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Così mafiosi e i camorristi usano i social per rinforzare brand e potere

Il Corriere della sera, 4 Gennaio 2021

Così mafiosi e i camorristi usano i social per rinforzare brand e potere

Tik Tok più che Fb o Insagram è diventata la nuova frontiera della comunicazione mafiosa. «Il dato allarmante è che fanno proseliti anche tra chi non è affiliato»

di Antonio Crispino

La fanpage dedicata a Vincenzo Torcasio, alias Giappone, boss di ’ndrangheta condannato a 30 anni di carcere per omicidio oggi ha 18mila follower. E i numeri crescono anche se è ferma dal 2017. Perché è un vero e proprio manifesto criminale. Nella foto del profilo sono elencati i punti programmatici: «No al libero convincimento dei Giudici; rispetto per i diritti dei Carcerati; Dignità per ogni Detenuto; contro la Tortura del 41 Bis». Con le parole «carcerati», «dignità» e «detenuto» scritte in maiuscolo proprio come «giudice». I Torcasio sono stati protagonisti di una faida di ‘ndrangheta(Torcasio-Cerra contro Iannazzzo-Giampà) durata più di dieci anni a Lamezia Terme (comune sciolto per infiltrazioni mafiose per ben due volte). I followersono per lo più ex detenuti e familiari. Non solo di carcerati calabresi ma appartenenti un po’ a vari clandi camorra, mafia e ‘ndrangheta. Una sorta di circolo in cui ritrovarsi.

Spulciando tra questi, infatti, si arriva facilmente ad altre fanpage su Facebook che fanno riferimento al clan dei «fraulella» di Ponticelli (Napoli), agli Aprea, gli Stolder, Marfè, Sibillo. Quest’ultimo è il baby bossche ha ispirato e ispira ancora oggi le varie paranzedei bambini. Fu ucciso all’età di 19 annie il suo ritratto compare tra i vicoli di Napoli accanto a quelli di Pino Daniele, Massimo Troisi e Totò. Più che su Facebook e Instagram spopola su Tik Tok. ES17, ossia l’acronimo del nomeseguito dal suo numero simbolo raccoglie 235,6k di visualizzazioni, come se fosse un divo del calcio, alla stregua di un CR7. Ed è solo la pagina più vista, ce ne sono altre con meno contatti.
Sono centinaia i 
videoin cui si riprendono spezzoni del documentario Sky che ripercorre la sua storia criminale. Ancora di più quelli in cui le ragazzine eseguono il lipsyncdi Mariarca Savarese, la fidanzata di Es17, che analizza la vita del piccolo boss.

«Sono proprio le donnele chiavi d’accesso al socialpiù di tendenza – spiega Marcello Ravveduto, ricercatore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’università di Salerno -. I criminali gestiscono i socialattraverso le donne. Sono più appariscenti, conquistano più seguito e veicolano meglio il messaggio. Spesso i profili sono cointestatiperché quando il boss viene arrestato è la moglie che deve gestire la comunicazione». Fa l’esempio degli Stolder, clan di camorraegemone nel centro storico di cui oltre alle attività criminali nella droga e nel riciclaggio si ricordano le frequentazionicon Maradona e il funerale della sorella del capoclan, Amalia, in stile Casamonica(anche loro attivissimi sui social). Il profilo Facebook si chiama Tonia Lello Stolder, moglie e marito (che attualmente è recluso in carcere). I post sono eloquenti: «Mi hanno tradito persone che hanno mangiato a casa mia, dimmi tu di chi mo posso fidare». Poi seguono costantemente fotodel marito e del marito con il figlio piccolo. Una specie di investitura. «Servono per affermare una presenza, anche se in carcere il marito deve essere ricordato al clan» spiega Ravveduto.

La moglie di un altro baby criminale, Ciro Marfè, ricorda sulla sua pagina: «La vera donnanon abbandona il suo uomo, in nessuna difficoltà, ma affronta i problemi con lui» e a seguire: «Sei bellacome una questurache brucia». Sono alcuni dei protagonisti delle cosiddette stese di camorra, ragazzini armati di pistola che marcano il territorio sparandoin aria dalle selle dei motorini. Su Tik Tok c’è proprio un video tutorial di come si effettuano sparatorie di questo tipo, lo posta kekkofer. Ha ottenuto 16,1k di visualizzazioni e il suo profilo, pieno di video di questo tipo raggiunge 58,2k di utenti.
L’altro pezzo forte è «Finalmente libero», un video da 39k di 
visualizzazioniin cui si celebra la scarcerazione di un criminale. Non ci sono post di accompagnamento ma solo un emoji: una bomba con la miccia accesa. «E’ la nuova frontiera della comunicazione mafiosasui social – spiega il docente di comunicazione Ravveduto -. La bomba ha due significati, può voler dire “sono un tipo forte, ho resistito a tutto” oppure “sono quello che comanda”. Spesso si trova l’icona100% che vuol dire totale appartenenzaa un clan oppure la siringa con la goccia di sangue che sta a celebrare un pattocriminale appena stretto».

Il potere è anche estetica e allora su Facebook compaiono decine di pagine gestiteda mafiosi come Aprea o Stolder in cui si posta quello che comprail boss, il nuovo taglio di capelli, lo champagne in casa, le scarpe alla moda. Come se curassero un brand. E in questo senso un evergreen è Totò Riina. Le fanpage a lui dedicate sono decine. Ciascuna con una media di 2-3000 follower. In passato le pagine social sono state utilizzate per le faidedi camorra. Carlo Lo Russo, l’ultimo capo del potente clan soprannominato «I Capitoni», utilizzò Facebook per organizzare gli agguatiai rivali. In un’intercettazione viene ascoltato mentre parla con la moglie: «Cercasu Facebook… Questo è quel Francesco?», «Mi pare di sì…. questo è Raffaele… Ultimo… è uno della banda loro», «i Barbudos… guarda qua che c’è scritto: tutti insieme siamo grandie comandiamo…». Fa infiltrare alcuni dei suoi nelle pagine social dei rivali per studiarne i movimenti e poi organizzare gli omicidi.

Anche l’uso della geolocalizzazionediventa uno strumento di mafia. «Emanuele Sibillo quando postava lasciava la geolocalizzazione aperta in segno di sfida, per dire: “Sono qui, se siete capaci venitemi a prendere”» ricorda Ravveduto. Fabio Orefice, dopo aver subito un agguatodal quale ne uscì miracolosamente vivo, aprì la sua paginaFacebook e sfidò i killer con un post: «Il leone è ferito ma non è morto» con accanto foto di armi. Evidentemente i suoi rivalierano tra gli amici perché a distanza di poche ore esplosero diversi colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione della mamma. «Il dato allarmanteè che i mafiosi fanno proseliti anche tra chi non è affiliato. Specialmente su social strutturati come Tik Tok dove basta diventare di tendenzaper far vedere lo stesso video a migliaia di persone. Spesso trovo ragazzini che forse ingenuamenteripetono atteggiamenti, minacce, stili e lessico tipico delle mafie» conclude Ravveduto. Tra quelli che hanno reso virale un trand di ES17 c’è Marika, 12 anni. La canzone di sottofondo è quella di Enzo Dong: «Voglio solo un Ak47, quando dormo è lui che veglia su di me. mitra tu stammi vicino…».