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CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA – dalla Relazione del Ministro dell’interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (2° semestre 2017)

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 
a. Analisi del fenomeno
In Campania, la criminalità organizzata di tipo mafioso si conferma come fenomeno caratterizzato da equilibri mutevoli e in continua trasformazione, in ragione di un tessuto delinquenziale più che mai complesso. Rimane, come dato costante, la poliedricità del “sistema camorra”, capace di esprimere dei veri e propri cartelli, come riscontrato per i clan napoletani LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO, che negli anni ‘90 diedero vita all’Alleanza di Secondigliano, ma che da sempre agiscono d’intesa. Lo stesso pluriennale accordo si riscontra per il gruppo dei CASALESI, che fa capo alle famiglie SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI, al quale sono funzionalmente collegati la maggior parte dei clan che operano nella provincia di Caserta. Il sodalizio dei CASALESI, descritto in atti giudiziari come associazione che ha mutuato le caratteristiche delle organizzazioni mafiose di origine siciliana, è tutt’ora vitale, nonostante gli arresti e la collaborazione con la giustizia di elementi di vertice. Al pari dei descritti cartelli, risultano fortemente strutturati altri sodalizi che, nel tempo, hanno creato dei veri e propri apparati imprenditoriali, in grado di influenzare ampi settori dell’economia, locale e nazionale (giochi, ristorazione, comparto turistico-alberghiero, edilizia, rifiuti), mostrando una resilienza tale da riuscire ad assorbire i continui colpi dello Stato, rimanendo comunque operativi. Pertanto, la rilevanza mediatica che producono i numerosi e gravi episodi criminosi (agguati, sparatorie, intimidazioni), verificatisi soprattutto nella città di Napoli e nell’area a Nord, non deve indurre ad un’analisi della camorra che limiti la lettura del fenomeno alla matrice delinquenziale di “basso cabotaggio”, caratterizzata dallo scontro tra bande rivali, costituite da nuove, giovani leve, prive di caratura criminale. Al contrario, non devono essere ignorate dinamiche di sodalizi che appaiono assenti e che, al contrario, operando lontano dai riflettori, godono di tutti i benefici tattico-strategici che ne conseguono, specie per quanto attiene l’infiltrazione nell’economia. Nello stesso capoluogo si rileva la perdurante convergenza tra nuove aggregazioni e storiche organizzazioni della criminalità napoletana. Queste ultime, in particolare, nonostante la detenzione degli elementi di vertice, risultano operative sul territorio di influenza con nuovi asset gestionali, la cui mimetizzazione è frutto di una studiata strategia che, alle dinamiche di violenta contrapposizione, preferisce la gestione di grandi traffici internazionali e la proiezione extraregionale. Quanto descritto vale anche per altri gruppi che operano in provincia (a titolo esemplificativo si citano le famiglie MALLARDO, MOCCIA, POLVERINO, FABBROCINO, GIONTA), tutti dotati di una capacità economica consolidatasi prima nelle zone d’origine, grazie all’indiscusso dominio criminale e successivamente oltre regione, a seguito di una espansione sempre più ramificata Per questi ed analoghi sodalizi, la straordinaria ricchezza, accumulata in decenni di gestione di attività illecite, rappresenta uno dei maggiori punti di forza, spesso più della capacità di intimidazione, sia per la possibilità che ne consegue di mantenere le famiglie degli affiliati in difficoltà economiche sia per operare investimenti, insinuandosi in aree all’apparenza scevre da presenze criminali. In queste zone, gli affiliati ai clan hanno stretto, nel corso del tempo, alleanze mirate a far convergere le migliori esperienze maturate dai singoli gruppi nelle diverse attività illecite, quali traffici di stupefacenti e di merce contraffatta, smaltimento di rifiuti tossici e riciclaggio. Permane il forte interesse per la gestione economica e politico-amministrativa del territorio, attraverso il controllo dei flussi di spesa pubblica, il condizionamento degli appalti e la corruzione degli amministratori. La penetrazione nelle Istituzioni ed il condizionamento di interi settori dell’economia – spesso legata a forniture, prestazioni di servizi ed appalti pubblici – sono tra i fattori che maggiormente hanno contribuito a saldarne la presenza sul territorio ed a rafforzarne il potere. L’inserimento nel settore degli appalti si accompagna, secondo precise sinergie di sistema, al condizionamento degli Enti locali, di cui rappresenta un dato inconfutabile lo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, provvedimento che per alcuni Enti territoriali è intervenuto più volte negli anni395. Gli accertamenti svolti dalle Commissioni insediatesi nei comuni per verificare eventuali condizionamenti mafiosi, confermano che le maggiori criticità si rilevano nell’affidamento a consorterie criminali di lavori e servizi pubblici, favorito da un diffuso disordine organizzativo e dalla mancanza di qualunque forma di controllo del territorio e di tutela della legalità, tutti aspetti che agevolano gestioni poco trasparenti e rendono le realtà amministrative locali maggiormente “permeabili” all’azione della criminalità organizzata. Quella appena descritta è una delle espressioni più sofisticate del “sistema camorra”, cui concorrono, oltre ai menzionati cartelli napoletani (LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO) e casertani (SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI), anche sodalizi (come ad esempio i SARNO, i GIULIANO e i MARIANO) che negli anni hanno subito profonde trasformazioni per effetto dell’attività repressiva condotta da Magistratura e Forze di Polizia. Lo scompaginamento di quest’ultimi sodalizi è spesso degenerato in scontri per la leadership, che in alcuni casi hanno condotto ad una vera e propria implosione delle associazioni criminali. Nei vuoti di potere che si sono determinati si sono inseriti gruppi emergenti, non storicamente radicati sul territorio e privi di una forza economica consolidata. Sono questi i sodalizi protagonisti, a Napoli, delle cd. “stese”, ritenute indispensabili per affermare la presenza sul territorio, accettando il rischio di colpire ignari passanti e le conseguenze che ne deriverebbero in termini di azioni repressive. Più complessa è la realtà criminale che interessa giovanissimi e che si manifesta con diverse sfaccettature, tutte sintomatiche di una violenza metropolitana diffusa. In alcuni casi si assiste a scontri tra bande di minori, che si consumano nel cuore del capoluogo, durante la cd. movida notturna. Di queste bande, a volte fanno parte rampolli di famiglie criminali che hanno mutuato gli atteggiamenti violenti dai loro genitori, come testimonia un episodio di cui sono stati protagonisti i MASIELLO dei Quartieri Spagnoli ed i FORMICOLA di San Giovanni a Teduccio. Ad agosto, di fronte ad una discoteca di Ischia, un gruppo di giovani di cui faceva parte un esponente della famiglia MASIELLO avrebbe dato vita ad una rissa con un altro gruppo di ragazzi, tra i quali vi era un giovane appartenete ai FORMICOLA. Poche ore dopo, a Napoli, si è consumata la vendetta, con l’esplosione di diversi colpi di arma da fuoco nei vicoli dove abitano i MASIELLO, da parte di una ventina di giovani a bordo di moto, provenienti dal quartiere dei FORMICOLA. In altri casi, i giovani coinvolti non hanno alcun legame con le organizzazioni criminali, ma la violenza messa in campo è altrettanto esasperata: si richiama, al riguardo, il ferimento con colpi di arma da fuoco di cinque ragazzi, tra cui due minori, il 19 novembre 2017, nel quartiere Chiaia, a seguito di una lite originata da un diverbio scoppiato su un social network tra due gruppi di giovani, uno proveniente dai Quartieri Spagnoli, l’altro da San Giovanni a Teduccio. Oltre agli scontri tra bande, altro fenomeno caratterizzante sono i gravi episodi di bullismo e rapine, che hanno visto come protagonisti minori, anche questi degenerati in accoltellamenti: nel mese di dicembre, un diciassettenne è stato colpito alla gola ed al torace con un coltello, da un gruppo di giovani, nel tentativo di sottrargli il cellulare: le indagini hanno consentito di individuare alcuni degli aggressori, tra cui figurano dei minorenni. I fenomeni descritti sono espressione di un disagio generazionale che interessa giovani, per i quali i modelli criminali proposti dai clan continuano ad esercitare una forte attrattiva, rappresentando un facile strumento per la conquista di potere e ricchezza. Proprio questi giovani rappresentano un bacino inesauribile per le organizzazioni criminali, ove reclutare manovalanza da impiegare per lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni e, in alcuni casi, anche per la consumazione di omicidi. A questa pletora di “aspiranti camorristi”, si aggiunge la schiera di ragazzi che appartengono a famiglie mafiose e vengono “iniziati”, dagli stessi genitori, ad attività criminali, ancora bambini. Per queste ragioni si è affermata nei Tribunali la tendenza ad adottare provvedimenti di decadenza o limitazione della potestà genitoriale e di collocamento dei minori in strutture esterne al territorio di provenienza, per recidere il legame con i condizionamenti socio-ambientali. Si tratta di decisioni “forti” che incidono sulla continuità della cultura criminale del clan all’interno del nucleo familiare, tanto da dare vita, in alcuni casi, a reazioni violente, come accaduto nell’aprile del 2016, quando sono stati esplosi colpi di kalashnikov contro una caserma dei Carabinieri di Secondigliano, da parte del reggente del clan VANELLA-GRASSI in risposta all’esecuzione di un decreto di allontanamento temporaneo dei due figli minori dalla casa del boss, considerato negli ambienti camorristici un’offesa senza precedenti. Per dare maggiore forza alla prassi seguita dai Tribunali, nel mese di ottobre 2017 il Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato una risoluzione per sollecitare il legislatore ad adottare norme di tutela per i minori inseriti in contesti di criminalità organizzata, con interventi proprio su quel tessuto familiare che condiziona, in senso criminale, il percorso di crescita. Le aree a densità mafiosa più alta e qualificata continuano ad essere le province di Napoli e Caserta. Nel capoluogo, dove, come accennato, persiste uno stato di fibrillazione tra gruppi, un ulteriore elemento di destabilizzazione potrebbe derivare da scarcerazioni di elementi di spicco, il cui riproporsi sulla scena criminale ha riacceso vecchi conflitti. Al riguardo, si cita quanto accaduto nel mese di settembre nel Borgo Sant’Antonio, dove è stato ucciso, dopo pochi mesi dall’uscita dal carcere, un pregiudicato, collegato sia ai GIULIANO sia ai MAZZARELLA, un tempo alleati. L’omicidio è avvenuto in un’area dove opera un gruppo che fa capo ad un altro pregiudicato legato all’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO, anche lui scarcerato pochi mesi prima e subito datosi alla latitanza. Una latitanza durata solo alcuni mesi, grazie alla cattura, il 25 ottobre 2017, nel territorio del comune di Itri (LT), eseguita da militari dell’Arma dei carabinieri, mentre era in compagnia di un uomo di sua fiducia e di un nipote. Analogamente a quanto accaduto nel napoletano, le operazioni di Polizia e le collaborazioni con la giustizia di affiliati di spicco hanno inciso anche sulle strutture apicali dei clan casertani, rimasti comunque coesi. Per quanto riguarda le attività delittuose, i principali “settori” da cui, a fattor comune, le organizzazioni camorristiche traggono costanti e cospicui profitti continuano ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, l’estorsione, l’usura, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, lo smaltimento e la gestione dei rifiuti, la contraffazione nonché l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici. La contraffazione, in particolare, distingue l’operatività dei clan camorristici rispetto a quella delle altre associazioni mafiose, sia per il know how acquisito nel creare prodotti falsi, sia per la capacità di commercializzare, attraverso una fitta rete di referenti, la grande quantità di beni che giungono in Campania dai Paesi Asiatici, attraverso il porto di Napoli. L’area napoletana è anche un importante centro per la falsificazione di banconote e documenti. Riguardo a questi ultimi, un collaboratore di giustizia, già elemento di spicco del clan MALLARDO, ha dichiarato, nel recente passato, che attraverso la contraffazione di atti e provvedimenti amministrativi, il clan di riferimento era riuscito a far ottenere in favore di soggetti contigui al gruppo, per circa un decennio, false pensioni di invalidità ed indennità di accompagnamento, con la complicità di dipendenti pubblici infedeli, che si ponevano spontaneamente a disposizione del sodalizio nella prospettiva di essere adeguatamente ricompensati396. Il core business delle organizzazioni camorristiche resta comunque il traffico di sostanze stupefacenti, per la cui realizzazione i gruppi possono contare su solide ed avviate reti di collaborazione, anche all’estero. Per quanto attiene all’attività di contrasto, il numero delle ordinanze cautelari emesse nel semestre di riferimento rivela una strategia degli apparati investigativi volta non solo a sottrarre ricchezze illecitamente accumulate, attraverso il sequestro di beni, ma anche ad incidere sulle collusioni con amministratori pubblici e sulle infiltrazioni nel mondo imprenditoriale, non solo campano. Particolare rilievo, in tale contesto, assumono le attività di monitoraggio sulle imprese interessate all’assegnazione di appalti pubblici – svolte, tra gli altri, dalla DIA di Napoli nell’ambito dei Gruppi Interforze presso le Prefetture – che confermano il perdurante interesse della camorra per le forniture di calcestruzzo ed il nolo a caldo.

 

