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Cosenza, porto delle nebbie: i 710 milioni di Franco Pino fatti passare per una vincita all’Enalotto!!!

Da Iacchite -10 Novembre 2022

Alla metà degli anni Novanta, nel bel mezzo dell’avvio della stagione dell’antimafia, con la nascita delle Direzioni Distrettuali, anche a Cosenza ci siamo accorti che “esisteva” la mafia. Ma – così come ce ne siamo “accorti” – abbiamo dovuto prendere atto che sarebbe cominciata anche la stagione del pentitismo, abilmente manovrata da registi occulti come il numero 1 e il numero 2 del porto delle nebbie ovvero Alfredo Serafini e Mario Spagnuolo e gli avvocati penalisti cosentini, capeggiati dal più squallido dei quaquaraquà ovvero Marcello Manna.

A Cosenza, tuttavia, il “top” era stato il pentimento di Franco Pino, sdoganato dal solito Spagnuolo, che lo aveva utilizzato in primis per “inquinare” il quadro probatorio del processo per l’omicidio del costruttore Pino Chiappetta e poi per “smontare” pezzo per pezzo anche il processo Garden. Franco Pino aveva ricevuto l’ordine preciso di accusare Giacomo Mancini, da poco eletto direttamente dai cittadini sindaco di Cosenza ma le circostanze che avevano portato al suo pentimento divennero presto tragicomiche e vennero ben presto a conoscenza del vecchio leone socialista.

Oggi vi parliamo dell’incredibile storia dei 710 milioni di vecchie lire del boss dagli occhi di ghiaccio, che qualcuno fece passare addirittura per una vincita all’Enalotto. Tanto, a Cosenza, si bevono tutto…

Ecco allora che ritorniamo a parlare del deputato reggino Amedeo Matacena (recentemente scomparso a Dubai da latitante dopo una lunga e tormentata vicenda giudiziaria), che dopo avere presentato una prima interrogazione parlamentare il 24 maggio 2000, ne presentò un’altra nel mese di novembre dove affrontava direttamente il problema della “pila” di Franco Pino. E assestava fendenti di malamorte ai registi politici dell’operazione ovvero quei delinquenti dei Democratici di Sinistra, ai quali Mancini aveva soffiato sotto il naso la città di Cosenza e che allora cercavano di eliminare il loro avversario con i soliti metodi alla Marco Minniti. Metodi che nel giro di pochi anni avrebbero affossato per sempre Matacena mentre invece Mancini non solo fu assolto e “recuperato” ma divenne addirittura il sindaco da sostenere nel 1997, cinque anni prima della sua morte e dell’altra incredibile vicenda che portò allo scandalo di Adamo ed Eva.

Ma torniamo a Franco Pino e ai “suoi” 710 milioni di vecchie lire riportando il testo dell’interrogazione parlamentare di Amedeo Matacena. 

Al Ministro dell’interno, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. 

Per sapere – premesso che:

il pentito Franco Pino per “collaborare” con la giustizia pose ai magistrati la condizione del recupero di 710 milioni del suo “patrimonio” miliardario ed un incontro con la sua convivente;

i soldi furono prelevati dal capitano dei carabinieri Angelo Giurgola presso una filiale del Banco di Napoli; a rivelare la notizia e’ stato lo stesso capitano Giurgola durante la testimonianza resa davanti ai giudici del tribunale di Cosenza nel corso di un processo che lo vede imputato di favoreggiamento in usura e omessa denuncia a favore del pentito Garofalo (vedasi mia interrogazione n. 4-29912 del 24 maggio 2000) (http://www.iacchite.blog/cosenza-porto-delle-nebbie-quando-spagnuolo-imbeccava-franco-pino-e-aiutava-franco-garofalo/);

a dare il via libera all’operazione sarebbe stato, secondo quanto affermato dal capitano Giurgola, l’allora sostituto della Dda di Catanzaro, dottor Tocci;

successivamente, essendo la notizia giunta all’orecchio dell’onorevole Giacomo Mancini, che denuncio’ il fatto alla stampa, si registro’ una retromarcia dei magistrati, tant’e’ che, a seguito delle proteste di Pino che minacciava di non pentirsi piu’, gli stessi decisero di erogare i 710 milioni facendoli passare per una vincita all’Enalotto… 

-: a) se non si intendano assumere urgenti e radicali provvedimenti per far cessare gli scandali e gli sperperi di pubblico danaro consequenziali alla pessima gestione del fenomeno del pentitismo;

b) quali azioni si intendano attivare per far rientrare nelle casse dello Stato i 710 milioni, oltre interessi e rivalutazione, della “vincita” di Franco Pino;

c) quali azioni, penali, disciplinari e amministrative, si intendano avviare nei confronti dei responsabili dell’azione rivelata in tribunale dal capitano Giurgola. (4-32343)

Morale della favola: dopo qualche mese Mario Spagnuolo ovvero il “regista” di Franco Pino è diventato coordinatore della Dda di Catanzaro riducendo ai minimi termini persino Mariano Lombardi. E Amedeo Matacena si apprestava ad avere tutte le vicissitudini giudiziarie che l’hanno portato all’attuale condizione di latitante. Non solo: lo stesso Pino (!!!) a distanza di 18 anni è stato addirittura ascoltato come teste nel processo ‘Ndrangheta stragista e non si è lasciato sfuggire l’occasione di “vendicarsi” contro il deputato reggino. Ma la ruota, prima o poi, gira per tutti.

Giusto per la cronaca, oggi Franco Pino non è più neanche un pentito e gli è stato tolto il programma di protezione. Proprio qualche mese fa è venuto a Cosenza a raccontarci chiacchiere sulla morte di Lento e Gigliotti, che puntualmente sono state smentite e che proprio ieri hanno portato la Cassazione a ribaltare il verdetto condannando all’ergastolo Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, che avevano provato in maniera più che farlocca a salvare il culo al boss Patitucci, vecchio allievo di Franco Pino.

Quanto a Spagnuolo, tuttora (ma per poco, grazie a Dio) procuratore del porto delle nebbie, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. E il passato presenta sempre il conto. Anche ai Gattopardi.

2 – (fine)

fonte:https://www.iacchite.blog/cosenza-porto-delle-nebbie-i-710-milioni-di-franco-pino-fatti-passare-per-una-vincita-allenalotto/