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Crotone, smantellata cosca Arena: 68 fermi. Clan controllava il Cara di Isola Capo Rizzuto: “Ai migranti il cibo che si dà ai maiali”

Crotone, smantellata cosca Arena: 68 fermi. Clan controllava il Cara di Isola Capo Rizzuto: “Ai migranti il cibo che si dà ai maiali”

Il Fatto Quotidiano, Lunedì 15 maggio 2017

Crotone, smantellata cosca Arena: 68 fermi. Clan controllava il Cara di Isola Capo Rizzuto: “Ai migranti il cibo che si dà ai maiali”

Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose

di Lucio Musolino

Associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. I dettagli del blitz saranno illustrati alle 11 durante una conferenza stampa a Catanzaro.  La cosca Arena aveva imposto la propria assillante presenza non solo sul crotonese, ma anche sull’area jonica della provincia di Catanzaro con estorsioni a tappeto ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.

Tra il 2015 ed il 2016 infatti, secondo i pm, una cellula degli Arena era particolarmente attiva a Catanzaro dove ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi. Così è stato anche nei comuni di Borgia e Vallefiorita, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, dove invece operavano cosche satelliti della famiglia mafiosa di Isola Capo Rizzuto.

Indagando sulla famiglia Arena – ha detto il procuratore Gratteri – siamo arrivati all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto. All’interno sono successe cose veramente tristi: un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene 250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si arricchiscono sulle spalle dei migranti. Questa è un’indagine che abbraccia quasi 10 anni di malaffare all’interno del Cara gestito in modo mafioso dalla famiglia Arena”.

Il Centro di accoglienza e la Misericordia sono il bancomat della ‘ndrangheta” è il commento del generale Giuseppe Governale, comandante del Ros, secondo cui è stata la cosca Arena a scegliere i suoi uomini: “E tra questi ci sono Sacco e il prete Scordio”.  “Quest’indagine – ha spiegato il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – è figlia di un lungo lavoro. Siamo riusciti ad avere addirittura le foto delle consegne di denaro ad alcune società che avevano fini di lucro da parte della Misericordia che aveva vinto l’appalto ma è una onlus. Su 100 milioni di euro, 32 sono andati alla cosca Arena. Pensate che il prete, solo in un anno, ha percepito 150mila euro per l’assistenza spirituale dei migranti. Emerge uno spaccato inquietante – ha aggiunto Luberto – di ‘ndranghetisti che gestiscono il monopolio di reperti archeologici. Ma anche il controllo del gaming che ha demandato alla famiglia Arena”.

L’indagine comunque continua. “Ancora non siamo appagati” ha avvertito il procuratore Nicola Gratteri che ha sottolineato come più avanti ” si vedranno i rapporti di Sacco con altri pezzi delle istituzioni”. Nei mesi scorsi erano comparse delle fotografie di Sacco addirittura con l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano. Sul punto, Gratteri è stato chiaro: “Tutto quello che aveva una rilevanza penale è stato inserito nel provvedimento di fermo. Non vogliamo che si perda la serietà di questa indagine”. Gli fa eco il procuratore aggiunto Luberto: “Per quanto riguarda le istituzioni, se siamo arrivati a questo punto sicuramente ci sono state delle commissioni di controllo. Innanzitutto da parte della magistratura e di tutte quelle istituzioni che erano deputate al controllo”.