Proiezioni territoriali 397

(1) Campania — Provincia di Napoli

Per l’esame delle dinamiche criminali che caratterizzano la provincia di Napoli, un focus particolare merita l’area cittadina, in ragione dell’alta concentrazione di clan che vi operano e dello stato di instabilità che sfocia, spesso, in eclatanti azioni di violenza. Al di fuori dell’area urbana si avverte l’ascesa di gruppi emergenti, con ambizioni di affermazione sul territorio, per quanto gli storici clan, pur depotenziati, continuino a conservare autorità e prestigio ed un saldo potere economico. Napoli città – Area Centrale – quartieri Avvocata, San Lorenzo/Vicaria, Vasto Arenaccia, San Carlo Arena/Stella, Mercato/Pendino, Poggioreale, Montecalvario, Chiaia/San Ferdinando/ Posillipo Nel centro storico di Napoli il reiterarsi degli episodi violenti – agguati, ripetute esplosioni di colpi di pistola – ed il rinvenimento di armi, dimostrano una persistente condizione di conflittualità in cui sono coinvolti alcuni storici gruppi della zona, quali i MAZZARELLA, i RINALDI e i CONTINI, se non direttamente, attraverso sodalizi “satellite”. L’elevata densità criminale dell’area si traduce, spesso, in una più frequente pressione camorristica nei confronti dei commercianti di zona. Emblematico, in proposito, un passaggio di un provvedimento cautelare emesso nel mese di novembre 2017, dove viene dato atto “…delle pesanti vessazioni cui sono costretti commercianti ed imprenditori del centralissimo quartiere Vicaria…” ad opera dei clan MAZZARELLA e GIULIANO/AMIRANTE/BRUNETTI, per effetto dell’alternanza tra i due gruppi, legata agli arresti dei rispettivi affiliati398. Proseguendo nella descrizione, nell’area di Forcella-Maddalena-Duchesca – dove, storicamente, sono attivi fiorenti mercati della droga e della contraffazione ed il racket delle estorsioni – avrebbero ripreso il controllo del territorio esponenti del clan MAZZARELLA, i quali hanno soppiantato i SIBILLO-BRUNETTI nella zona dei Decumani, i GIULIANO a Forcella e gli AMIRANTE nell’area della Maddalena399. La complessità delle dinamiche e la precarietà degli equilibri continuamente destabilizzati da arresti e da scarcerazioni – che riportano di volta in volta in auge l’uno o l’altro gruppo – rendono arduo formulare ipotesi di futuri scenari, nella concreta possibilità dell’inasprirsi degli scontri per la gestione dello spaccio di stupefacenti e delle estorsioni400. Di fatto se da un lato, si assiste all’acuirsi delle ostilità tra i SIBILLO ed i GIULIANO, un tempo alleati, dall’altro si sarebbero create, all’interno del clan GIULIANO, delle fratture tra membri della stessa famiglia, alcuni dei quali avrebbero scelto di continuare ad appoggiare i SIBILLO, aprendo il fronte ad una guerra fratricida con sparatorie e frequenti atti di intimidazione. La ricerca di alleanze e appoggi anche in altre aree cittadine rivela, ulteriormente, la necessità di creare intese e cercare protezioni per meglio fronteggiare rivalità nel proprio territorio, come avvenuto per i SIBILLO, che avrebbero stretto accordi con il clan CONTINI, e per i GIULIANO, che si avvarrebbero dell’appoggio del clan RINALDI. Il dato che rimane costante è la persistenza di un clima di oggettiva tensione che si avverte tra i vicoli del centro storico, scosso da scorribande di scooter con a bordo ragazzi armati che non esitano a sparare, indifferenti alla presenza massiccia delle Forze di Polizia sul territorio401. Stessa situazione di instabilità si registra nella zona Mercato/Case Nuove, da sempre contesa tra i gruppi MAZZARELLA e CONTINI402. Proprio due pregiudicati collegati ai CONTINI, nel mese di settembre, sono stati assassinati nella zona del Borgo Sant’Antonio Abate. Anche in quest’area, le scarcerazioni e gli arresti di personaggi di rilievo hanno contribuito ad alimentare le tensioni: nel mese di giugno era stato messo in libertà un esponente di spicco del gruppo CONTINI, immediatamente datosi alla latitanza, e nuovamente arrestato ad ottobre. Per quanto riguarda il gruppo MAZZARELLA, il ritorno, a dicembre 2016, nel suo quartiere d’origine (la zona Mercato) di un membro della famiglia, scarcerato e sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, avrebbe consentito al clan di riprendere il controllo del territorio. Contestualmente, gli arresti e la collaborazione con l’A.G. degli scissionisti403 del clan MAZZARELLA avrebbero creato un vuoto di potere nella zona delle cd. Case Nuove, una delle più fiorenti piazze di spaccio della città, lasciando spazi di azione per altri gruppi, tra cui il clan RINALDI (appoggiato dai FORMICOLA–REALE), rivale dei MAZZARELLA404. Nei quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovia, Rione Amicizia, Borgo Sant’Antonio Abate e zone limitrofe, il permanere della supremazia del sodalizio CONTINI (forte anche della decennale alleanza con le famiglie LICCIARDI e MALLARDO), nonostante la lunga detenzione del capo clan, è stato assicurato da diversi fattori concomitanti, quali l’avvicendarsi alla guida del gruppo di esponenti di rango405, il reprimere, con la forza e senza esitazioni, qualunque spinta di autonomia406, la potenza economico-finanziaria e la capacità di espansione oltre i confini regionali, riciclando il denaro proveniente da attività illegali, nella ristorazione, nelle stazioni di rifornimento di carburante e nei settori dell’abbigliamento e dell’oreficeria, attraverso fidati prestanome (famiglie RIGHI e DI CARLUCCIO). Nei Quartieri Spagnoli, le dinamiche criminali hanno subito una profonda evoluzione a seguito della disgregazione delle storiche organizzazioni camorristiche, tra cui il clan MARIANO, per anni egemone nella gestione delle attività illecite nel suo territorio di influenza (estorsioni, spaccio di stupefacenti, rivendita di prodotti contraffatti, distribuzione e controllo delle macchinette per il gioco online, controllo della grande distribuzione nel settore ittico407). Dopo la decisione di collaborare con la Magistratura, presa nel 2016 dal capo del clan MARIANO, il suo braccio destro ha tentato di rinsaldare le fila del sodalizio408. Il ridimensionamento dei MARIANO sembra aver comunque aperto nuovi spazi d’azione ad altri gruppi, quali il cartello RICCI-SALTALAMACCHIA, che avrebbe arruolato tra le sue fila alcuni componenti dei CARDILLO, altra storica associazione criminale dei Quartieri Spagnoli. A partire dall’estate 2017, una serie di episodi delittuosi hanno reso evidente l’esistenza di uno stato di fibrillazione. In questo complesso contesto, si inserisce il ritorno in libertà, a settembre, del capo del gruppo TERRACCIANO, che ha tentato di imporre al titolare di una struttura ricettiva l’assunzione di suoi familiari, reato per il quale è stato nuovamente arrestato, nel mese di novembre, con l’accusa di estorsione aggravata409. Nell’attuale scenario, la gestione delle attività criminali è suddivisa tra le famiglie RICCI, SALTALAMACCHIA, ESPOSITO (talvolta alleate e talvolta in conflitto, che controllano la zona centrale dei Quartieri Spagnoli) ed i contrapposti MASIELLO-MAZZANTI, che gestiscono le attività illecite nella zona cd. delle “Chianche”. Il dinamismo con cui i gruppi danno vita a nuove alleanze ha indubbi riflessi sul piano dell’ordine pubblico, non ultima l’ipotesi di un avvicinamento tra i MASIELLO ed i MAZZARELLA, che potrebbe essere all’origine dei numerosi raid avvenuti nella zona dei Quartieri Spagnoli. Una modifica dei passati equilibri si è registrata nella zona cd. Porto dove, dopo la cattura di esponenti di spicco del gruppo TRONGONE ed il subentro del sodalizio PORCINO, si sarebbe imposto con la forza il clan SALTALAMACCHIA. Le tensioni tra i gruppi dei Quartieri Spagnoli, Forcella e Decumani potrebbero essere alla base anche delle sparatorie registratesi nella zona del Cavone, in cui la scarcerazione, per fine pena, nel mese di settembre 2017, di un elemento di spicco del locale clan LEPRE non è bastata a frenare l’interesse dei gruppi criminali dei Quartieri Spagnoli e del centro storico nel controllare la zona, come attestano diversi atti intimidatori in danno di esercizi commerciali. Nel Quartiere Sanità, si fronteggiano il clan VASTARELLA ed i sodalizi GENIDONI410 (legato ai MAZZARELLA), SPINA ed ESPOSITO. Anche in questa zona le relazioni tra clan sono soggette a rapida evoluzione, come attesta la rottura dell’alleanza tra i VASTARELLA ed i SEQUINO411. In tale scenario, si registra l’operatività della famiglia SAVARESE, legata ai SEQUINO ed agli ESPOSITO-GENIDONI, storico gruppo locale, insediato nella zona dei Cristallini, che può contare sulla presenza sul territorio di elementi di spicco412. La “stesa” del 4 novembre 2017, con l’esplosione di colpi di pistola diretti contro due negozi della zona, di cui uno riferibile ad un membro dell’associazione locale antiracket, rappresenterebbe l’ennesima prova di forza tra i gruppi SEQUINO (stanziati in via Santa Maria Antesaecula) / SAVARESE da un lato, e VASTARELLA (ancora egemone nella zona delle Fontanelle413) / MAURO (presente nella zona denominata cd. dei Miracoli) dall’altro414. In tale scenario si inserisce la presenza, sul territorio, di un affiliato di spicco del gruppo MISSO, altro storico clan locale – già collaboratore di giustizia ma fuori dal piano di protezione – attualmente agli arresti domiciliari, perché fermato il 3 settembre 2017, da agenti della Polizia di Stato, in quanto trovato in possesso, nel corso di una perquisizione domiciliare, di 4 bombe molotov. Nel quartiere San Ferdinando, zona di Torretta e Chiaia, i clan PICCIRILLO/FRIZZIERO e CIRELLA, per la Torretta, e STRAZZULLO, per Chiaia, continuano a finanziarsi grazie allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare “cocaina”, ed alle estorsioni in pregiudizio degli esercizi commerciali della zona e dei gestori degli ormeggi di Mergellina. Nella stessa area è presente anche la famiglia INNOCENTI, che controlla la zona di Salita Vetriera. Si conferma l’operatività del clan ELIA, originario del Pallonetto a Santa Lucia, a cui si sono associate giovani leve. Il clan si è progressivamente “specializzato” nel business della droga, creando un vero e proprio “sistema di spaccio” in cui vengono impiegati minori, figli di affiliati, alcuni addetti alla consegna “a domicilio” dello stupefacente, altri, i più piccoli, utilizzati in casa per confezionare le dosi415. Nel quartiere Posillipo, uno dei più ricchi della città, ove è presente il clan CALONE, si assiste ad un crescendo di reati predatori, anche a danno di minori, spesso aggrediti dagli stessi coetanei, e ad un aumento dello spaccio di stupefacenti.

Napoli città – Area Settentrionale – quartieri Vomero ed Arenella, Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Chiaiano.

Le dinamiche criminali nell’area nord della città di Napoli, al pari di quanto riscontrato per la zona del Centro, risentono dell’esecuzione di provvedimenti cautelari e delle collaborazioni degli affiliati (peraltro di rango sempre più elevato), che giocano un ruolo importante nella rimodulazione dei ruoli di vertice. A Miano, ad esempio, per effetto della collaborazione dei suoi vertici, è stata quasi del tutto disarticolata la vecchia struttura del clan LO RUSSO-Capitoni, per anni egemone su un territorio che comprende anche le aree di Marianella, Chiaiano, Piscinola, Don Guanella, Colli Aminei. L’ennesimo provvedimento giudiziario, risalente al mese di novembre 2017, ha evidenziato l’elevato grado di pericolosità dei LO RUSSO, nella sua nuova articolazione, composta da giovanissimi, tra i quali i figli dei vecchi capi, che “…rappresentano il presente ed il futuro del clan, non hanno scrupoli e si sentono forti del “nome” dei Capitoni che spendono per imporre i ratei estorsivi ma, soprattutto, si occupano di droga e sono armati…”416. L’indebolimento dei LO RUSSO ha lasciato spazio a sodalizi di nuova costituzione o a costole del vecchio clan, protagonisti di scontri violenti, allo scopo di affermare la loro supremazia. Stesso processo di sostituzione ha interessato i NAPPELLO, ai quali, nel mese di novembre 2017417, è stato tratto in arresto l’ultimo capo, dopo che, a maggio, erano stati uccisi il precedente capo clan, già braccio destro dei LO RUSSO, ed il nipote. I NAPPELLO si erano imposti sul territorio, proiettandosi anche su Chiaiano e Marianella, scontrandosi con il sodalizio FERRARA-STABILE di Chiaiano418. Anche quest’ultimo gruppo è stato destabilizzato da una serie di operazioni giudiziarie, lasciando spazio all’ascesa di esponenti della famiglia PERFETTO, retta dai familiari di uno storico elemento dei Capitoni. Due di questi sono ritenuti responsabili dell’agguato, il 1° luglio 2017, nel quartiere di Piscinola, rivolto ad un affiliato del clan LO RUSSO, nel corso del quale è stato ferito un minore. Il movente del delitto sarebbe ascrivibile alla collaborazione con l’Autorità Giudiziaria della vittima designata che, con le sue dichiarazioni, aveva consentito di arrestare affiliati al gruppo PERFETTO419. Gli eventi descritti potrebbero aprire la strada alla gestione di alcune piazze di spaccio da parte dei LICCIARDI della Masseria Cardone, che con i LO RUSSO si erano divisi il controllo del Rione Don Guanella. I LICCIARDI si confermano, infatti, molto attivi nell’area ed in grado di affermarsi sui territori vicini420, nonostante i vertici siano, allo stato, tutti detenuti, ad eccezione della sorella del defunto capo clan, che ha sempre avuto un ruolo di rilevo nel sodalizio.

Nei quartieri di Secondigliano, Scampia e nelle aree contigue si registrano significativi mutamenti degli assetti criminali, in conseguenza dei numerosi arresti e dell’assenza di elementi apicali di consolidato spessore. È quanto accaduto al clan della VANELLA GRASSI421, attualmente privo della guida degli esponenti delle famiglie costitutive MAGNETTI-PETRICCIONE-ACCURSO. Ciò ha determinato la nascita di piccoli gruppi criminali, comunque non in grado di scalfire la leadership dei VANELLA GRASSI nella gestione dello spaccio di stupefacenti422. Nella zona si è radicata la famiglia GRIMALDI, originaria di San Pietro a Patierno ma con legami consolidati a Secondigliano, trattandosi di un’articolazione derivata dal clan LICCIARDI. Per quanto non particolarmente attivi, si registra sul territorio la presenza di altri gruppi criminali, espressione del quartiere di origine, quali la famiglia CESARANO, i cui vertici sono detenuti, che opera nel Rione Kennedy, ed il gruppo LEONARDI, scompaginato dalla scelta collaborativa del capo clan. Discorso diverso, invece, va fatto per il clan MARINO (già legato ai VANELLA GRASSI), che continua a gestire, in regime di monopolio, la vendita di droga nella sua storica roccaforte delle cd. Case Celesti, nonostante la detenzione in regime di 41 bis O.P. del capo clan423. Una tale situazione di incertezza sembra favorire il clan DI LAURO, anche in considerazione del fatto che quasi tutti i figli dello storico capo clan risultano liberi, mentre colui che è considerato l’attuale reggente è latitante dal 2012424. Punti di forza dei DI LAURO sono la forte disponibilità economica ed un modus operandi che predilige l’agire sotto traccia, specie nella conduzione degli affari illeciti della famiglia. Gli altri gruppi criminali della zona di Secondigliano-Scampia appaiono in difficoltà, anche a causa della collaborazione con la giustizia di elementi di vertice. Ci si riferisce, in particolare, al cartello ABETE, NOTTURNO, ABBINANTE, che gestisce alcune tra le piazze più redditizie dell’area, ricompresa tra Case dei Puffi, Sette Palazzi e Chalet Bakù. Se da un lato, due elementi di spicco degli ABBINANTE e dei NOTTURNO sono divenuti collaboratori di giustizia, dall’altro il giovane reggente della famiglia ABBINANTE è detenuto in regime di carcere duro ex art. 41 bis O.P.. A contribuire ad indebolire ulteriormente il sodalizio è intervenuto l’omicidio, il 18 settembre 2017, del figlio del capo del clan NOTTURNO, delitto verosimilmente non correlabile al pentimento del parente, ma alle dinamiche in atto per la spartizione delle piazze di spaccio. L’area risulta, infatti, interessata da una serie episodi che fanno presagire alterazioni di precedenti equilibri criminali, strumentali ad un cambio dei vertici delle organizzazioni. Nella zona di San Pietro a Patierno è operativo il gruppo GRIMALDI che – come anticipato – ha esteso il controllo delle piazze di spaccio all’area di Secondigliano. In questo magmatico contesto è maturato il ferimento, il 22 ottobre 2017, di un pregiudicato legato da rapporti familiari con i BOCCHETTI425, nonché parente di un affiliato ai LICCIARDI. I GRIMALDI avrebbero assunto, tramite un gruppo facente capo ad un pregiudicato a loro collegato, il controllo di un’altra area storicamente deputata ai traffici di droga, il Rione Berlingieri, regno incontrastato prima del clan LICCIARDI, poi della famiglia DE LUCIA. In fase recessiva risulta, invece, il clan BOCCHETTI, scalzato dalla gestione criminale delle attività nel Rione Berlingieri e del Perrone426. Nei quartieri Vomero e Arenella, l’indebolimento del gruppo CIMMINO ha lasciato spazio a sodalizi provenienti da Marano di Napoli e legati ai CIMMINO, quali il clan SIMEOLI, che gestisce le estorsioni ed il traffico di stupefacenti nella zona, con l’appoggio della famiglia ORLANDO, anche questa di Marano di Napoli.


Napoli città Area Orientale – quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra
Nell’area si rileva una persistente conflittualità tra i gruppi locali, con il reiterarsi di azioni violente ascrivibili a giovani emergenti, ma anche a contrasti mai sopiti tra storici clan locali, che possono contare sulla guida dei vecchi capi, tornati in libertà. Più nel dettaglio, nel quartiere Ponticelli sono presenti diversi clan (MAMMOLITI-BALDASSARRE, DE LUCA BOSSA e MINICHINI-SCHISA), che hanno scelto di coalizzarsi per tentare, con l’appoggio dei RINALDI di San Giovanni a Teduccio, di scalzare definitivamente dall’area il clan DE MICCO427. Quest’ultimo gruppo, in seguito al declino della famiglia SARNO, ha assunto il controllo delle attività illecite, uscendo vincente dallo scontro con il rivale clan D’AMICO, stroncando alla radice qualsiasi velleità autonomistica degli affiliati428. Nel mese di novembre sono stati tratti in arresto diversi componenti del clan, tra i quali figure autorevoli del sodalizio429. Ciò ha comportato un intensificarsi di raid intimidatori contro soggetti legati ai DE MICCO430. A Barra sono operativi affiliati del clan CUCCARO. Pregresse attività investigative hanno fortemente inciso sugli alleati gruppi APREA ed ALBERTO, sebbene si registri un tentativo di riorganizzazione del clan APREA. Proprio a Barra, nei primi giorni di dicembre, sono state controllate, all’interno di un’abitazione, cinque persone, tra le quali un esponente della famiglia APREA, due uomini del gruppo MINICHINI ed un appartenente al clan DE LUCA BOSSA, che potrebbero aver colto l’occasione offerta dai pregressi arresti di affiliati ai DE MICCO per pianificare strategie dirette ad estromettere quest’ultimi dal territorio. Il clima non appare meno teso nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, ove si contendono il territorio le famiglie MAZZARELLA-D’AMICO e RINALDIREALE-FORMICOLA. Il ritorno, a dicembre 2017, nel suo quartiere d’origine – la zona Mercato – di un esponente di primo piano dei MAZZARELLA, potrebbe aver contribuito a far riemergere le ostilità, connesse al tentativo di controllare, in maniera esclusiva, non solo il quartiere San Giovanni, ma anche la zona delle cd. Case Nuove e la zona Mercato. Sintomatica, in proposito, l’alternanza di episodi di intimidazione contro affiliati ai MAZZARELLA ed ai RINALDI431.

