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Criminalità, reati ambientali e Pnrr: il senso delle mafie per il greenwashing

L’APPELLO DI LEGAMBIENTE – Il presidente Stefano Ciafani: “Gli strumenti di indagine oggi sono messi a rischio, penso alle intercettazioni. Invece servirebbero una commissione parlamentare sulle attività illecite connesse ai rifiuti, l’introduzione nel Codice penale di sanzioni contro chi commette crimini contro gli animali, l’approvazione del ddl sulle agromafie”

DI ELISABETTA AMBROSI

2 GENNAIO 2023 – Il Fatto Quotidiano

“Il disegno di legge sulle agromafie è stato approvato due volte in Consiglio dei ministri, ma non è mai diventato legge. Questo governo mostra un volto securitario contro il rave, ma se fosse coerente dovrebbe approvarlo subito. E il Parlamento votarlo”. Secondo Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, la virulenza della criminalità organizzata continua a minacciare l’ambiente e l’economia sana. Contro di essa sarebbero necessarie inasprimento delle pene e potenziamento del sistema dei controlli, specie in tempi di attuazione del Pnrr. E proprio sui reati ambientali è uscito da poco il nuovo rapporto di Legambiente, edito da edizioni Ambiente con il titolo “Ecomafia 2022. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”. Secondo i due autori Enrico Fontana e Antonio Pergolizzi (dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente), le ecomafie hanno subito un processo di graduale mutazione, passando dai traffici tra nord e sud, le cave abusive e i rifiuti tombati al greenwashing, “attraverso creazione di società ad hoc che partecipano ai bandi di gara per aggiudicarsi titoli di efficienza energetica e crediti di carbonio da scambiare sui mercati locali”. Un’evoluzione raffinata e subdola cui rispondono le attività delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. “Fummo primi a denunciare le infiltrazioni mafiose nel settore eolico in Sicilia, ma questo non vuol dire non fare l’eolico”, spiega ancora Ciafani. “Le mafie come sempre succede si infilano nei nuovi mercati, sta all’apparato di controllo del Paese capire dove si sta dirigendo”.

94.537 tir di rifiuti sequestrati

Anche se in lieve diminuzione rispetto all’ultimo anno (-12,3%), i numeri parlano chiaro: nel 2021 ci sono stati 30.000 reati contro l’ambiente, quasi 84 reati al giorno e sono cresciuti gli arresti (368, +11,9%). Considerando gli illeciti amministrativi, si arriva a 89.858 violazioni di norme a tutela dell’ambiente, ben 246 al giorno. La maggior parte dei reati interessa le regioni del sud, Campania in testa, seguita da Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio, Toscana, Lombardia (Roma invece è la prima provincia) e il reato in testa è quello del ciclo illegale dei rifiuti (36% dei reati), seguito dalla filiera illegale del cemento (32%). Grazie alla legge 68/2015, con cui sono stati introdotti i delitti contro l’ambiente nel Codice penale, nel 2021 le inchieste sono state 878: il delitto più contestato è quello di inquinamento ambientale, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare, si legge nel Rapporto, è scattato per traffico illecito di rifiuti. Si tratta soprattutto di rifiuti industriali contaminati da metalli pesanti e fanghi di depurazione, seguiti da rifiuti da costruzione e demolizione, compost fuori legge, scarti in plastica e pneumatici fuori uso. I numeri sono impressionanti: i rifiuti sequestrati superano 2,3 milioni di tonnellate, “l’equivalente di 94.537 tir messi su strada, un serpentone di 1.286 chilometri”. Anche gli incendi agli impianti di trattamento, smaltimento e recupero di rifiuti registrano un inasprimento nel 2021 (ben 218 casi). Non solo. I traffici di rifiuti hanno una dimensione globale, come dimostrano i sequestri alle frontiere di materiale plastico e Raee, questi ultimi diretti magari verso Paesi africani, Turchia e Malesia. Gli strumenti per contrastarli ci sono, grazie all’approvazione della legge, nel 2001, che prevede fino a sei anni per i trafficanti di rifiuti “ma gli strumenti di indagine oggi sono messi a rischio, penso alle intercettazioni telefoniche e ambientali. E poi servirebbe il reato di discarica abusiva”, nota Ciafani.

