La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, il mercato del lavoro e la precarietà, la sicurezza sul lavoro, il welfare, l’immigrazione, le guerre, l’ambiente e i diritti umani: il Rapporto annuale sulla globalizzazione e sui diritti nel mondo (che verrà presentato domani e di cui vi anticipiamo, in sintesi, i passaggi principali) fornisce le analisi più approfondite, i dati più aggiornati, il quadro più ampio. Fotografa e analizza la globalizzazione per quello che è, mettendo in luce i punti più critici e delineando al contempo le direzioni da seguire per dare concreta attuazione a un’inversione di rotta
Quest’anno il Rapporto sui diritti globali – un progetto di CGIL, ARCI, ActionAid, Antigone, CNCA, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente – giunto alla sua settima edizione, esce nel pieno degli effetti della crisi finanziaria mondiale sulle economie reali di tutti i Paesi del pianeta. Il castello di carte della finanza globalizzata, e infine impazzita come una maionese, è il frutto prevedibile e previsto di un sistema che drena ricchezze e risorse per concentrarle in poche mani. Le mani sono quelle delle corporation, dei potenti gruppi speculativi, degli imperi multinazionali che in questi decenni hanno attualizzato e imposto l’ideologia del liberismo senza regole e senza freni. Un pensiero unico che è riuscito a informare di sé e a soppiantare governi e sedi decisionali democratiche ed elettive, dunque la politica, gestendoli in proprio o trasformandoli in passivi e complici esecutori.
Con la crisi globale resta aperto e si drammatizza il nodo dei salari e, più in generale, la grande e rimossa questione dei diritti economici e sociali, nei Paesi poveri così come in quelli sviluppati. Ma le cronache dai mari di questi giorni, dei barconi gonfi di umanità violata e dolente, cinicamente rispediti in Libia, ci ricordano che oltre alla crisi dell’economia reale c’è un’altra crisi da affrontare, altrettanto grave: quella dei diritti umani e di cittadinanza, connessi anche alla questione ambientale. Anche questi diritti sono drasticamente peggiorati, sin dentro il cuore delle nostra città.
Anche quest’anno il Rapporto, un volume unico a livello internazionale per l’ampiezza e la sistematicità dei temi affrontati, fa il punto della situazione restituendoci lo stato di salute dei diritti nel mondo.
La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, il mercato del lavoro e la precarietà, la sicurezza sul lavoro, il welfare, l’immigrazione, le guerre, l’ambiente e i diritti umani: il rapporto fotografa e analizza la globalizzazione per quello che è, mettendo in luce i punti più critici e delineando al contempo le direzioni da seguire per dare concreta attuazione a un’inversione di rotta.
Il Rapporto ci ricorda la centralità dei diritti umani e sociali e l’importanza di un assetto sociale costruito sui concetti di uguaglianza, democrazia e ricchezza per tutti. Nuovi importanti fenomeni lasciano intravedere la possibilità di un cammino diverso: il nuovo mutualismo, la cittadinanza attiva, la finanza etica e i nuovi stili di vita, la decrescita e il consumo responsabile. Spinte positive che hanno però bisogno di essere accompagnate e potenziate perché diventino prassi comune condivisa dagli Stati e dal sistema-mondo nel suo complesso.
Di fronte ai fenomeni che segnano il nostro tempo, spesso lasciando ferite profonde,
bisogna riabituarsi a domandarsi, e domandare, il perché. Perché significa ricerca di responsabilità ma anche comprensione delle cause, senza la quale non vi sono correzioni e rimedi possibili. L’introduzione di Sergio Segio
Vi proponiamo alcuni stralci (in pdf) del Rapporto:
La politica salariale della miseria. Si dice che buona parte dei guai attuali hanno la loro origine nel dominio della finanza sull’economia reale. Ma esiste ancora l’economia reale?
Tra il 1980 e il 2006, gli asset della finanza sono passati dal 109% al 316% del valore della
produzione mondiale: la maggior parte delle grandi imprese sono controllate da attori finanziari
in una dimensione che vede in azione la tattica dei risultati immediati e non la strategia
di lungo periodo. Circolano più soldi sul mercato speculativo delle valute in una settimana che nel commercio tra Stati per beni e servizi in un anno. L’economia reale è diventata l’utile strumento della finanza del debito diffuso, ma le merci possono crescere indefinitamente solo nel Paese dei Balocchi. Case, automobili, vacanze sono state incentivate e pagate con i soldi di un nuovo Monopoli. Per questo si parla oggi di sovrapproduzione: non ci sono soldi veri per gli acquisti. Al di là delle considerazioni di carattere ambientale, i Paesi emergenti potrebbero rappresentare benissimo il terreno di una nuova domanda, non fossero stati saccheggiati in questi anni dalla politica salariale della miseria, che ha trascinato con sé al ribasso la quota salariale in tutto il mondo. Leggi qui.
Italiani soli, vulnerabili e a rischio. Sono sempre più soli, gli italiani: di fronte alla crisi, senza rete, e con un welfare che si ritrae. E corrono rischi contro cui non hanno protezione: l’11,8% (poco meno di tre milioni) possiede azioni o quote di fondi comuni ad alto rischio sul mercato finanziario, l’8,2% (circa milioni) ha un mutuo per la casa cui far fronte, con (stimate) 56.000 famiglie che saltano i pagamenti e 193.000 che fanno fatica a pagare le rate, il 12,8% (poco più di 3 milioni) che ricorre al credito al consumo. Leggi
Epifani: governo autoreferenziale. Il governo Berlusconi ha rinunciato a qualsiasi confronto con le rappresentanze sociali, una scelta “che conferma il profilo autoreferenziale di questo esecutivo”: lo afferma il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nella prefazione al Rapporto sui diritti globali 2009, che verrà presentato domani. “Senza il minimo confronto con le parti sociali – dice Epifani – si manomettono molti dei provvedimenti che il precedente esecutivo aveva adottato con il Protocollo sul welfare e si introducono modifiche pesanti in tema di relazioni sindacali, a cominciare dalle questioni relative ai tempi di lavoro, al lavoro notturno, ai riposi giornalieri”.