Napoli città – Area Occidentale – quartieri Fuorigrotta, Bagnoli, Pianura, Soccavo, Rione Traiano

Le dinamiche criminali del territorio, che comprende Bagnoli e l’area di Cavalleggeri d’Aosta, sono state influenzate dalla cattura, nel 2016, dei vertici dei contrapposti gruppi D’AUSILIO e GIANNELLI (il cui capo ha militato nelle fila dei D’AUSILIO). Inoltre, il 16 ottobre 2017 è stato arrestato, per estorsione, il figlio del capo di un altro sodalizio operante nella zona, gli ESPOSITO-NAPPI, che aveva preso le redini del gruppo. Ne è derivata una situazione particolarmente fluida che potrebbe ridare forza a vecchie figure criminali o a nuovi gruppi. Non mancano episodi di avvertimenti mafiosi diretti a clan rivali, come accaduto il 31 dicembre 2017, quando sono stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco contro l’auto sulla quale viaggiava la moglie di un pluripregiudicato, attinta da un proiettile: il coniuge, ritenuto un elemento di spicco della camorra Flegrea, è legato al clan SORPRENDENTE di Bagnoli. A Fuorigrotta, il gruppo VITALE-TRONCONE è rientrato nella sfera di influenza del clan ZAZO, attivo nel traffico internazionale di stupefacenti. La parte antica del quartiere, il Rione Lauro, è appannaggio del sodalizio IADONISI, dedito alla gestione delle piazze di spaccio, mentre i BARATTO-BIANCO sono presenti nel circondario di via Giacomo Leopardi e via Cumana. A Pianura, dove risulta quasi del tutto disarticolato il clan LAGO432, permane l’antagonismo tra il sodalizio PESCE-MARFELLA433 e la famiglia MELE. Fondamentali le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, già al vertice dei gruppi PESCE e MELE, per ricostruire gli organigrammi delle rispettive organizzazioni di appartenenza, chiarire la genesi dello scontro434 e svelare moventi e dinamiche di omicidi. Altro gruppo operativo sul territorio, legato al clan GIANNELLI era la famiglia ROMANO, ora disarticolata da una serie di arresti. A Soccavo, dove a seguito di numerosi arresti appare indebolito il clan GRIMALDI, continua a prevalere il sodalizio VIGILIA435, con proiezioni nel rione Traiano, alleato con i PESCE-MARFELLA ed in perdurante conflittualità con la famiglia SORIANIELLO. Sempre nel rione Traiano è ancora operativo, per quanto ridimensionato, il gruppo PUCCINELLI-PETRONE436; l’altro gruppo locale, il clan LEGNANTE, risulterebbe essersi spostato verso il quartiere di Pianura, dove agirebbe d’intesa con il gruppo ROMANO. Nell’area operano anche i clan CUTOLO e SORIANIELLO, recentemente alleatisi.

 

Provincia occidentale Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Fusaro, Monte di Procida, Miseno, IsoleIl persistente stato di detenzione dei vertici del sodalizio LONGOBARDI / BENEDUCE ed i provvedimenti restrittivi che hanno inciso sulla struttura dei due clan437 hanno spinto giovani leve di criminali, appoggiate da pregiudicati provenienti dall’area napoletana, a tentare di acquisire il controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni. Il 24 dicembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato, nella frazione di Pescopagano del Comune di Mondragone (CE), il capo del gruppo AVALLONE438, composto da pochi associati, che approfittando di una fase di indebolimento del menzionato sodalizio LONGOBARDI / BENEDUCE, stava tentando di accreditarsi come nuovo referente criminale, con modalità particolarmente violente. Tuttavia, la scarcerazione per fine pena di elementi di spicco dei LONGOBARDI-BENEDUCE – uno dei quali tornato in libertà nel mese di settembre – potrebbe dare nuova forza al gruppo. Ed è proprio a partire dal mese di settembre che si sono verificati diversi episodi violenti nei confronti di soggetti legati ai LONGOBARDI-BENEDUCE, segnali, questi, di un equilibrio criminale significativamente destabilizzato439. A Bacoli e Monte di Procida, la gestione delle attività criminali (estorsioni e traffico di stupefacenti) continua ad essere appannaggio della famiglia PARIANTE.


Provincia Settentrionale Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito, Mugnano di Napoli, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca, Volla. Anche la provincia settentrionale di Napoli è segnata da un contesto criminale in evoluzione e dalla presenza di un numero maggiore di clan rispetto al passato. Questo stato di cose non aveva finora determinato accese conflittualità, come invece registrato per il capoluogo, ma alcuni eventi accaduti nel periodo in esame sembrerebbero attestare un’inversione di tendenza. Le organizzazioni camorristiche locali si caratterizzano per la spiccata vocazione imprenditoriale e per la capacità di condizionare il buon andamento della pubblica amministrazione, come evidente dall’elevato numero di comuni sciolti o sottoposti a gestioni commissariali nell’ultimo biennio440. Nel mese di settembre è stata inviata la Commissione d’accesso presso il comune di Calvizzano per verificare eventuali irregolarità nell’attività amministrativa dell’Ente. Il 7 dicembre 2017 il Prefetto di Napoli, all’esito degli accertamenti ispettivi svolti dalla Commissione d’indagine incaricata di verificare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione del provvedimento sanzionatorio ex art. 143 TUOEL, ha richiesto al Ministro dell’Interno lo scioglimento del comune di San Gennaro Vesuviano (NA), per ravvisati condizionamenti della criminalità organizzata sull’esercizio delle pubbliche funzioni441. Sempre nel mese di dicembre si è insediata la Commissione d’accesso presso il comune di Caivano. Nell’area in parola, resta forte la pressione esercitata dai clan MALLARDO e MOCCIA, che possono contare su una notevole capacità intimidatoria e su uno stabile potere economico, accumulato attraverso molteplici traffici illeciti. Il clan MALLARDO esercita il controllo criminale del comprensorio di Giugliano in Campania, nonostante l’assenza sul territorio dei capi, tutti detenuti, riuscendo, allo stesso tempo, a proiettarsi anche oltre regione. La struttura camorristica dispone di basi operative e logistiche anche a Napoli, in particolare nei quartieri VastoArenaccia, grazie ai rapporti di decennale alleanza con i clan CONTINI e BOSTI (i capi dei tre sodalizi sono cognati, avendo sposato tre sorelle). Il clan in parola opera in sinergia con il gruppo casertano BIDOGNETTI, con il quale condivide la gestione delle attività estorsive in danno di imprenditori del litorale domitio. La consistenza dell’organizzazione, sia in termini economici che strutturali, è delineata in due provvedimenti cautelari, eseguiti rispettivamente nel mese di luglio442 e nel mese di ottobre 2017443, che hanno portato alla luce un sistema di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni a prestanome. Il primo provvedimento, eseguito a conclusione dell’operazione “Omphalos”, ha riguardato un’attività di riciclaggio realizzata essenzialmente attraverso investimenti immobiliari, con la complicità di funzionari di banca e amministratori comunali. L’attività era gestita da personaggi che fungevano da intermediari, con ruoli diversificati a seconda degli obiettivi da perseguire, per conto di clan camorristici originari di diverse aree campane (per Napoli, i gruppi MALLARDO, PUCA, AVERSANO, VERDE, DI LAURO, AMATO-PAGANO, per Caserta, il clan PERFETTO). Tra gli indagati figura un direttore di banca di Bologna accusato di consentire erogazioni – sulla base della documentazione falsa prodotta, di cui era consapevole – di ingenti mutui bancari da impiegare per l’edificazione di immobili, svolgendo contemporaneamente l’attività di riferire agli affiliati dell’esistenza di indagini bancarie in corso. Il contestuale provvedimento ablativo ha condotto al sequestro di un patrimonio, composto da immobili, società commerciali, veicoli, conti correnti, del valore di circa 600 milioni di euro, eseguito in diverse regioni (Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio, Sardegna). Il secondo provvedimento cautelare, eseguito dalla Polizia di Stato, ha ulteriormente evidenziato le attività di reinvestimento di capitali del clan MALLARDO in Toscana, Abruzzo, Molise e Puglia. Principale artefice delle operazioni di reimpiego dei capitali illeciti era il cognato di uno dei capi del clan MALLARDO. Nonostante la forza, soprattutto economica, dei MALLARDO, non sono mancate iniziative di scissione da parte di affiliati, coagulatisi attorno alla famiglia DI BIASE (c.d. gruppo delle palazzine), che ha iniziato a gestire in autonomia le estorsioni ed il traffico di droga. Tale ultima attività è stata “tollerata” dai MALLARDO, che hanno sempre vietato il narcotraffico nella loro zona di influenza, per evitare di attirare l’attenzione sul territorio delle Forze di Polizia. Il divieto è stato nuovamente imposto nel 2014, al momento della scarcerazione del capo del clan MALLARDO, ed il suo mancato rispetto è da ritenersi tra le cause che hanno condotto ad una serie di attentati nei confronti di esponenti della famiglia DI BIASE444. L’influenza del clan MALLARDO si estende anche a Qualiano, dopo la disarticolazione dei contrapposti gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA445. Il 1 agosto 2017, il Prefetto di Napoli ha sospeso dalla carica un consigliere comunale di Qualiano, per l’intervenuta condanna, in primo grado, il 5 luglio precedente, per concorso esterno in associazione mafiosa: l’esponente politico è stato accusato di aver fornito informazioni sui vincitori degli appalti banditi dal Comune agli esponenti apicali del clan D’ALTERIO-PIANESE, consentendo loro di pretendere, dalle imprese aggiudicatarie, una tangente pari al 4,5 % del valore dell’appalto. Ad Afragola è egemone la famiglia MOCCIA, che esercita il controllo del territorio attraverso una capillare attività estorsiva446, il contrabbando di sigarette, la gestione del gioco clandestino ed investimenti in diversificate attività economiche, sebbene non possano escludersi tentativi di interferenze da parte di sodalizi emergenti, operanti nei territori confinanti. Nell’area in esame sarebbero in atto dei cambiamenti strutturali che investono anche la famiglia MOCCIA, conseguenti all’uscita di scena di personaggi carismatici (quali la vedova di uno storico capo, deceduta nel mese di settembre 2017) ed al tentativo del gruppo di accreditarsi come soggetto imprenditoriale. Questo stato di cose sarebbe alla base di una rivitalizzazione di traffici che sembravano abbandonati (contrabbando di t.l.e., furti di parti d’automobile) o storicamente meno diffusi sul territorio afragolese (spaccio di droga), cui si affianca la crescente ambizione di soggetti di minor spessore criminale a proporsi quali referenti delle diverse articolazioni dei MOCCIA. Non può non tenersi conto, inoltre, dei tentativi espansionistici di gruppi operativi in zone limitrofe, quali gli AMATO-PAGANO, che alleandosi con la famiglia PEZZELLA di Cardito, si sarebbero estesi anche ad Arzano. La presenza nella zona di gruppi da sempre dediti esclusivamente al traffico di stupefacenti (AMATO-PAGANO) stride con un territorio ove tale attività illecita, al pari di quanto si è detto per i MALLARDO, è sempre stata mal sopportata dal clan MOCCIA447, dedito invece agli investimenti economico-finanziari. Sono emblematiche della complessità degli equilibri locali le vicende seguite all’arresto, nel gennaio 2017, del capo del gruppo CAIAZZA, avvenuto nel Rione Salicelle di Afragola448, dove il pregiudicato si era stabilito in conseguenza dello scontro interno al cartello AMATO-PAGANO, registrato a Melito per il controllo delle attività illecite449. Il citato arresto ha provocato un’alterazione dei precedenti assetti interni al gruppo, sfociata in una contesa violenta. Un provvedimento cautelare450, eseguito nel mese di luglio dalla Squadra Mobile di Napoli, dà atto della complessità degli attuali equilibri in quell’area. I destinatari della misura sono stati due soggetti, di cui uno minorenne, ritenuti responsabili dell’omicidio di due pregiudicati, i cui cadaveri sono stati ritrovati interrati nelle campagne di Afragola, pochi mesi dopo la denuncia di scomparsa presentata dai familiari. Il delitto è maturato nel contesto dell’attività di contrabbando di t.l.e., cui erano dedite sia le vittime sia gli autori, entrambi vicini alla famiglia CAIAZZA. Nell’area che comprende i comuni di Casavatore451, Casoria452, Frattamaggiore, Frattaminore, Caivano, Cardito, Carditello sono presenti gruppi che agiscono in accordo con il clan MOCCIA. A Frattamaggiore e Frattaminore è operativo il sodalizio PEZZELLA453, legato ai MOCCIA (di cui è referente anche a Cardito e Carditello) ed alleato con il gruppo CICCARELLI del “Parco Verde” di Caivano, con il quale si divide le piazze di spaccio454. A Crispano, Cardito, Carditello si conferma la presenza del clan CENNAMO, il cui storico referente è deceduto, per cause naturali, il 17 febbraio 2017, lasciando la reggenza al figlio che, il 19 ottobre 2017, è stato ferito nel corso di un agguato. L’attentato rappresenta un chiaro segnale di alterazione delle dinamiche criminali dell’area, collegate in particolare al controllo del traffico di stupefacenti, e potrebbe essere ricondotto ad una vendetta del clan PEZZELLA, per l’uccisione, nel 2005, del fratello del capo clan, forse proprio ad opera di killer del gruppo CENNAMO. L’influenza di quest’ultimo sodalizio si proietta anche a Caivano, dove è operativo anche il citato gruppo CICCARELLI. La situazione appena descritta attesta come la pax mafiosa che per anni ha caratterizzato il territorio, sotto l’egida del clan MOCCIA di Afragola, è da considerarsi incerta, anche per la nascita di nuovi piccoli gruppi espressione del sottobosco della criminalità comune che potrebbero minare l’egemonia dei gruppi satelliti del clan MOCCIA. Sugli interessi illeciti della zona avrebbe posto la sua attenzione il sodalizio AMATO-PAGANO, presente a Melito di Napoli, Mugnano ed Arzano, dedito prevalentemente al traffico di stupefacenti, che avrebbe stretto un accordo con i PEZZELLA, creando un vero e proprio “distretto” per i traffici di droga, che ricomprenderebbe i comuni di Frattamaggiore-Frattaminore-Arzano. A Marano di Napoli sono presenti due tra le organizzazioni criminali più strutturate della Campania, gli alleati sodalizi NUVOLETTA e POLVERINO, che forti di una consolidata capacità economica ed imprenditoriale, sono dediti a speculazioni edilizie, al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni e al reimpiego dei proventi illeciti in attività imprenditoriali, nazionali ed estere. Negli anni sono stati arrestati diversi elementi apicali dei due gruppi, ed anche nel semestre in esame, il 26 luglio 2017, a Ronciglione (VT), è stato rintracciato e catturato dall’Arma dei carabinieri il reggente del clan POLVERINO455, SIMIOLI Giuseppe, di anni 52, inserito nell’Elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno (ex “Opuscolo dei 100”), ricercato dal maggio 2011456. Con la sua cattura, resta latitante solo un parente del leader storico dei POLVERINO. Allo stato, a gestire buona parte delle attività illecite dei POLVERINO è la famiglia ORLANDO (cd. Carrisi)457, costola dei NUVOLETTA, divenuta nel tempo autonoma. Sia i NUVOLETTA che gli ORLANDO, proprio nel semestre, precisamente nel mese di luglio, sono stati destinatari di provvedimenti di custodia cautelare458. I clan che operano nel territorio che comprende i comuni di Sant’Antimo (VERDE459, PUCA, RANUCCI-PETITOD’AGOSTINO-SILVESTRE460), Casandrino (MARRAZZO), Grumo Nevano (AVERSANO), i cui capi sono tutti detenuti, gestiscono le locali piazze di spaccio, praticando altresì le estorsioni. A Sant’Antimo si sono verificati alcuni episodi che testimoniano una fibrillazione negli assetti criminali, che hanno riguardato i clan PUCA, PETITO-RANUCCI e VERDE461. A Grumo Nevano, il locale clan AVERSANO è stato indebolito da arresti di affiliati ed elementi di spicco e, pertanto, la gestione delle attività illecite è entrata nelle mire dei confinanti clan di Sant’Antimo462, che controllano le estorsioni ed il traffico di droga463. Si registra, inoltre, una recrudescenza della microcriminalità proveniente dall’area dei comuni di Arzano, Sant’Antimo e del quartiere napoletano di Secondigliano, dedita soprattutto alla consumazione di scippi, rapine e furti. A Villaricca si conferma la presenza delle organizzazioni camorristiche FERRARA e CACCIAPUOTI464. Ad Acerra operano i gruppi DI BUONO e GRANATA, mentre sembra riorganizzarsi il clan AVVENTURATO, nonché un sodalizio che farebbe capo ad un pregiudicato, agli arresti domiciliari, già elemento di spessore del disciolto clan NUZZO465. Nel territorio si sono registrati una serie di eventi criminosi forieri di una possibile evoluzione degli scenari criminali466, come l’esplosione di un ordigno, avvenuta il 13 dicembre, davanti ad una ditta di onoranze funebri467. A Casalnuovo di Napoli e Volla sono operativi i clan REA-VENERUSO e PISCOPO-GALLUCCI, che si contendono la gestione ed il controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti468: una delle centrali di spaccio della zona è il rione cd. 219, dove risiedono alcuni componenti della famiglia GALLUCCI469, che in passato si sono contesi il controllo della zona con i REA-VENERUSO470. È indicativo dello stato di fibrillazione l’omicidio, consumato il 28 novembre 2017 a Casalnuovo, di una donna e del figlio, quest’ultimo legato al sodalizio REA-VENERUSO. La violenza con cui si è consumato e la spregiudicatezza dei killer, che non hanno esitato a colpire anche la madre del pregiudicato, attesta un’evoluzione dello scenario criminale.