Animali, incendi, opere d’arte: tutti i fronti della criminalità

La criminalità economica permea tutti i settori, rifiuti, cemento ma anche animali, beni culturali, agroalimentare, alimentati da corruzione e mazzette (i fatturati illegali sono stimati nel 2021 in 8,8 miliardi di euro). Dopo rifiuti e cemento, il terzo asse di reati ambientali è quello dei traffici illeciti sulle pelle degli animali – pesca illegale, combattimenti di cani e corse clandestine di cavalli – reati contro i quali Legambiente auspica l’Anagrafe unica degli animali domestici e/o selvatici tenuti in cattività, oltre all’inserimento nel Codice penale dei delitti contro fauna e flora.

E poi, fronte amaro, i roghi, aumentati del 27,2% rispetto all’anno precedente con 5.385 reati e 1422 incendi, il numero più elevato di incendi in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. La regione più colpita è la Sicilia, seguita da Calabria, Puglia, Campania (dove si concentra il 79,1% della superficie andata in fiamme). “Qui il problema”, spiega Ciafani, “è che se i Comuni non fanno la delimitazione delle aree percorse dal fuoco la legge sugli incendi boschivi che esiste, e che prevede che non si possano utilizzare in nessun modo le zone bruciate, non si può applicare. Vorremmo inoltre che l’incendio boschivo e il disastro ambientale rientrino tra i reati per cui non c’è prescrizione”.

Ma tra i reati ambientali c’è anche l’archeomafia, responsabile dei reati a danno del patrimonio culturale e artistico, con un incremento dei furti delle opere d’arte del 20,4% (603), anche se per fortuna la legge 22 del marzo 2022 inasprisce le sanzioni verso i beni culturali, introducendo nuove fattispecie di reato. “Ma serve potenziare le strutture se è vero che siamo il Paese con il 70% del patrimonio mondiale”, nota il presidente di Legambiente.

Dalle agromafie alle Arpa, le leggi che servirebbero

Aumentano i controlli rispetto alle frodi agroalimentari, ma aumentano anche i reati (+17,6%, con 51.438 illeciti amministrativi). Rispetto a questi reati occorre assolutamente l’approvazione del disegno di legge contro le agromafie. “Su questo fronte non ci siamo, il disegno di legge è stato scritto da un gruppo di lavoro da Gian Carlo Caselli due legislature fa, ma mai votato”, commenta il presidente dell’associazione ambientalista.

Infine, il Rapporto racconta anche il fenomeno del mercato illegale delle buste di plastica shopper, con 4 sacchetti su 10 in plastica tradizionale non a norma, nel quale c’è un ruolo attivo delle mafie. E, anche, i traffici illegali dei cosiddetti Fgas, potenti gas serra il cui acquisto prospera sul mercato nero e che sono pericolissimi perché migliaia di volte più climateranti della CO2”.

Ecco perché, in conclusione, Legambiente, pur plaudendo all’inserimento in Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, avanza alcune proposte, tra cui la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse ai rifiuti, l’introduzione nel Codice penale di sanzioni contro chi commette crimini contro gli animali, l’approvazione del disegno di legge sulle agromafie. Oltre a questo, una grande preoccupazione resta quella del controllo sui fondi del Next Generation Ue: “Avrei immaginato una maggiore attenzione sui controlli e un maggiore livello di repressione che purtroppo non ci sono stati finora, né il nuovo governo sembra andare in questa direzione”, conclude Ciafani. “Bisogna invece potenziare uffici, personale e competenze delle Arpa, specie del centro sud. Pensi che nel 2016 è stata approvata una legge che ha istituito il Sistema nazionale di protezione ambientale, ma assurdamente mancano ancora i decreti attuativi, nonostante siano passati tre ministeri dell’Ambiente. Pichetto Fratin dovrebbe farlo. Dobbiamo evitare che anche un solo centesimo della montagna di soldi del Pnrr finisca nelle tasche sbagliate, quelle delle organizzazioni criminali attraverso società di comodo. Che il volto securitario del governo si mostri anche qui, non solo su rave e migranti”.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/01/03/criminalita-reati-ambientali-e-pnrr-il-senso-delle-mafie-per-il-greenwashing/6923156/