte civile al processo contro Palamara

Luca Grossi 01 Marzo 2023

Melius re perpensa: il Consiglio superiore della magistratura, bocciando la proposta del comitato di presidenza – composto dal Vice Presidente Fabio Pinelli, dal Primo presidente uscente della Corte di Cassazione Pietro Curzio e dal Procuratore generale presso la Corte stessa Luigi Salvato – si costituirà parte civile nel processo a carico dell’ex toga Luca Palamara, per il quale la Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e in atti giudiziari per i fatti commessi negli anni in cui era componente del Consiglio. La decisione è stata presa con 23 voti a favore mentre la proposta di non costituzione del Comitato ha preso solo 5 voti. La proposta contraria a quella dell’ufficio di presidenza a guida leghista è stata presentata dai quattro consiglieri scelti da Fratelli d’Italia (Felice GiuffrèDaniela BianchiniIsabella Bertolini Rosanna Natoli), dal laico in quota M5s Michele Papa e quello dell’altra laica scelta dal Carroccio, Claudia Eccher. La proposta pro-Palamara dei vertici, invece, si è fermata a cinque voti: oltre ai tre componenti del Comitato, l’hanno sostenuta solo il laico di Forza Italia Enrico Aimi e quello di Azione-Italia viva Ernesto Carbone. Astenuta Maria Luisa Mazzola (togata di Magistratura indipendente), mentre non hanno partecipato al voto il togato di UniCost Marco Bisogni (per incompatibilità) e l’indipendente Andrea Mirenda (assente per malattia).
Nello specifico la delibera alternativa ha previsto la costituzione in giudizio del CSM come parte civile “riservandosi di precisare la quantificazione del danno in corso di causa”. Sempre nel documento di delibera si rileva che Palamara “è contestata la messa a disposizione delle proprie funzioni, anche di componente dell’organo di governo autonomo della magistratura, in favore di persone in cambio di utilità”.
Oltre a questo la procura di Perugia, guidata da 
Raffaele Cantone, nel chiedere il processo per Palamara (la cui udienza preliminare è fissata per il sette marzo) ha indicato il Csm come “persona offesa”.
Il Comitato di presidenza aveva ritenuto che non ci fossero i presupposti per la costituzione in giudizio, sotto il profilo della configurabilità del danno, perché non emergerebbe “dalla contestazione una ipotesi di illecita utilizzazione di specifici poteri e funzioni consiliari”, e così non si può affermare, a differenza di quanto fa la procura, “che il dottor Palamara nella fattispecie abbia interferito sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura sviandone l’esercizio dei poteri ed orientandone gli atti al perseguimento di fini illeciti”. Prima del voto, Pinelli aveva preso la parola per chiarire che la posizione del Comitato era fondata su “questioni di carattere giuridico” e assolutamente “non condizionata” da pregiudizi di “carattere politico” e che era oltretutto “coerente con la scelta storicamente consolidata” del Csm di non essere parte dei contenziosi che hanno coinvolto suoi componenti. “La scelta di non costituirsi in un giudizio penale nei confronti di una persona che oggi non è più magistrato perché rimosso in sede disciplinare dal Consiglio superiore stesso non costituirebbe un passo indietro rispetto ai propositi di rinnovamento etico e di tensione morale che ci siamo proposti” aveva detto Pinelli, spiegando che “la forza di questa consiliatura si misurerà sulla strada che saprà indicare, sulle soluzioni che saprà trovare alle difficoltà dell’amministrazione della giustizia”.
In sintesi, secondo il comitato di presidenza, il Csm non aveva subito alcun danno, nemmeno d’immagine.
Il plenum, tuttavia, ha deciso diversamente e le vicende passate sono ancora vive nella memoria.
Ricordiamo che per mesi l’organo di autogoverno dei magistrati ha dovuto procedere a ranghi ridotti – sei consiglieri avevano lasciato il loro incarico – per non parlare del danno all’immagine. Basti ricordare che alcuni leader di partito e alcune testate giornalistiche lo hanno definito ‘il peggior Csm di sempre’, proprio per le vicende legate allo scandalo dell’Hotel Champagne.
E ricordando questo non possono che tornare alla mente le parole dell’allora consigliere togato 
Nino Di Matteo, intervenuto durante la seduta plenaria del 13 ottobre 2021: “E’ inutile che diciamo che il cambiamento” arriva con “il lavoro quotidiano. Abbiamo una occasione per affermare che il consiglio superiore della magistratura è un organo istituzionale che deve funzionare secondo le regole fissate dalla Costituzione e dalle leggi e non risentire di influenze o tentativi di influenze o di lobbisti o personaggi vari”, aveva concluso Di Matteo.
Rispetto ad una vicenda del genere non si tratta di inseguire dei criteri di opportunità – aveva continuato il magistrato – io i criteri di opportunità che ho sentito invocare da chi è contrario alla costituzione (di parte civile n.d.r) li ho compresi ma assolutamente non condivisi. Noi non rappresentiamo i magistrati italiani. Siamo il consiglio superiore della magistratura” il quale se non si “costituisse essendo stato indicato espressamente in sede penale come l’organo il cui funzionamento è stato, e ripeto è turbato ancora oggi da quelle vicende, abdicheremo secondo me alla speranza di cambiamento”.
Non tutti i consiglieri di allora erano stati d’accordo, anzi, la delibera era passata con lo scarto di un voto: 9 voti a favore, 8 contrari e 8 astenuti.
Oggi invece la delibera è passata a larghissima maggioranza.

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/94150-csm-plenum-boccia-comitato-di-presidenza-e-sara-parte-civile-al-processo-contro-palamara.html