Provincia Orientale Area Nolana ed Area Vesuviana

Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d’Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia. La decapitazione dei clan fortemente radicati sul territorio ha consentito l’emersione di nuovi gruppi criminali e l’infiltrazione, nel nolano (comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola), della famiglia SANGERMANO, propaggine del clan avellinese CAVA. Nell’area vesuviana non si registrano significativi mutamenti negli equilibri criminali: permane immutata la leadership del clan FABBROCINO di San Giuseppe Vesuviano, comune dove opera anche la famiglia BATTI, dedita prevalentemente allo spaccio di stupefacenti, alle rapine e alle estorsioni. Il gruppo FABBROCINO ha sempre ricoperto un ruolo centrale negli equilibri camorristici campani ed è attivo anche in diversi ambiti economici, finanziari ed imprenditoriali, con una particolare propensione alla realizzazione di opere edili, pubbliche e private. A Terzigno sono presenti alcuni personaggi che in passato hanno aderito al clan VISCIANO, operante ai confini dei comuni di Terzigno e Boscoreale. Ancora, sia a Terzigno che a San Giuseppe Vesuviano agisce un gruppo criminale dedito allo spaccio di stupefacenti, facente capo alla famiglia SCARPA, organicamente inserita nel cartello VANGONE/LIMELLI/GALLO di Torre Annunziata, comune di cui è originario il capo clan. Gli SCARPA possono contare anche su buoni rapporti con il clan GIUGLIANO di Poggiomarino, con il quale condividono i traffici di stupefacenti. A causa del prolungato stato di detenzione del capo del gruppo GIUGLIANO, l’organizzazione è retta dalla moglie, che si è trovata a fronteggiare le mire espansionistiche, verso Poggiomarino, di un nuovo gruppo criminale, che avrebbe a disposizione numerose armi, con il quale la donna avrebbe stretto un accordo di non belligeranza. A Somma Vesuviana, feudo del gruppo D’AVINO, l’assenza di criminali di spessore delinquenziale avrebbe favorito l’infiltrazione di esponenti di clan dell’area orientale metropolitana che, potendo contare su alcuni pregiudicati locali, starebbero assumendo il controllo degli affari illeciti. Si tratta dei clan CUCCARO, RINALDI e MAZZARELLA di Napoli, che vi opererebbero tramite famiglie locali, tra le quali si ripropongono gli stessi antagonismi che appartengono ai clan napoletani di riferimento: in particolare, nel parco San Sossio, sono presenti due famiglie rivali, i DE BERNARDO, legati ai MAZZARELLA ed i D’ATRI legati ai CUCCARO-RINALDI, in competizione per assicurarsi il controllo dello spaccio di droga a Somma Vesuviana. Nel confinante comune di Sant’Anastasia opera il clan ANASTASIO, antagonista dei D’AVINO, come questo fortemente destabilizzato. A Castello di Cisterna471 ed a Marigliano la gestione delle attività criminali è suddivisa tra i clan CASTALDOCAPASSO e MAZZARELLA. Nell’area orientale vesuviana, precisamente a Pollena Trocchia e Massa di Somma, si registrano segnali di ripresa dei traffici illeciti da parte del clan ARLISTICO-TERRACCIANO472. Nell’area di Brusciano, ancora Castello di Cisterna e nei comuni limitrofi, si sono registrati diversi episodi violenti sintomatici di una situazione di tensione, originatasi dalla lotta intestina tra il clan REGA ed alcuni affiliati, facenti capo alla famiglia ESPOSITO. L’arresto del reggente di quest’ultimo gruppo aveva condotto ad un periodo di relativa calma, interrotto all’inizio di settembre dalla gambizzazione di un soggetto vicino al reggente del clan REGA, cui hanno fatto seguito una serie di agguati, di cui sono stati vittime proprio affiliati ai REGA. I territori di Cercola e Pomigliano d’Arco continuano a risentire dell’influenza di clan del napoletano.

Provincia Meridionale San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina. Casola di Napoli, Lettere. Sul piano generale, nell’area sono presenti sodalizi che da anni si contendono il controllo delle attività illecite, i cui affiliati, anche con ruoli di vertice, sono stati ripetutamente colpiti da provvedimenti restrittivi. A San Giorgio a Cremano prevale il sodalizio TROIA, il cui attuale reggente, dissociandosi dalle scelte del padre, ha voluto imporre con la forza la supremazia del clan, entrando in conflitto con la famiglia ABATE (cd. dei cavallari)473, anch’essa presente in quel comune474. Sul territorio sono, altresì, presenti elementi del clan MAZZARELLA (da tempo in contrasto con il gruppo TROIA) e soggetti legati alla famiglia LUONGO, che opera in stretto legame con il sodalizio ASCIONE-PAPALE. A Portici ed a San Sebastiano al Vesuvio non si registrano mutamenti degli equilibri criminali: nel primo comune si conferma l’egemonia del clan VOLLARO, mentre nel secondo, oltre al locale gruppo PISCOPO, si registra la presenza di soggetti legati al sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO. Ad Ercolano, la gestione criminale del territorio è, da anni, appannaggio dei contrapposti cartelli ASCIONE-PAPALE e BIRRA-IACOMINO, sensibilmente indeboliti dalla detenzione di un gran numero di affiliati e degli stessi capi clan. A Torre del Greco permane il predominio della famiglia FALANGA. Sebbene non abbia fatto emergere un coinvolgimento dei clan, appare comunque significativa di un contesto territoriale esposto a possibili condizionamenti criminali, l’attività conclusa il 7 agosto dalla Guardia di finanza con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare475 nei confronti di un esponente della locale amministrazione comunale e di altre cinque persone, (tra le quali due imprenditori), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, truffa e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il pubblico funzionario è accusato di aver favorito la ditta degli imprenditori indagati, operante nel delicato settore dei rifiuti. A Torre Annunziata, si conferma la presenza dei sodalizi GIONTA, GALLO476, VENDITTO, TAMARISCO e CHIERCHIA. Il 6 settembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito il fermo di dodici affiliati al clan GIONTA, tra i quali gli attuali reggenti, storici affiliati al clan, ritenuti all’altezza di prendere in mano le redini dell’organizzazione, atteso che, in circa 25 anni di detenzione, non hanno mai manifestato intenti collaborativi con la giustizia. La prolungata assenza dei vecchi vertici ha lasciato spazio alle terze generazioni dei clan477. A Boscoreale sono operativi i sodalizi ANNUNZIATA-AQUINO, VISCIANO e PESACANE, mentre a Boscotrecase si segnala il clan LIMELLI-VANGONE, noto per i consistenti traffici di stupefacenti. A Castellammare di Stabia, sodalizio egemone rimane il clan D’ALESSANDRO, originario della zona di Scanzano, con proiezioni nell’agro Nocerino-Sarnese, che gestisce le piazze di spaccio più importanti attraverso le mogli degli storici capi clan deceduti478 e le seconde generazioni della famiglia479. Collegata, sebbene in posizione subordinata ai D’ALESSANDRO, è l’organizzazione camorristica IMPARATO, operativa nel Rione Savorito, soprattutto nel settore dello spaccio degli stupefacenti. Altro clan presente a Castellammare, nel Rione Santa Caterina, nonché a Pompei, è il sodalizio CESARANO, ridimensionato da inchieste ed arresti eccellenti, ma ancora fortemente radicato nel territorio ed in grado di gestire le attività illecite e creare importanti alleanze. Storica è la collaborazione con i TAMARISCO di Torre Annunziata. Si rileva la riemersione di un gruppo facente capo alla famiglia FEDERICO, già inserito nel clan CESARANO, che sembrerebbe essersi avvicinato al sodalizio AQUINOANNUNZIATA di Boscoreale. A Gragnano e Pimonte è operativo il clan DI MARTINO, legato ai D’ALESSANDRO, le cui attività illecite prevalenti sono le estorsioni e la coltivazione di marijuana nei terreni demaniali dei Monti Lattari, nonché il traffico e lo spaccio di stupefacenti480. Alcuni episodi delittuosi verificatisi ad Agerola e Lettere481, in cui sono stati coinvolti gruppi contrapposti provenienti dai Monti Lattari e da Castellammare, potrebbero essere collegati alla rottura di precedenti equilibri nel settore del narcotraffico.

Provincia di Caserta

L’azione di contrasto della Magistratura e delle Forze dell’ordine ha portato ad un ridimensionamento del cartello dei CASALESI, in particolare delle famiglie SCHIAVONE e BIDOGNETTI, cui si sarebbero affiancati nuovi, piccoli gruppi criminali dediti perlopiù al traffico di stupefacenti. Il cartello, composto dalle citate famiglie SCHIAVONE e BIDOGNETTI, nonché dai gruppi ZAGARIA e IOVINE (il cui capo è da tempo collaboratore di giustizia), rimane comunque solido per la “capacità mimetica” delle sue articolazioni, organizzate più sul modello delle famiglie di cosa nostra, che non secondo gli schemi della camorra napoletana. Un altro elemento di forza è la relativa rapidità nel rimodulare gli assetti criminali all’indomani della cattura dei vertici, attraverso il riconoscimento della leadership al clan che in quel momento risulta in minore difficoltà. Con riferimento al radicamento nel territorio, il cartello è tuttora operativo nella quasi totalità della provincia, in particolare nell’agro aversano, e mantiene salda la struttura unitaria, con un “gruppo di comando” e una cassa comune in cui confluiscono i proventi illeciti, da utilizzare anche per l’erogazione centralizzata di uno stipendio ai quadri dell’associazione. I CASALESI continuano a distinguersi per la spiccata capacità di riciclare denaro, avvalendosi anche di professionisti. A questo riguardo, va evidenziato che i canali di reinvestimento, inizialmente indirizzati all’edilizia, al ciclo degli inerti e alla ristorazione, si sono estesi al settore immobiliare, alla grande distribuzione alimentare, alla logistica ed ai trasporti, all’import-export e all’intrattenimento (slot machines), che consentono di accumulare forti liquidità. Non a caso, nel mese di settembre, a San Cipriano d’Aversa (CE), la DIA di Napoli ha eseguito la confisca482 di consistenti disponibilità finanziarie nei confronti della sorella del capo della fazione dei ZAGARIA. Come accennato, la forza del sodalizio dei CASALESI risiede nella capacità di infiltrare il tessuto sociale e i vari ambiti della vita pubblica locale, attraverso l’operatività e la complicità di colletti bianchi, in grado di pilotare l’aggiudicazione di gare di appalto in favore di imprese predeterminate, espressione del cartello criminale. Significativa, in proposito, la confisca483 di un patrimonio di oltre 2,7 milioni di euro, eseguita, nel mese di novembre, nei confronti di un imprenditore casertano operante nei settori del calcestruzzo e del trasporto, ritenuto affiliato al clan dei CASALESI e punto di riferimento imprenditoriale per la consorteria criminale nell’ambito dell’assegnazione degli appalti pubblici. La patologia di tali rapporti illeciti tra camorra e funzionari pubblici “collusi”, si manifesta nella concessione di autorizzazioni, licenze, varianti urbanistiche (prive delle prescritte verifiche e controllo), nelle assunzioni, negli incarichi di progettazione, nell’affidamento di lavori e manutenzione e, come detto, in prevalenza nella concessione di appalti in favore di società a diverso titolo legate ai clan. La trama di connivenze con ambienti politici e imprenditoriali trova riscontro nelle evidenze investigative che hanno portato all’arresto, eseguito dalla Polizia di Stato nel mese di settembre484, del gestore di un laboratorio di analisi, che avrebbe fornito al capo del gruppo ZAGARIA, durante la sua latitanza, documenti d’identità falsi e l’uso dell’abitazione per le riunioni con imprenditori e politici locali, permettendogli, così, di mantenere il controllo sul territorio. Un’altra operazione, denominata “Croce Nera”, della DIA di Napoli485, sebbene non abbia riguardato, nello specifico, un determinato gruppo criminale, ha fatto emergere la responsabilità di un cugino del capo del clan IOVINE – con un ruolo dirigenziale all’interno di una struttura ospedaliera di Caserta – che, seppur a conoscenza di reiterate e gravi situazioni di irregolarità nell’esecuzione dei servizi da parte di quasi tutte le ditte che operavano presso quel presidio, ha omesso qualsiasi forma di controllo pur di favorire l’affidamento alle stesse imprese. Tra le diverse frange del cartello dei CASALESI, la fazione SCHIAVONE continua a detenere la supremazia sui territori di competenza, grazie alla gestione di volta in volta affidata al sodale libero più autorevole ed alla incondizionata fedeltà degli affiliati verso l’organizzazione. Dopo l’arresto dei figli dello storico capo clan, ristretto in carcere con il regime previsto dall’art. 41 bis O.P., la reggenza sarebbe stata affidata a personaggi che, pur non appartenendo alla famiglia SCHIAVONE, risultano in grado di controllare il territorio. Punto di riferimento del sodalizio rimane, comunque, il clan RUSSO, i cui principali esponenti sono tutti detenuti. Il gruppo IOVINE, di cui risultano ancora latitanti due elementi di spicco, appare meno attivo rispetto alle altre componenti del cartello, a causa della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria del capo clan. Mantiene il suo potere criminale il sodalizio ZAGARIA, nonostante la detenzione dello storico capo clan, forte soprattutto di una salda struttura imprenditoriale in grado di relazionarsi con la pubblica amministrazione. Un ruolo importante è riconosciuto a mogli e sorelle dei componenti di vertice della famiglia ZAGARIA, alle quali è affidato il compito di gestire gli ingenti capitali illeciti del sodalizio, come confermato dall’operazione “Nereidi” della DIA di Napoli486, che ha operato congiuntamente con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Per quanto attiene al clan BIDOGNETTI, gli arresti, eseguiti nel mese di giugno dall’Arma dei carabinieri, hanno stroncato sul nascere il tentativo di un nuovo gruppo criminale definito “nuova gerarchia del clan dei Casalesi”, di imporsi su un’area compresa tra il comune di Parete fino al litorale domitio, con il placet proprio dei BIDOGNETTI487. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio dei clan, in buona parte della provincia sono operativi gruppi che fanno riferimento ai CASALESI488, ma anche sodalizi autonomi rispetto a questi ultimi, quali il clan BELFORTE, originario di Marcianise ed attivo nel capoluogo, nonché, anche attraverso gruppi satellite, nei comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Un ruolo apicale è rivestito dalla moglie dello storico capo clan, detenuto in regime di “carcere duro”. Nel medesimo contesto marcianisano operano piccoli gruppi familiari, quali i clan MENDITTI, presente a Recale ed a San Prisco, e BIFONE, attivo nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo è attivo il clan MASSARO. A Sessa Aurunca e Mondragone, il territorio è controllato dal sodalizio GAGLIARDI-FRAGNOLI-PAGLIUCA, eredi della famiglia LA TORRE, legati ai BIDOGNETTI e dediti prevalentemente a traffici di stupefacenti e alle estorsioni. Ancora a Sessa Aurunca, nonché a Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina, l’indebolimento del clan ESPOSITO, detto dei ‘Muzzuni, ha da tempo determinato l’emersione di piccoli gruppi, molto eterogenei, anche questi dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti ed alle estorsioni. A Santa Maria Capua Vetere sono presenti il gruppo DEL GAUDIO (Bellagiò) e l’antagonista FAVA, significativamente indebolito da scelte collaborative di affiliati di spicco.