Il leader della Cgil torna a spiegare il no del suo sindacato alla riforma contrattuale, parlando esplicitamente di una “strategia di attacco contro i lavoratori e contro la Cgil”.
“L’attacco ai diritti – dice – si manifesta con il provvedimento che punta a limitare il diritto di sciopero, per ora solo nel trasporto pubblico. E’ uno snodo, questo, di particolare rilevanza, che richiede massima attenzione e vigilanza perché tocca un principio nevralgico dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, costituzionalmente garantito”. Leggi
La globalizzazione ai tempi della crisi. L’esasperata finanziarizzazione dell’economia è stata individuata come la causa principale dell’esplosione della crisi, ma la “bolla” finanziaria spiega solo una parte del problema. In realtà, le cause della crisi sistemica sono più profonde e vanno ricercate nell’egemonia culturale del neoliberismo economico. Teorizzando l’assoluta capacità autoregolamentativa del mercato, l’approccio liberista estesosi a livello globale ha deregolamentato il sistema, depotenziato i necessari contropoteri annettendosi istituzioni e governi e, quel che è peggio, ha ignorato ogni etica della responsabilità. Lo stravolgimento dei principi del liberismo
classico ha portato alla degenerazione del neoliberismo, che ha caratterizzato la globalizzazione
sviluppatasi negli ultimi decenni. Ed è stato proprio questo modello di globalizzazione a esplodere, creando la crisi. Un fallimento annunciato. Leggi
L’Europa politica. Se il fenomeno xenofobo e razzista è diffuso in tutta Europa, è indubbia l’esistenza di un “caso italiano”: è quanto sostiene il Rapporto, che denuncia l’esistenza in Italia di un razzismo “diffuso, vago e, spesso, non tematizzato”.
La cifra degli abusi è l’assoluta ordinarietà con cui vengono perpetrati: “gli autori sembra che si sentano pienamente legittimati nel riservare trattamenti differenziati – dice il rapporto citando l’Unar – a seconda della nazionalità, dell’etnia o del colore della pelle”.
Ancora più grave il fatto che, sottolinea il rapporto, non ci sia una consapevolezza reale nel Paese. In questa sorta di “normalizzazione” degli atti di discriminazione e di razzismo, i cittadini stranieri sembrano aver alzato il livello di sopportazione degli abusi. Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, si registra un’inquietudine sociale tornata in Italia almeno ai livelli massimi registrati nel 1999, una “penisola della paura” in cui la paura è alimentata dall’uso politico dell’immigrazione. In questa situazione, chiedersi se gli italiani sono razzisti o no non serve a nulla, perché si rischia l’inazione per il senso d’impotenza di fronte all’enormità del fenomeno oppure la sottovalutazione di un problema che si ritiene inesistente e che invece è purtroppo grave. Leggi il rapporto
Donne, minori, migranti: prime vittime di violazioni. Un grave fenomeno globale, tra i più redditizi per le organizzazioni criminali dato un volume d’affari stimato in circa 32 miliardi di dollari l’anno, e che coinvolge secondo l’ONU 2,7 milioni di persone, nell’80% dei casi donne e bambini, è quello della tratta degli esseri umani. È quella «moderna schiavitù» di cui molti governi negano ancora l’esistenza e mostrano “negligenza nel perseguirla penalmente”, secondo l’UNODC, che stima come nel 79% dei casi il traffico avvenga per sfruttamento sessuale e le vittime siano prevalentemente donne, anche giovanissime. Leggi.
Il ritorno degli Usa nella comunità internazionale. Ai tragici fallimenti dell’Amministrazione Bush/Cheney, il cui arrogante e unipolare progetto di democratizzazione del “Grande Medio Oriente” attraverso “l’effetto domino” provocato da “guerre giuste” ha reso ancora più instabile un’area da sempre problematica, causando al contempo l’aumento e la diffusione planetaria delle attività terroristiche, si trova a dover porre rimedio l’Amministrazione Obama, che ha subito avviato un’intensa attività diplomatica. Leggi
Ambiente: è codice rosso, speranza clima. Seppur in presenza di segnali positivi il mondo è arrivato all’appuntamento di Copenaghen, il prossimo dicembre per la Conferenza Onu sul clima, letteralmente sull’orlo del baratro. Per il documento, alla luce di questa emergenza “per salvare il Pianeta dagli effetti più drammatici del mutamento climatico l’impegno dei singoli Stati e della comunità internazionale tutta dovrà essere immediato, deciso e consistente. E, soprattutto, non ci sono vie alternative, ma l’unica speranza resta arrivare al post Kyoto nei tempi previsti”. E il quadro internazionale “fa ben sperare”. L’ambiente, inoltre, da un anno a questa parte, e ancor più negli anni a venire, secondo il Rapporto, si è rivelato in modo deciso come “nuovo soggetto politico”.
Sul fronte ricette il Rapporto avvisa gli scettici: Risparmio energetico, efficienza, energia verde e tecnologie pulite sono così determinanti che investendo in questi settori si potrà soddisfare la domanda energetica prevista per metà secolo, riducendo le emissioni di anidride carbonica dal 60 all’80%. Leggi qui
Monica Maro
(Tratto da www.aprileonline.info)