Provincia di Salerno

In provincia di Salerno, le organizzazioni di maggiore spessore e di più datato radicamento hanno sviluppato, accanto agli affari illeciti “tradizionali” (traffico di sostanze stupefacenti, in particolare), tecniche sempre più sofisticate di penetrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale, finalizzate a controllare alcuni settori strategici dell’economia provinciale (costruzione di opere pubbliche, forniture di servizi, gestione dei servizi per l’ambiente489) e a condizionare il buon andamento di alcuni Enti locali. Il connubio tra colletti bianchi ed imprenditori, i primi pronti a piegare gli interessi della collettività al proprio tornaconto personale, può rivelarsi strumentale ad infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione di fondi pubblici. Nel merito, è significativo quanto emerso dall’operazione “Porta Ovest”, condotta l’11 e 12 dicembre 2017 dalla DIA di Salerno, dalla quale sono emerse condotte illecite di pubblici ufficiali ed imprenditori nell’esecuzione dei lavori per la realizzazione di due gallerie, che dal porto commerciale di Salerno dovrebbero condurre all’imbocco dell’autostrada A/2490. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili e immobili, per un valore complessivo di circa 31 milioni di euro. Sul piano generale, l’azione repressiva della Magistratura e delle Forze di Polizia, alla quale hanno contribuito anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha, negli anni, ridotto la capacità operativa di alcuni clan. I “vuoti di potere” che si sono, così, venuti a creare, sono stati occupati da giovani pregiudicati emergenti, protesi a ritagliarsi spazi sul territorio, attraverso la commissione di gravi delitti. Si confermano, inoltre, forti collegamenti tra le organizzazioni locali più strutturate e gli omologhi gruppi napoletani e casertani. Per quanto concerne le attività delittuose più rilevanti, un interesse particolare rivestono, per i sodalizi locali, l’usura e l’esercizio abusivo del credito che, oltre a rappresentare un vero e proprio mercato finanziario parallelo, costituiscono canali per il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti491. Tra i settori più interessati dal reinvestimento di tali capitali, figurano quello immobiliare e dell’edilizia privata del capoluogo. Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo, oltre a confermarsi largamente diffusi, restano tra i principali canali di finanziamento dei gruppi criminali della provincia. Le attività di contrasto al fenomeno hanno documentato, altresì, l’esistenza di coltivazioni, ancorché non particolarmente estese, di droghe leggere destinate al mercato locale. Inoltre, è stato rilevato un rinnovato interesse da parte di organizzazioni del posto, ancorché non di tipo mafioso, per il contrabbando di sigarette492. Per quanto concerne la dislocazione dei clan sul territorio, a Salerno, nonostante i passati tentativi ad opera di gruppi emergenti di impossessarsi del controllo delle attività illecite, continua ad essere presente il clan D’AGOSTINO, le cui attività prevalenti sono il traffico di stupefacenti, l’usura, le rapine e le estorsioni493. In città si è, tuttavia, registrata una recrudescenza di reati perpetrati da giovani criminali – discendenti da storici pregiudicati – determinati a mantenere il controllo in specifiche zone della città494. In tale contesto, la Polizia di Stato, ha concluso, nel mese di novembre, l’operazione “Cricket Sud”, con l’arresto di 17 soggetti, responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Tra gli indagati, il fratello ed un nipote di un esponente di spicco del gruppo D’AGOSTINO. A Vietri sul Mare è operativa la famiglia APICELLA, per la quale sono stati segnalati interessi nella gestione dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome) e nella gestione abusiva di stabilimenti balneari. A Cava de’ Tirreni si conferma la presenza di esponenti dello storico clan BISOGNO, dedito alle estorsioni in pregiudizio di operatori economici e del gruppo CELENTANO, dedito ad attività di natura estorsiva ed al traffico di stupefacenti. Nell’area di Mercato San Severino, per decenni interessata dalla conflittualità tra i clan CAVA e GRAZIANO di Quindici (AV), è operativa una consorteria criminale facente capo alla famiglia DESIDERIO, originaria di Pagani, che attraverso sodali della zona si è imposta quale referente locale per le attività estorsive e per il traffico di stupefacenti. A Baronissi495, Fisciano e Lancusi è operativo il clan GENOVESE – influente anche su Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano – dedito alle estorsioni, alle rapine e all’usura. I comuni della Costiera Amalfitana, pur se non manifestamente interessati dalla presenza di sodalizi camorristici, appaiono esposti alle mire della criminalità organizzata, in ragione della forte vocazione turistica che esprimono.

L’area in argomento risulta anche esposta a reati di tipo predatorio e alle truffe496. Nell’agro nocerino-sarnese lo sfaldamento delle vecchie organizzazioni ha generato gruppi minori, autonomi tra di loro. A Nocera Inferiore, ove è confermata l’operatività del clan MARINIELLO, si registra, in particolare, la presenza di alcuni gruppi – guidati da soggetti di spessore già inseriti in sodalizi non più operativi – che sembrano prediligere una strategia più defilata, dedicandosi alla gestione di attività commerciali (bar e sale da gioco) in cui reinvestire i profitti illeciti, lasciando la gestione di altri reati alle nuove leve, spesso al centro di contese per la “spartizione del territorio”497. Sempre a Nocera Inferiore è stata di recente monitorata una rinnovata ingerenza dello storico gruppo PIGNATARO: nel mese di agosto l’Arma dei carabinieri ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 4 soggetti, tra i quali il capo clan ed un ex Consigliere comunale, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e corruzione elettorale, nella prospettiva di favorire i sodali del gruppo con delibere urbanistiche e con l’assegnazione di commesse pubbliche498. Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività del clan NOCERA- alias “i tempesta”. Sembra essersi così creato lo spazio per iniziative criminali di soggetti comunque collegati al citato gruppo, i quali, facendo riferimento ai loro trascorsi delinquenziali, hanno dato vita ad organizzazioni in grado di praticare una capillare attività estorsiva499. A Pagani si conferma la presenza del clan FEZZA-PETROSINO-D’AURIA, interessato ad iniziative imprenditoriali e di un gruppo facente capo alla famiglia CONTALDO, dedito alla gestione di piattaforme di scommesse clandestine e al gioco d’azzardo illegale online. A Sarno sono operativi il clan SERINO (anch’esso con rilevanti interessi nella distribuzione di videopoker, imposti in numerosi esercizi pubblici) ed alcuni esponenti del gruppo GRAZIANO (dediti alle estorsioni e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate), che si proiettano anche sui limitrofi comuni di Siano e Bracigliano. Anche a Sarno si registra la presenza di nuove leve criminali che, senza entrare in contrasto con le altre due organizzazioni, sono dedite al traffico di stupefacenti. A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio il vuoto di potere camorristico sembra lasciare spazio ad altre consorterie criminali provenienti dalle province di Napoli e Avellino. A queste si aggiungono nuove leve che, pur non essendo contigue a contesti di camorra, operano comunque in modo organizzato.

Anche a Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara si conferma una situazione criminale dagli equilibri mutevoli, in un contesto delinquenziale connotato dall’assenza di una locale consorteria di riferimento. Dopo la disarticolazione dello storico clan SORRENTINO risultano operativi diversi soggetti, alcuni dei quali già inseriti nel predetto sodalizio, altri collegati alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore, dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Il territorio del comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra le province di Salerno e Napoli, rappresenta un importante crocevia e punto di contatto per stringere alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare nel traffico di stupefacenti. Nell’area, dove in passato era egemone il sodalizio LORETO-RIDOSSO, convergono le attività delittuose anche dei clan MATRONE, D’ALESSANDRO, CESARANO e AQUINO-ANNUNZIATA. Con riferimento ad alcuni elementi di vertice del clan LORETO-RIDOSSO, si richiama l’operazione “Sarastra” condotta, nel recente passato, dalla DIA di Salerno. Dopo un complesso iter giudiziario ed all’esito di un supplemento investigativo, il 22 settembre 2017, il Tribunale di Salerno-Sezione del Riesame ha applicato la custodia cautelare in carcere a carico di un amministratore comunale di Scafati e di uno dei vertici del citato clan LORETO – RIDOSSO. Il provvedimento è stato poi confermato dalla Corte di Cassazione500. Il contesto criminale della Piana del Sele – interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi – è in fase di rimodulazione. Il comprensorio di Eboli – su cui, fino agli anni ’90, operava in piena egemonia il clan MAIALE – risulta attualmente interessato dall’operatività di piccoli gruppi dediti allo spaccio di stupefacenti, a reati di tipo predatorio e alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”. Nel semestre in esame, è stata registrata una recrudescenza di attentati dinamitardi ed è stata documentata l’ascesa di un sodalizio facente capo alla famiglia D’ALTERIO501, operante anche a Campagna. Non va, infine trascurato, il ritorno sullo scenario criminale di Eboli di esponenti di spicco del clan MAIALE e della famiglia PROCIDA. Sempre ad Eboli, il 20 dicembre, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato un latitante affiliato alla famiglia PESCE di Rosarno (RC). A Battipaglia e Pontecagnano Faiano è presente il sodalizio PECORARO-RENNA, che vive un momento di particolare fervore operativo, attraverso le “nuove leve”. A Bellizzi, in significativa ripresa è il clan DE FEO, i cui capi storici sembrano aver recuperato la guida delle attività illecite (traffico di stupefacenti, estorsioni, riciclaggio), in contrapposizione al clan PECORARO-RENNA. Nell’Alto Cilento, in particolare ad Agropoli, si registra la presenza dei MAROTTA, famiglia di nomadi stanziali dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali, ottenuti in prevalenza attraverso l’usura e le rapine in danno di gioiellerie perpetrate su tutto il territorio nazionale502. Nel medesimo territorio si rileva la presenza di elementi del clan FABBROCINO, nonché il ritorno di storici personaggi già inseriti con ruoli di rilievo nella Nuova Camorra Organizzata503, in grado di stringere alleanze commerciali e di mutuo soccorso con i clan della provincia di Napoli504. Nel medio e basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico – ricettiva, fa ritenere verosimile un interesse dei clan nel reimpiego di capitali illeciti. Per quanto attiene alla Valle del Calore, l’unico fenomeno delinquenziale registrato in zona è lo spaccio al minuto di stupefacenti, reperiti presso i vicini comuni di Sala Consilina e Atena Lucana505. Il Vallo Di Diano, cerniera tra l’alta Calabria, la Campania e la Basilicata, si conferma zona d’interesse per sodalizi criminali di diversa matrice. Sul territorio sono operativi due gruppi criminali, GALLO e BALSAMO, capeggiati da due pregiudicati di spicco della criminalità di Sala Consilina, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di stupefacenti. Nello specifico, il clan GALLO, dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura, mantiene i contatti con gruppi dell’alto Tirreno cosentino (MUTO di Cetraro e VALENTE-STUMMO di Scalea) e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti. L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, è dedito esclusivamente all’usura, ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati.

Provincia di Avellino

Il contesto criminale della provincia Irpina risente dei condizionamenti di gruppi napoletani e casertani. Le aree in cui la pressione delinquenziale è maggiore sono il Vallo di Lauro, il Baianese, la Valle Caudina, il comprensorio Montorese-Solofrano, l’alta Irpinia e l’Arianese. Nella zona di Quindici e in altri comuni del Vallo di Lauro opera la famiglia CAVA, storicamente antagonista del clan GRAZIANO, anche questa originaria di Quindici. Alcuni eventi che hanno riguardato i due sodalizi potrebbero incidere su futuri assetti: si tratta del decesso, il 29 novembre 2017, del capo del clan CAVA, al quale potrebbe succedere il figlio, e della scarcerazione, il 31 novembre 2017, dei due figli del capo del gruppo GRAZIANO. Nel Vallo di Lauro opera anche la famiglia SANGERMANO, il cui capostipite (deceduto) era ritenuto elemento apicale del gruppo CAVA: il sodalizio può contare sulla scarcerazione, il 21 novembre 2017, di un elemento di spicco, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, a Lauro. Ad Avella e Baiano e nei comuni limitrofi è presente il sodalizio denominato “Nuovo Ordine di Zona”, mentre nel capoluogo, opera il clan GENOVESE, con proiezioni anche sui territori adiacenti. Nella Valle Caudina permane la supremazia del gruppo PAGNOZZI, con importanti proiezioni nella Capitale, storicamente legato ai CASALESI, a sodalizi dell’hinterland napoletano ed a clan operanti in provincia di Benevento (SPERANDEO, ESPOSITO di Solopaca, IADANZA/PANELLA di Montesarchio). Le attività criminali prevalenti sono il traffico, la vendita di sostanze stupefacenti e le estorsioni in danno di imprenditori e commercianti locali. Il 27 ottobre 2017 è stata nominata la Commissione di accesso presso il comune di Pago del Vallo di Lauro, per presunti fenomeni di infiltrazione mafiosa.

Provincia di Benevento

Non si registrano mutamenti negli assetti delle organizzazioni criminali locali. Si conferma la presenza dei clan SPARANDEO506, IADANZA-PANELLA, PAGNOZZI, NIZZA (vicino agli SPARANDEO), SATURNINO-BISESTO (vicini agli SPARANDEO ed ai PAGNOZZI ed operativi nella valle Caudina), ESPOSITO (nella valle telesina), BRILLANTE-TAMBURELLO (cui sono collegati alcuni gruppi criminali minori (SPINA-TADDEO-PISCOPOLOMBARDI)


(2) Territorio nazionale

Le attività di indagine degli ultimi anni confermano il persistente interesse dei clan campani ad infiltrare attività economiche oltre regione. I settori in cui investono sono la ristorazione, il commercio di capi di abbigliamento, gli investimenti immobiliari, la gestione di impianti di distribuzione di carburante, il gioco e le scommesse illegali, la commercializzazione di beni contraffatti e lo spaccio di droga. Oltre a queste forme di specializzazione imprenditoriale, si affianca la capacità dei latitanti camorristi di trovare rifugio fuori dal territorio campano, dove possono contare su adeguate coperture. Di seguito si riporta uno spaccato delle Regioni italiane in cui, nel semestre, sono state colte evidenze delle presenze economico-criminali camorristiche

Veneto

Nel corso degli ultimi anni, sono state riscontrate presenze di referenti di gruppi campani, in particolare del clan dei CASALESI, attivi soprattutto nella costituzione di società per il recupero di crediti, nella distribuzione di generi alimentari (ove vengono perpetrate truffe a clienti e fornitori) e nella commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti. Sono stati, poi, riscontrati interessi criminali di sodalizi provenienti dalla provincia di Napoli in attività di reinvestimento di capitali (clan MALLARDO). Al pari di altre regioni del Nord Italia, anche il Veneto viene sfruttato per il ricovero di latitanti: a Thiene (VI), il 25 agosto 2017507, è stata arrestata una donna originaria di Acerra (NA), risultata implicata in un traffico internazionale di stupefacenti dall’Ecuador, che aveva trasferito la propria residenza in Veneto, dove lavorava come badante sotto falso nome.

 

Emilia Romagna Anche nel semestre in esame, l’Emilia Romagna è stata interessata da attività di polizia giudiziaria che hanno fatto luce sulla commistione tra organizzazioni camorristiche e “colletti bianchi”. Significativa, in proposito, la già citata operazione “Omphalos” 508, conclusa nel mese di luglio dalla Guardia di finanza, che ha fatto luce su un articolato sistema di riciclaggio, posto in essere essenzialmente attraverso investimenti immobiliari, con la complicità di funzionari di banca. L’attività era gestita da personaggi che fungevano da intermediari, con ruoli diversificati a seconda degli obiettivi da perseguire, per conto di clan camorristici originari di diverse aree campane (per Napoli, i gruppi MALLARDO, PUCA, AVERSANO, VERDE, DI LAURO, AMATO-PAGANO, per Caserta, il clan PERFETTO). Tra gli indagati figura un direttore di banca di Bologna, accusato di riferire agli affiliati l’esistenza di indagini bancarie in corso e di consentire l’erogazione di ingenti mutui bancari – nonostante fosse consapevole che era stata presentata falsa documentazione – da impiegare per l’edificazione di immobili. Contestualmente, è stato eseguito il sequestro di un patrimonio, composto da immobili, società commerciali, veicoli, conti correnti, del valore di circa 600 milioni di euro, distribuito tra la Campania, l’Emilia Romagna, l’Abruzzo, il Lazio e la Sardegna.

Toscana

Le organizzazioni camorristiche sono presenti in maniera eterogenea sul territorio regionale, con insediamenti in provincia di Grosseto ed in Versilia (soprattutto CASALESI), nonché nella provincia di Prato. Proprio tra le province di Prato e Pistoia, nel mese di novembre 2017, la DIA di Firenze ha eseguito il sequestro509 di diversi immobili e aziende, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre un milione di euro, riconducibili ad un pluripregiudicato di Torre del Greco (NA) referente toscano del clan camorristico BIRRA-IACOMINO. Queste forme di intromissione nell’economia toscana trovano conferma anche in un’altra indagine, conclusa nel mese di settembre510 dalla Polizia di Stato, che ha evidenziato le attività di reinvestimento di capitali del clan MALLARDO in Toscana, Abruzzo, Molise e Puglia. Il principale artefice delle operazioni di reimpiego era il cognato di uno dei capi del clan MALLARDO.

MarcheUn indicatore della presenza della criminalità campana sul territorio regionale si rinviene dal costante sequestro di stupefacenti, fatti transitare anche attraverso il porto di Ancona. Sempre in tema di stupefacenti, pregresse attività investigative hanno fatto emergere come alcuni gruppi campani (IOVINE, GRAZIANO), facessero arrivare, sulle piazze di spaccio locali, sostanze stupefacenti provenienti dalla Campania. Appare significativo di questa presenza, l’arresto511 avvenuto, il 25 luglio 2017, a Grottammare (AP), di un affiliato al gruppo DI LAURO, sodalizio noto per i rilevanti interessi nel narcotraffico.

Lazio

La Regione, per la vicinanza geografica con la Campania, è tra quelle più interessate da infiltrazioni di clan camorristici, tanto che i vertici di alcuni gruppi si sarebbero trasferiti nella Capitale (PAGNOZZI, SENESE) ed in altre aree del territorio, quali il frusinate e la provincia di Latina (CASALESI), per riciclare denaro512 e farvi confluire parte delle ingenti quantità di stupefacenti importate dalle zone di origine. Nel corso del tempo, nel Lazio è stata accertata l’operatività dei clan DI LAURO, GIULIANO, POLVERINO, LICCIARDI, CONTINI, MARIANO, MOCCIA, MALLARDO, GALLO, GIONTA, ANASTASIO, ZAZA, SCHIAVONE, NOVIELLO, ZAGARIA, BELFORTE, BARDELLINO. Il 26 luglio 2017, a Ronciglione (VT), è stato tratto in arresto SIMIOLI Giuseppe, di anni 52, elemento apicale del clan POLVERINO, inserito nell’Elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno (ex “Opuscolo dei 100”), ricercato dal maggio 2011513. Il successivo mese di ottobre, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento restrittivo514 nei confronti di 18 componenti di un’organizzazione dedita al narcotraffico, con base operativa a Roma, in zona Borghesiana. Il sodalizio, gestito da due fratelli originari di Torre del Greco (NA), prevedeva l’impiego di pusher e giovani vedette, nonché l’assistenza legale dei propri sodali in caso di arresto. Sebbene fuori regione i clan mantengano tendenzialmente un basso profilo, non sono tuttavia mancati, negli anni, episodi cruenti (per lo più riconducibili a contrasti maturati nelle zone di origine) ed episodi di intimidazione, verificatisi soprattutto nel sud pontino. In tale contesto, nel mese di novembre la Squadra Mobile di Latina ha eseguito una misura cautelare in carcere515 nei confronti di soggetti ritenuti esecutori dell’omicidio, consumato il 23 agosto 2012, sul lungomare di Terracina (LT), del fratello del capo del clan MARINO, ucciso da affiliati al cartello ABBINANTE-ABETE-NOTTURNO-APREA all’epoca contrapposto alle famiglie MAGNETTI-PETRICCIONE del cartello della cd. VANELLA-GRASSI, cui erano legati i MARINO.

c. Profili evolutivi

La coesistenza, in Campania, di gruppi criminali diversi, per struttura e scelte operative, rende le alleanze estremamente fragili. Ne conseguono equilibri precari, con le leadership di alcuni clan in conflitto quasi perenne per l’acquisizione del controllo sulle zone di influenza. Anche le aree dove si registra la presenza di solide organizzazioni non sono immuni da tentativi posti in essere dalle nuove leve di accreditarsi come referenti criminali. In Campania sono diverse le consorterie criminali in grado di esprimere una notevole forza militare ed economica: questa considerazione è avvalorata dalle risultanze investigative che, di volta in volta, colpiscono i vari clan e che attestano la loro capacità di muoversi su più fronti, unendo all’esperienza, consolidata nel tempo, nella gestione di tipiche attività illegali (quali il traffico di stupefacenti, l’usura, le estorsioni e la contraffazione, con un rinnovato interesse anche per il contrabbando di tabacchi lavorati esteri), la realizzazione di attività più complesse, come il riciclaggio dei capitali, facendo ricorso a tecniche di “occultamento” sempre più sofisticate. In alcuni contesti, sia del casertano sia del napoletano, la decapitazione dei vertici, ma anche la collaborazione con la giustizia di elementi di spicco dei clan, seppur comportando la necessità di una rimodulazione degli assetti, sembra non aver inciso sulla loro vitalità. Si tratta normalmente di organizzazioni al cui vertice sono posizionati componenti della stessa famiglia: spesso tale ruolo è affidato alle donne, fino ad oggi meno colpite da provvedimenti cautelari, ma da tempo impegnate nella gestione, anche a livello strutturale dei clan, come emerso dalla citata operazione “Nereide” della DIA di Napoli, che ha riguardato mogli e sorelle dei componenti di vertice della famiglia ZAGARIA. Essenziale per la commissione di determinati reati è, immancabilmente, la complicità dei cd. colletti bianchi, sempre più frequentemente coinvolti in inchieste di mafia. In un’indagine di luglio, ad esempio, strumentale per le attività di riciclaggio si è rivelata la complicità di un direttore di banca, impiegato presso un istituto di credito di Bologna, grazie al quale esponenti camorristici erano riusciti ad ottenere l’erogazione di mutui da impiegare per l’edificazione di immobili. Le indagini mettono in luce, poi, come gli esponenti delle organizzazioni criminali puntino a creare solidi canali di collegamento con rappresentanti delle istituzioni, nella prospettiva di accaparrarsi risorse pubbliche. È un dato incontrovertibile l’interesse della camorra per gli appalti e la sua capacità di condizionarne l’aggiudicazione, in questo favorita dalla permeabilità di talune amministrazioni, come attestano le diverse indagini per reati contro la Pubblica Amministrazione realizzate anche nel semestre in esame.

Per arginare l’infiltrazione nelle gare d’appalto, preziosa è l’azione svolta da personale della DIA in seno ai G.I.A. ed ai G.I. delle diverse Prefetture finalizzata all’adozione di provvedimenti interdittivi nei confronti di imprese a rischio di infiltrazione camorristica. In tale quadro, è del tutto evidente come la camorra si stia proiettando verso tecniche sempre più avanzate di mimetizzazione nell’economia, finalizzate ad acquisire spazi monopolistici in diversi segmenti di mercato, anche di dimensione transnazionale, attraverso il reinvestimento dei capitali in società che spaziano dalle forniture di servizi, agli appalti, all’edilizia e alla sanità516.

fonte:Relazione del Ministro dell’interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (2° semestre 2017)

 

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395 Il 7 dicembre 2017 il Prefetto di Napoli, all’esito degli accertamenti ispettivi svolti dalla Commissione d’indagine incaricata della verifica circa la sussistenza dei presupposti per l’applicazione del provvedimento sanzionatorio ex art. 143 TUOEL, ha richiesto al Ministro dell’Interno lo scioglimento del comune di San Gennaro Vesuviano (NA) con conseguente affidamento della gestione dell’Ente locale ad una Commissione straordinaria (poi nominata con DPR del 12 febbraio 2018) per ravvisati condizionamenti della criminalità organizzata sull’esercizio delle pubbliche funzioni. Il predetto organo elettivo era già stato sciolto nel 2001 e nel 2006 (il secondo provvedimento è stato annullato con sentenza n. 7060/2007 del TAR Campania) ed il Comune era già commissariato poiché, all’esito di un’attività di monitoraggio disposta dalla Prefettura di Napoli sull’Ente locale, finalizzata a far luce su eventuali forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata (essendosi dimessa la maggioranza dei Consiglieri) si era configurata l’ipotesi prevista dall’art. 141 TUOEL, e conseguentemente l’Organo Consiliare era stato sciolto con DPR del 10 aprile 2017. Gli esiti delle menzionate attività hanno indotto il Prefetto di Napoli a disporre, con decreto del 22 maggio 2017, l’accesso presso il suddetto comune ai sensi dell’art. 143 TUOEL.

396 OCC e contestuale decreto di sequestro preventivo n. 337/16 Occ (p.p. n. 17235/14 RGNR), emessa il 2 agosto 2016 dal GIP presso il Tribunale di Napoli, per truffa ai danni dello Stato aggravato dal metodo mafioso.

397 L’estrema frammentazione della realtà criminale campana comporta la raffigurazione grafica delle sole componenti principali della camorra, il cui posizionamento su mappa è meramente indicativo.

398 OCCC n. 487/17 Occ (p.p. n. 22549/17 RGNR), emessa il 16 novembre 2017 dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di sei soggetti legati al sodalizio AMIRANTE/BRUNETTI/GIULIANO/SIBILLO, indagati per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

399 La collaborazione con l’AG di un elemento di spicco del gruppo AMIRANTE, federato con i cd. “Nuovi Giuliano”, potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità del clan e sugli assetti dell’intera area.

400 Il 18 settembre 2017 era stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari un killer della famiglia SIBILLO, rivale del gruppo BUONERBA: la sua scarcerazione sembrava potesse ridare vigore ai SIBILLO ma, il 21 novembre 2017, il pregiudicato è stato nuovamente arrestato da personale della Polizia di Stato in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 1770/16 RGPM, n. 1515/17 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, per un omicidio commesso nell’ambito del menzionato contrasto.

401 È quanto accaduto la sera del 10 novembre 2017, in zona Forcella, dove una pattuglia della Polizia di Stato, nel corso di un controllo, ha incrociato due persone su un motociclo, una delle quali ha estratto una pistola ed ha esploso quattro colpi in aria, per poi darsi alla fuga. Si è ipotizzato che i predetti giovani stessero per consumare un agguato, verosimilmente in risposta ad un precedente ferimento, avvenuto il 29 ottobre 2017, di cui è stato vittima uno dei nipoti dello storico leader della famiglia GIULIANO (collaboratore di giustizia).

402 Il sodalizio CONTINI risulta articolato in due sotto gruppi: uno opera nei quartieri metropolitani Ferrovia, Vasto-Arenaccia, San Carlo Arena ed è convenzionalmente denominato “gruppo del Rione Amicizia”; un altro è insediato nel quartiere di Poggioreale ed estende le sue propaggini fino ad Arpino (frazione del comune di Casoria) ed è detto “gruppo della Stadera” (cfr. OCC nr. 652/13 Occ, p.p. n. 17982/05 RGNR, emessa il 12 ottobre 2013 dal GIP presso il Tribunale di Napoli, per associazione di tipo mafioso, operazione “Margarita”). Proprio a Casoria, nel mese di dicembre 2017, è stato ferito un pregiudicato più volte controllato in compagnia di un altro pregiudicato appartenente al citato “gruppo della Stadera”.

403 Il nuovo gruppo era costituito da soggetti che in passato avevano rappresentato la manovalanza del clan MAZZARELLA, spesso con il ruolo operativo di killers ma che ambivano a gestire in prima persona le attività illecite nelle Case Nuove, e per questo avevano stretto alleanza con la famiglia CALDARELLI, già operativa in quella zona per conto dei MAZZARELLA. Il 28 giugno 2017, il GIP presso il Tribunale di Napoli ha emesso l’ordinanza n. 308/17 Occ (p.p. n. 14248/14 RGNR) nei confronti di alcuni esponenti di vertice degli scissionisti, eseguita l’11 luglio successivo.

404 In tale clima si sono registrati diversi episodi sintomo di uno stato di fibrillazione: il 29 agosto 2017, l’esplosione di un ordigno ha danneggiato una pizzeria ubicata in un territorio, roccaforte del clan MONTESCURO, legato ai MAZZARELLA; il 10 ottobre 2017, sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco nei pressi dell’abitazione del reggente dei MAZZARELLA; il 7 novembre 2017, nel quartiere Mercato, dinanzi al suo esercizio commerciale, è stato ferito da colpi d’arma da fuoco un pluripregiudicato, ritenuto affiliato al clan MAZZARELLA; nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre 2017, nella zona delle Case Nuove, un ordigno ha divelto il cancello d’ingresso dell’abitazione di un esponente di spicco dei CALDARELLI.

405 Il clan controlla anche il rione Sant’Alfonso, attraverso la famiglia RUSSO di cui sono tornati in libertà, tra gennaio e giugno 2017, due esponenti di vertice. 406 Ne sono esempio il citato duplice omicidio del 6 settembre 2017, in Borgo Sant’Antonio Abate, di due pregiudicati, tra loro cognati, eliminati per aver tentato entrambi di creare un gruppo autonomo nella zona in cui sono stati uccisi. Episodio al quale ha fatto seguito il ferimento, in momenti diversi, il 29 settembre 2017 ed il 27 novembre 2017, di due persone legate da vincoli di parentela con una delle vittime del 6 settembre. 407 Il 21 luglio 2017, i Carabinieri di Napoli, in esito all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli (443/16 R.I.M.N) hanno arrestato 3 soggetti inseriti nel clan MARIANO, uno dei quali, aveva intestato fittiziamente a terzi una società di rivendita di prodotti ittici, agevolando il riciclaggio di denaro di provenienza illecita del clan camorristico, con l’importazione irregolare di prodotti dalla Grecia. 408 Al nuovo reggente avrebbero fatto riferimento due persone arrestate, il 23 dicembre 2017, dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Napoli-Centro, per estorsione aggravata ai danni di un commerciante.

409 OCCC n. 460/17 Occ (p.p. n. 30318/17 RGNR), emessa il 6 novembre 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli.

410 In tale contesto si richiamano gli arresti, eseguiti il 25 luglio 2017, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare n. 340/17 Occ (p.p. n. 7296/17 RGNR), emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, il 17 luglio precedente, nei confronti di affiliati al gruppo GENIDONI per i reati di associazione di tipo mafioso ed altro. Tra i reati contestati il tentato omicidio, nel 2011, di un affiliato al clan LO RUSSO che in quel periodo stava tentando di espandersi nel rione Sanità.

411 Il 24 ottobre 2017, nel rione Sanità, ignoti hanno esploso colpi di pistola nei pressi dell’abitazione del figlio del capo del clan SEQUINO. Gli investigatori ritengono che gli autori del raid siano affiliati al clan VASTARELLA. Il 12 agosto 2017 i Carabinieri della Compagnia di Napoli “Stella” hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla DDA di Napoli, nell’ambito del p.p. n. 23595/17/21 RGNR, nei confronti di 4 soggetti ritenuti affiliati al clan SEQUINO, per tentata estorsione aggravata dalle finalità mafiose, in danno di commercianti, ad alcuni dei quali il clan aveva imposto l’istallazione di slot machine nei loro locali.

412 Il 1 settembre 2017 militari della Stazione dei Carabinieri “Stella”, nel corso di un servizio di prevenzione generale, hanno arrestato, in via Cristallini, per porto di armi comuni da sparo, un pregiudicato che si trovava in compagnia di un elemento di spicco del gruppo SAVARESE per conto del quale, verosimilmente, svolgeva il compito di guardaspalle.

413 Il 22 novembre 2017, nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata dalla Polizia di Stato, la vedova del capo del clan VASTARELLA è stata tratta in arresto perché trovata in possesso di alcuni grammi di hashish e di denaro contante, ritenuto provento dell’attività di spaccio. Il 14 dicembre 2017, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli hanno arrestato il figlio di un elemento di spicco del clan VASTARELLA, in esecuzione di un provvedimento restrittivo per rapina aggravata, lesioni personali, del GIP presso il Tribunale di Napoli Nord, in relazione ad una rapina, commessa con estrema violenza, da un commando di cui facevano parte altri affiliati al suddetto clan, avvenuta il 16 marzo precedente, nel parcheggio di un cinema multisala di Casoria.

414 Il 24 ottobre 2017, nel rione Sanità, ignoti hanno esploso alcuni colpi di arma da fuoco nei pressi dell’abitazione del figlio del capo del clan SEQUINO. Gli investigatori ipotizzano che gli autori del raid siano affiliati alla famiglia VASTARELLA.

415 O.C.C. n. 11/17 Occ (p.p. n. 4775/15 RGNR), emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli il 9 gennaio 2017.

416 OCC n. 453/17 OCC (p.p. n. 9674/14 RGNR), emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, il 3 novembre 2017, a carico di 43 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e di reati aggravati dall’art. 7. Il clan avrebbe mantenuto canali di fornitura diretta di stupefacenti dal Sud America; inoltre, durante l’esecuzione della misura cautelare, è stato sequestrato, nella roccaforte dei LO RUSSO, in via Janfolla, un arsenale di armi in uso al sodalizio.

417 In esecuzione dell’ordinanza n. 1504/16 RGA, emessa il 23 novembre 2017, dalla Corte d’Appello di Salerno per essere evaso da una comunità di Villa Literno (CE).

418 Il contrasto ha raggiunto il suo apice in primavera ma ancora il 31 agosto 2017, a Miano, è stato ferito in un agguato un pluripregiudicato per associazione per delinquere, spaccio di stupefacenti, ritenuto vicino al gruppo dei NAPPELLO.

419 Ordinanza di convalida del fermo e applicazione della misura cautelare nr. 19913/17 RGNR, emessa il 5 luglio 2017 dal GIP presso il Tribunale di Napoli, per tentato omicidio, aggravato dall’art. 7 della legge n. 203/1991.

420 L’11 agosto 2017 i Carabinieri di Napoli hanno arrestato, nella sua villa a Fizesu Gherlii (Romania), il latitante MANZO Gaetano, affiliato al sodalizio SACCO-BOCCHETTI, legato ai LICCIARDI, che gestiva per conto del clan di appartenenza, il traffico di cocaina tra l’Italia e Spagna ed i rifornimenti di eroina dalla Grecia.

421 Sorto nel 2011 dalla scissione dal clan AMATO-PAGANO, di cui sino a quel momento era un sottogruppo, il sodalizio VANELLA GRASSI si è alleato, prima con le famiglie camorristiche ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO-APREA, MARINO e LEONARDI, per poi staccarsi dal citato cartello, unitamente ai MARINO ed ai LEONARDI – a partire dal luglio 2012 (da qui il soprannome di “Girati”). In tale guerra, mai sopita, si può inquadrare l’omicidio del 18 settembre 2017, consumato a Scampia in danno di un nipote di un elemento di spicco del clan NOTTURNO che, da pochi mesi, ha iniziato a collaborare con l’AG.

422 Una delle famiglie che per un periodo ha retto il gruppo sono gli ANGRISANO, entrati in contrasto con il gruppo CANCELLO, nato da una scissione del clan AMATO-PAGANO, con il quale si sono contesi l’egemonia dello spaccio nel Lotto G.

423 Il 14 novembre 2017 la Squadra Mobile di Latina ha eseguito la misura cautelare in carcere n. 15330/2013 RGNR, n. 5709/2014 RGGIP, nei confronti di soggetti ritenuti esecutori dell’omicidio, consumato il 23 agosto 2012, sul lungomare di Terracina (LT), del fratello del capo del clan MARINO, ucciso da affiliati al cartello ABBINANTE-ABETE-NOTTURNO-APREA all’epoca contrapposto alle famiglie MAGNETTI-PETRICCIONE del cartello VANELLA-GRASSI, cui erano legati i MARINO.

424 Il 14 settembre 2017, a Grottammare (AP), militari dell’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto in esecuzione dell’ordine di carcerazione n. 927/2017 SIEP, del 26 giugno 2017, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli, un affiliato al gruppo DI LAURO, condannato per associazione mafiosa. L’11 ottobre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri, a Secondigliano, hanno arrestato un latitante, ritenuto elemento di primo piano del clan DI LAURO, per conto del quale gestiva la piazza di spaccio del rione dei Fiori.

425 In passato i GRIMALDI si erano scontrati con il sodalizio SACCO-BOCCHETTI, al quale è stato ricondotto l’omicidio del padre dell’attuale capo del gruppo GRIMALDI, ucciso nel 2007, all’epoca della scissione dei SACCO-BOCCHETTI dal gruppo LICCIARDI. Per tale delitto, il 14 luglio 2017, agenti della Polizia Penitenziaria di Napoli- Secondigliano hanno notificato ad un esponente di spicco del gruppo SACCO-BOCCHETTI, l’ordine di esecuzione pena n. 358/17 SIEP, emesso in pari data dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli.

426 Il 15 settembre 2017 la Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha emesso sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti del figlio del capo del clan BOCCHETTI, ritenuto uno dei mandanti del duplice omicidio del capo del gruppo SACCO e del figlio, consumato nel novembre 2009, fino ad allora alleato dei BOCCHETTI.

427 Costola del clan CUCCARO di Barra, dal 2013 si è imposta quale organizzazione autonoma.

428 Il 15 novembre 2017, a Ponticelli, è stato ucciso un pregiudicato legato ai DE MICCO, verosimilmente da killer del suo stesso gruppo di appartenenza, per avere tentato di gestire in autonomia una piazza di spaccio: nell’agguato è rimasto ferito un perito assicurativo che stava effettuando una perizia sull’auto della vittima.

429 OCC n. 485/17 Occ (p.p. n. 42578/13 RGNR), emessa il 17 novembre 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli, per associazione di tipo mafioso ed altro, eseguito il 28 novembre 2017. Le indagini hanno ricostruito il contesto in cui è maturato l’omicidio, a dicembre 2016, di un pregiudicato appartenente alla famiglia SOLLA (il 26 settembre 2017, è stato ferito un fratello della vittima) che avrebbe iniziato a gestire in autonomia una piazza di spaccio nel Lotto Zero di Ponticelli, mettendo in discussione l’autorità del clan DE MICCO, riuscito ad imporsi anche sul sodalizio DE LUCA BOSSA, in passato egemone in quella zona.

430 Nella notte tra il 30 novembre ed il 1° dicembre, nel rione Conocal è stato ferito il figlio di un affiliato al clan D’AMICO, poi passato tra le fila dei DE MICCO; nella notte tra l’8 ed il 9 dicembre è esploso un ordigno, in un circolo ricreativo, nel Rione Fiat, gestito dal braccio destro dell’attuale reggente dei DE MICCO.

431 L’11 ottobre 2017, nella zona di Piazza Mercato, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco verso l’abitazione del capo del gruppo MAZZARELLA; tre giorni prima lo stesso era avvenuto contro l’abitazione di un esponente di vertice dei RINALDI, episodi seguiti, sempre ad ottobre, da altri analoghi eventi.

432 Il 20 ottobre 2017, è stato arrestato il nipote del capo clan, che aveva preso le redini del gruppo.

433 Il 24 agosto 2017, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dello stabile in cui vive la famiglia BELLOFIORE, di cui fanno parte alcuni affiliati al clan PESCE–MARFELLA.

434 Il conflitto si è innescato quando venne affidata la reggenza del clan MARFELLA a membri della famiglia PESCE, decisione che suscitò il malcontento dei MELE, provocando la costituzione di un gruppo autonomo che, in pochi mesi, è riuscito a prendere il controllo delle principali piazze di spaccio del quartiere, rafforzandosi anche grazie all’alleanza stipulata con i LAGO, i POLVERINO di Marano, i CUTOLO del rione Traiano.

435 Il 26 agosto 2017, è stato arrestato, a Soccavo, per spaccio, uno dei figli del capo clan.

436 Il 17 ottobre 2017, è stato arrestato un pregiudicato ritenuto a capo di una famiglia criminale legata al clan PUCCINELLI, alla quale era affidata la gestione di una piazza di spaccio.

437 Tra i provvedimenti emessi nel periodo di riferimento, si cita si cita l’ordinanza di custodia cautelare n. 6226/16 RIMC, n. 16727/11 RGNR, del GIP presso il Tribunale di Napoli, datata 8 novembre 2017, nei confronti di sei affiliati al clan LONGOBARDI-BENEDUCE, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, tutti con l’aggravante delle finalità mafiose

438 Il pregiudicato è stato arrestato per tentato omicidio, detenzione e porto illegali di arma da fuoco, per essere stato riconosciuto quale uno degli autori di alcuni atti intimidatori descritti di seguito.

439 Il 4 settembre 2017 è stato ferito un affiliato al clan LONGOBARDI; il 23 novembre 2017, a Pozzuoli, militari dell’Arma dei carabinieri, in località Monteruscello hanno notato due persone a bordo di una moto, uno dei quali riconosciuto come il capo del gruppo AVALLONE, resosi irreperibile, che aveva appena partecipato a due raid, con esplosioni di colpi di arma da fuoco, contro un furgone di proprietà del figlio di uno storico affiliato al clan LONGOBARDI-BENEDUCE e, in un’altra zona, contro uno storico affiliato al clan LONGOBARDI, che sostava davanti ad un bar solitamente frequentato da soggetti legati al suddetto clan (il 29 successivo, militari dell’Arma dei carabinieri hanno proceduto al fermo di uno degli autori dei citati episodi). Il 21 dicembre 2017, a Pozzuoli, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di alcune autovetture e di un esercizio commerciale di proprietà di persone vicine al clan LONGOBARDI-BENEDUCE.

440 Tra il 2016 e il 2017 sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche i comuni di Arzano, Marano di Napoli, Casavatore e Crispano.

441 Sciolto dal Consiglio dei Ministri in data 17 aprile 2018, ai sensi dell’art. 143 del TUOEL.

442 OCC n. 299/17 OCC (p.p. n. 36726/04 RGNR), emessa il 21 giugno 2017 dal GIP presso il Tribunale di Napoli (operazione “Omphalos”) ed eseguita da militari della Guardia di finanza. Tra i reati contestati, associazione camorristica, riciclaggio, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, truffe ai danni delle assicurazioni, intestazione fittizia di quote societarie e di beni, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, rivelazione di segreto d’ufficio. L’indagine ha evidenziato anche infiltrazioni del sodalizio nell’amministrazione comunale di Giugliano, favorita dalla presenza, all’interno della compagine amministrativa dell’Ente, di un cognato del capo clan e di un esponente politico locale che aveva il compito di riferire sull’andamento delle attività consiliari in merito agli appalti pubblici.

443 OCC n. 406/17 OCC (p.p. n. 16447/13 RGNR), emessa il 28 settembre 2017 dal GIP presso il Tribunale di Napoli ed eseguita da personale della Polizia di Stato.

444 Il 27 luglio 2017, a Giugliano in Campania, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato il figlio del capo clan DE BIASE (scomparso nel 2015 e presunta vittima di lupara bianca). Nello stesso mese della scomparsa del padre il giovane era stato vittima di un tentato omicidio, agguato reiterato nel mese di febbraio del 2017. Il 9 agosto 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di Napoli a carico di esponenti apicali del gruppo DI BIASE: tra i destinatari del provvedimento figura un affiliato, ucciso il 21 luglio precedente. La situazione di fibrillazione è attestata anche da un possibile caso di lupara bianca avvenuto nel mese di settembre, di un affiliato ai MALLARDO, verosimilmente eliminato da componenti della medesima organizzazione di appartenenza.

445 Il 22 dicembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito la misura cautelare n. 18144/2017 RGNR, n. 9928/2017 emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli Nord in ordine ai reati di estorsione continuata in concorso aggravata dal metodo mafioso a carico di due affiliati al clan DE ROSA.

446 Il 7 ottobre 2017 l’Arma dei carabinieri ha eseguito il decreto di fermo n.27222/17 RGNR, emesso il 28 settembre 2017 dalla DDA di Napoli, che ha riguardato tre soggetti ritenuti responsabili di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose, tra i quali il fratello del referente del clan MOCCIA sull’area di Afragola.

447 Il 3 dicembre 2017, ad Afragola, in pieno giorno ed in una zona centrale, è stato ferito un pregiudicato che avrebbe gestito un traffico di droga in modo autonomo e non gradito al gruppo locale.

448 Nel rione si era creato un proprio spazio, anche attraverso la commissione di alcuni omicidi, il sodalizio BARBATO-BIZZARRO, decimato da una serie di arresti nel mese di luglio 2015.

449 Il gruppo CAIAZZA si sarebbe contrapposto alla famiglia MAURIELLO, che avrebbe ottenuto dagli AMATO/PAGANO l’affidamento degli “affari melitesi”, costringendo il capo dell’altro gruppo ad allontanarsi per cercare alleanze nell’area afragolese.

450 OCC n. 345/17 OCC (p.p. n. 6526/17 RGNR), emessa il 20 luglio 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli ed altra emessa dal GIP presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli.

451 Il territorio rimane sotto l’influenza criminale di gruppi orbitanti intorno al clan MOCCIA, per quanto riguarda le attività economiche illecite mentre, per i traffici di droga, al sodalizio di Secondigliano della VANELLA GRASSI, anche se depotenziato da contrasti interni e da arresti, che aveva scalzato gli AMATO-PAGANO, gestendo l’area unitamente alla famiglia FERONE.

452 Referente della famiglia MOCCIA è il gruppo ANGELINO, il cui capo è detenuto.

453 Referente dei PEZZELLA a Frattaminore è il gruppo PAROLISI. Il 28 novembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso il 27 novembre dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di un pregiudicato di Frattamaggiore, affiliato al clan PEZZELLA, ritenuto responsabile di tentata estorsione in concorso, ai danni di un imprenditore locale.

454 Il 19 settembre 2017, a Caivano è stato ucciso un pregiudicato: l’omicidio è verosimilmente maturato nell’ambiente dello spaccio di stupefacenti, principale fonte di sostentamento economico nella zona del Parco Verde.

455 Il latitante arrestato, in passato, era il referente del clan per il traffico internazionale di stupefacenti, soprattutto hashish che transitava dalla Spagna (divenuta nel tempo roccaforte del potente clan maranese, che nel sud del Paese ha investito nel settore immobiliare), per poi divenirne, dopo la cattura del capo clan, nel 2011, reggente.

456 In esecuzione dell’ordinanza n. 63/16, emessa nell’ambito del p.p. n. 38355/14 RG.NR del Tribunale di Napoli.

457 L’8 luglio 2017, a Marano di Napoli, i militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato, in flagranza, il fratello di un pregiudicato affiliato al clan ORLANDO, trovato in possesso di numerose armi, tra cui tre kalashnikov, munizioni e veicoli risultati rubati.

458 Si tratta dell’OCC n. 314/17 OCC, emessa il 3 luglio 2017, e n. 321/17 OCC, emessa il 7 luglio successivo, dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nell’ambito del p.p. n. 22272/13 RGNR, eseguite da militari dell’Arma dei carabinieri: il primo provvedimento ha riguardato un imprenditore, figlio del capo del clan POLVERINO ed un altro soggetto, ritenuti responsabili di intestazione fittizia di beni e valori aggravata dalla finalità mafiosa ex art. 7 L. 203/1991, ed è stato emesso nell’ambito dell’indagine che aveva già portato, il 24 maggio precedente all’arresto, per concorso esterno in associazione mafiosa (clan POLVERINO) di vari soggetti, tra cui noti imprenditori di Sant’Antimo. Il secondo provvedimento ha riguardato dieci indagati, alcuni dei quali contigui al gruppo ORLANDO (operante in Marano, Calvizzano, Quarto e zone limitrofe) altri ai clan NUVOLETTA-LUBRANO (operante oltreché a Marano, in provincia di Caserta), indagati per associazione di tipo mafioso ed estorsione. L’indagine ha anche accertato il consolidamento dell’egemonia criminale del clan ORLANDO sul territorio di Calvizzano, tramite la famiglia CARBONE.

459 L’attuale elemento apicale è il nipote dello storico capo clan.

460 Il sodalizio RANUCCI-PETITO-D’AGOSTINO-SILVESTRE, già indebolito dalla perdita di un elemento di vertice, deceduto nel 2016, è stato ulteriormente depotenziato dall’arresto in flagranza, il 29 agosto 2017, a Sant’Antimo, di alcuni affiliati al clan RANUCCI, per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, detenzione illegale di armi e munizioni. Tra gli elementi di vertice del sodalizio figura la sorella del capo del clan PETITO, alla quale fa capo un gruppo che si occupa di rapine di particolare rilievo.

461 Il 2 agosto 2017, sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco contro il cancello di uno stabile dove risiede un pregiudicato contiguo al clan VERDE, arrestato il 21 marzo 2017; il 16 novembre 2017, a breve distanza di tempo, sono esplosi due ordigni presso due esercizi commerciali, i cui proprietari sono legati da vincoli di parentela con il capo del clan PUCA; il successivo 19 novembre è stata danneggiata dall’esplosione di un ordigno, una palestra di proprietà della nipote di un affiliato al clan PUCA ed il 21 novembre, a Giugliano in Campania (NA), ignoti hanno fatto deflagrare un ordigno all’interno del parcheggio di una concessionaria di auto, di cui è socio l’affiliato sopraindicato. Gli attentati potrebbero essere riconducibili a frizioni interne al gruppo PUCA, già impegnato sul versante esterno, nella storica guerra contro i VERDE ed i RANUCCI. Ed ancora, il 7 dicembre, tra Sant’Antimo e Casandrino, i Carabinieri hanno intercettato due malviventi a bordo di una moto che nel fuggire hanno lasciato sul terreno una mitraglietta e una pistola con il colpo in canna, probabilmente destinate ad essere utilizzate nell’ennesima azione armata nell’ambito della guerra in atto tra i clan PUCA e RANUCCI. Inoltre, il 21 dicembre 2017, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco contro lo stabile abitato dal Segretario generale del Comune di Acerra che, nel riferire di non avere ricevuto minacce, faceva presente che, nella precedente mattinata del 20 dicembre, nel corso di una riunione tenutasi nel suo ufficio, vi era stato un concitato alterco con i titolari della società che gestisce il servizio di igiene urbana nel Comune, ai quali era stata applicata una penale pecuniaria per la cattiva gestione del servizio, penale ritenuta dagli imprenditori espressione di una condotta persecutoria nei loro confronti. Altro evento indicativo della conflittualità in atto nel territorio in esame è l’agguato, avvenuto il 3 dicembre 2017, sempre a Sant’Antimo, in danno di un pregiudicato, fratellastro di un affiliato al clan RANUCCI, che potrebbe inquadrarsi nello scontro tra quest’ultimo sodalizio ed il clan PUCA.

462 Il 14 novembre 2017, è stata notificata in carcere ad un affiliato al clan PUCA l’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 407/17, emessa il 3 novembre 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli per estorsione aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose, per aver posto in essere atti intimidatori nei confronti del titolare di un panificio, finalizzate all’interruzione della distribuzione di pane sul territorio di Grumo Nevano.

L’8 novembre 2017, a Grumo Nevano, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato in flagranza per detenzione illegale di arma da fuoco clandestina e munizionamento, un pregiudicato, ritenuto contiguo al clan RANUCCI, trovato in possesso di una pistola con relativo munizionamento e con il cane armato.

463 A Grumo Nevano è presente una piazza di spaccio di droghe leggere, hashish e marijuana, sita nel Rione Popolare “Ice-Snei”, nel tempo teatro di scontro tra varie fazioni cointeressate al controllo del lucroso business.

464 Il 9 agosto 2017 è stato scarcerato, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, il capo del sodalizio. Il 20 dicembre 2017, a Villaricca,militari dell’Arma dei carabinieri, nell’ambito di un’attività preventiva di contrasto alla criminalità, hanno arrestato in flagranza del reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio due coniugi legati al clan FERRARA-CACCIAPUOTI.

465 Dominante ad Acerra, fino al 1995, anno in cui fu decimato dagli arresti, anche a causa del pentimento del capo clan.

466 Il 19 agosto sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro il portone di ingresso dell’abitazione di un pregiudicato, mentre, il 29 settembre, un analogo episodio si è verificato in pregiudizio di un appartenente alla Polizia di Stato, in pensione. Altri elementi di conferma dell’attuale recrudescenza dell’azione criminale nella zona sono: l’arresto, il 24 novembre 2017, da parte di militari dell’Arma dei carabinieri, di tre persone, in esecuzione dell’ordinanza n.5108/17 RGNR, n.5046/17 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Nola, per estorsione, aggravata dal metodo mafioso, in danno di imprenditori acerrani nel periodo luglio/agosto 2017. Uno dei tre, padre degli altri due, compare tra i destinatari di un provvedimento restrittivo (OCC n. 31751/04 RGNR e nr. 24052/05, del 29 giugno 2010, GIP del Tribunale di Napoli,operazione “Risiko”) quale affiliato al clan DE SENA, in passato operativo sul territorio acerrano.

467 Per l’impresa funebre è il nono attentato negli ultimi anni. La ditta era stata incaricata del trasporto della salma del Vescovo Emerito di Acerra,don Antonio Riboldi, icona dell’antimafia e simbolo del tentativo di riscatto sociale della zona, scomparso qualche giorno prima.

468 A Casalnuovo è presente anche il gruppo MASCITELLI, che fa capo ad un pregiudicato, già referente in quel comune per conto del disciolto clan SARNO di Napoli, tratto in arresto a Giugliano in Campania, il 28 settembre 2017, da militari dell’Arma dei carabinieri.

469 Il 29 novembre 2017, a Casalnuovo di Napoli, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato una donna, pregiudicata, legata da rapporti di parentela con i vertici della famiglia GALLUCCI, che ha ricoperto un ruolo di rilievo all’interno del clan.

470 Il 1 settembre 2017, lungo sulla SS. 162 che da Volla porta a Napoli, è stato ferito un pregiudicato che non risulta organico ad alcun clan, ma avrebbe in gestione una parte della piazza di spaccio di cocaina del rione popolare 219 di Casalnuovo e potrebbe essere entrato in contrasto il sodalizio REA-VENERUSO.

471 In questo territorio, nonché a Brusciano, opera anche il clan REGA.

472 Il 6 luglio 2017, a San Giorgio a Cremano (NA), militari dell’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione di un mandato di arresto europeo, emesso dall’Autorità Giudiziaria tedesca, un affiliato al clan ARLISTICO-TERRACCIANO, ritenuto responsabile di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, per avere, in concorso con altri appartenenti al clan, affittato autoveicoli da agenzie di noleggio, site in varie città tedesche, per poi acquistarle definitivamente ed importarle a Napoli, utilizzando carte di credito e documenti di identità falsificati.

473 Il clan ABATE, nella sua formazione iniziale, comprendeva anche il clan TROIA.

474 Il 14 novembre 2017 è stata emessa, dal GIP presso il Tribunale di Napoli l’ordinanza n. 477/17 OCC (p.p. n. 49506/15 RGNR) per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti ed alla spendita di banconote false, a carico di numerosi affiliati al clan TROIA, tra cui due donne, moglie e nuora del capo clan, ai vertici dell’organizzazione. Gli indagati operavano in regime di vero e proprio “monopolio”, tanto che l’attività di spaccio da parte di soggetti estranei al clan era subordinata ad un’espressa autorizzazione ed alversamento di una tangente.

475 OCC n. 106/17 (p.p. n. 10958/14 RGNR), emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli.

476 Il 18 settembre 2017, a Torre Annunziata, sono stati esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco contro il portone di uno stabile, ubicato nel quartiere denominato “Murattiano”, in cui è residente una famiglia legata al clan GALLO.

477 Tra questi, appartenenti alla famiglia SPERANDEO, legati ai GIONTA.

478 L’8 luglio 2017, ad Agerola è stato ucciso un pregiudicato, già legato al sodalizio DI SOMMA-MARESCA, poi divenuto collaboratore di giustizia, che avrebbe reso dichiarazioni anche sul clan D’ALESSANDRO.

479 Il 10 settembre 2017, a Castellammare di Stabia, nel rione Santa Caterina, due pregiudicati, entrambi con precedenti per droga, sono stati feriti a colpi di arma da fuoco.

480 A seguito della scarcerazione di un componente storico della famiglia AFELTRA, in passato legata ai DI MARTINO e, con questi ultimi, al disciolto clan IMPARATO, si sarebbe costituito un gruppo operativo a Pimonte e di Agerola, strutturato su base familiare, dedito in particolare alle estorsioni.

481 Si fa riferimento al citato omicidio dell’8 luglio, ad Agerola, e all’omicidio, il 12 ottobre successivo, a Lettere, di un pregiudicato per reati inerenti gli stupefacenti, legato al clan D’ALESSANDRO.

482 Decreto nr. 79/17 R.D. (nr. 17/15 R.G.M.P.) del 21.6.2017, depositato in cancelleria il 21 settembre 2017 – Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE)

483 Decreto nr. 96/17 R.D. (nr. 38/08 R.G.M.P.) del 4.5.2017, depositato in cancelleria il 27 ottobre 2017 – Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE)

484 In esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare n. 397/17 OCC (p.p. n. 43420/14 RGNR), emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli edeseguita il 27 settembre 2017 dalla Polizia di Stato per associazione di tipo mafioso.

485 OCC n. 5177/16 RGNR), emessa il 20 luglio 2017, dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per i reati di abuso d’ufficio, falso ed altro.

486 OCC n. 521/17 OCC (p.p. n. 13200/14 RGNR), emessa il 12 dicembre 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli. Il successivo 27 dicembre, le donne sono tornate a casa, agli arresti domiciliari, poiché è stata annullata dal Tribunale del Riesame l’aggravante ex art. 7 l. 203/91.

487 Decreto di fermo del PM n. 10785/17, Mod.21, per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

488 Il clan SCHIAVONE controlla Casal di Principe, attraverso la famiglia DE FALCO; Aversa, Gricignano d’Aversa, Orta di Atella, Succivo, Sant’Arpino, tramite i RUSSO; Cesa tramite il gruppo MAZZARA che condivide il controllo del territorio con la famiglia CATERINO, più vicina ai BIDOGNETTI; Teverola e Carinaro, tramite la famiglia DI MARTINO; Grazzanise, tramite i MEZZERO; Sparanise, Pignataro Maggiore, Francolise, Calvi Risolta, Teano, Pietramelara, Vairano Patenora, Pignataro Maggiore, Caiazzo, Piedimonte Matese tramite la famiglia PAPA,ed anche i comuni di Santa Maria La Fossa, Capua, Vitulazio, Bellona, Triflisco. Il clan ZAGARIA è egemone a San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, Trentola Ducenta e San Marcellino. Il clan IOVINE controlla i territori di Villa di Briano, Casaluce e Frignano. Il gruppo BIDOGNETTI, Lusciano, Parete, la zona di Castel Volturno, il confinante territorio di Cancello Arnone.

489 Al riguardo, si cita l’incendio, l’11 giugno 2017, presso la piattaforma di stoccaggio dei rifiuti composti da materiale plastico proveniente da una ditta, con sede legale a Battipaglia (SA), della quale è amministratore unico il nipote di uno storico affiliato, dapprima al clan MAIALE, poi al clan PECORARO-RENNA.

490 I reati contestati sono malversazione, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. I pubblici amministratori sarebbero stati artefici di una serie di condotte illecite, sia in fase di aggiudicazione delle gare, sia nella successiva fase dell’esecuzione dei lavori, omettendo di procedere alla risoluzione dei contratti, nonostante le gravi inadempienze delle ditte assegnatarie.

491 Degli ingenti patrimoni di cui dispongono i sodalizi locali sono indicativi i sequestri di beni operati dalla Guardia di finanza: il 15 luglio 2017 sono stati confiscati immobili e rapporti di credito, del valore di circa 400 mila euro, nella disponibilità di un pregiudicato, affiliato al clan napoletano D’ALESSANDRO, con proiezioni anche nell’agro nocerino-sarnese; il 7 dicembre 2017 sono stati confiscati immobili, quote societarie e rapporti di credito, del valore di circa 1 milione di euro, ad un affiliato al clan MAIALE, operante nella piana del Sele; il 21 dicembre 2017, sono stati confiscati beni del valore di 500 mila euro, ad un affiliato al clan PECORARO-RENNA, anch’esso operante nella piana del Sele.

492 Al riguardo, il 7 luglio 2017, militari della Guardia di finanza di Trieste hanno tratto in arresto, a Scafati (SA), 5 persone indiziate di traffico di tabacchi e sottoposto a sequestro circa tre tonnellate e mezzo di sigarette, per un valore complessivo di circa 600 mila euro.

493 OCC n. 5758/2015 RGNR, n.3317/2016 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno il 9 novembre 2017.

494 Uno di questi è il gruppo MARIGLIANO, operativo nei quartieri Mariconda, Mercatello, Pastena, Fratte e Cappello.

495 Ove, il 28 settembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno notificato al responsabile dell’ufficio gare del comune di Baronissi e ad un imprenditore edile del luogo, un avviso di conclusione delle indagini preliminari: gli stessi sono ritenuti responsabili di abuso di ufficio, falso ideologico e truffa, in relazione all’affidamento diretto dei lavori di messa in sicurezza di un tratto viario locale.

496 Il 25 luglio 2017 militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 7 pregiudicati provenienti dalle province di Salerno e Napoli, ritenuti responsabili di decine di furti in abitazione e presso strutture alberghiere della costiera, dalle quali avevano sottratto beni del valore di circa 2 milioni di euro, tra i quali un quadro del pittore Renato Guttuso, asportato da una villa di Ravello.

497 Il 25 ottobre 2017 un ordigno esplosivo ha danneggiato una palestra; il 13 settembre 2017 sono stati incendiati tre autoarticolati parcheggiati nel piazzale di una ditta che fa capo ad uno storico affiliato al clan SERINO di Sarno.

498 OCC n. 10747/2014 RGNR, n. 6497/2015 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno il 5 agosto 2017 ed eseguita il 21 agosto 2017.

499 Il 19 ottobre 2017 militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito l’ordinanza n. 3696/16 RGNR, n. 2312/17 RGIP, emessa il 16 ottobre, dal GIP presso il Tribunale di Salerno, per il reato di estorsione aggravata metodo mafioso.

500 Definito, a seguito di pronunciamento della Corte di Cassazione, il 24 gennaio 2018, quando la DIA di Salerno ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’amministratore comunale di Scafati coinvolto nelle indagini, e di due pluripregiudicati, al vertice del clan LORETO-RIDOSSO, responsabili di scambio elettorale politico-mafioso.

501 Il 30 agosto 2017 militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito l’ordinanza n. 3190/16 RGNR, n. 3793/16 RGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno il 28 agosto, nei confronti di componenti della famiglia D’ALTERIO, responsabili di sequestro di persona e minaccia, reati aggravati dal metodo mafioso.

502 Il 25 ottobre 2017 militari della Guardia di finanza di Salerno hanno eseguito un provvedimento cautelare personale e reale nei confronti di 17 indagati, tutti appartenenti alla famiglia MAROTTA, responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’usura, alla ricettazione e ai furti, commessi su tutto il territorio nazionale. Nello stesso contesto è stato eseguito il sequestro preventivo dei beni per un valore complessivo di circa 200 mila euro.

503 Uno di questi è stato oggetto di un’indagine che ha condotto all’esecuzione, il 25 ottobre 2017, da parte dell’Arma dei carabinieri, dell’ordinanza n. 13063/2013 RGNR, n.52/2017 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno, nei confronti di 15 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

504 Al riguardo, significativo è l’arresto ad Agropoli, il 22 ottobre 2017, operato da militari dell’Arma dei carabinieri di un latitante del clan SALTALAMACCHIA, operante nel quartiere “Pallonetto” di Napoli.

505 Il ritrovamento, il 7 settembre 2017, in un terreno del demanio boschivo, posto sulle montagne del comune di Roscigno, di un ingente quantitativo di armi, munizioni e di un involucro contenente circa un kilogrammo di marijuana-amnesia, sia per la tipologia delle armi, sia per la qualità dello stupefacente, trattato con acidi secondo una modalità non utilizzata dai pusher locali, induce a non escludere l’operatività in loco di organizzazioni criminali provenienti da altre zone della Regione, verosimilmente dall’area vesuviana.

506 Il clan è in difficoltà per i passati arresti di elementi di spicco, anche se continua ad essere operativo sotto la guida delle nuove generazioni.

507 Ordine di carcerazione SIEP n. 246/2015 emesso dal Tribunale di Napoli.

508 OCC n. 299/17 OCC (p.p. n. 36726/04 RGNR), GIP del Tribunale di Napoli (operazione “Omphalos”). Tra i reati contestati, associazione camorristica, riciclaggio, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, truffe ai danni delle assicurazioni, intestazione fittizia di quote societarie e di beni, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, rivelazione di segreto d’ufficio.

509 Decreto nr. 3/15 R.G.M.P. del 25 ottobre 2017 – Tribunale di Prato.

510 OCC n. 406/17OCC (p.p. n. 16447/13 RGNR), emessa il 28 settembre 2017, dal GIP presso il Tribunale di Napoli.

511 Ordine di carcerazione SIEP n. 927/2017 emesso dalla Corte d’Appello di Napoli.

512 Attraverso la gestione di esercizi commerciali, anche in aree “pregiate” quali il centro storico della Capitale, il mercato immobiliare, i servizi finanziari e di intermediazione, la gestione di sale giochi, gli appalti pubblici, l’edilizia con le collaterali attività (gestione di cave, estrazione dei materiali inerti ecc.), lo smaltimento di rifiuti (in cui hanno un ruolo dominante imprese controllate dai CASALESI).

513 In esecuzione dell’ordinanza n. 63/16, emessa nell’ambito del p.p. n. 38355/14 RG.NR del Tribunale di Napoli.

514 OCC p.p. n. 47656/15, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma.

515 OCC n. 15330/2013 RGNR, n. 5709/2014 RGGIP.

516 Nel mese di novembre si è concluso il processo celebrato con rito abbreviato che vedeva imputati, tra gli altri, esponenti del clan LO RUSSO, responsabili di infiltrazioni nelle gare di appalto bandite da alcuni ospedali napoletani.