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Corruzione, si annida dove c’è meno libertà e dove c’è chi la combatte uccidendo

La Repubblica, 05 marzo 2018

Corruzione, si annida dove c’è meno libertà e dove c’è chi la combatte uccidendo

L’analisi di Transparency International, la più grande organizzazione a livello globale che si occupa di studiare, prevenire e contrastare il fenomeno dell’immoralità e dei fenomeni corruttivi in tutto il mondo. Fondata nel 1993, con sede a Berlino è diffusa in oltre 100 Paesi e dà un voto da 1 a 100 per stabilire il livello di abusi ai pubblici poteri

di RAIMONDO BULTRINI

BANGKOK – Da un quarto di secolo esatto Transparency International – la più grande Ong a livello globale che si occupa di analizzare, prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione in tutto il mondo, fondata nel 1993, con sede a Berlino e diffusa in oltre 100 Paesi del mondo – dà un voto da 1 a 100 a gran parte dei Paesi del Pianeta per stabilire il livello di abusi corruttivi delle loro amministrazioni pubbliche. Il minimo va dove regna l’abuso e la mazzetta e il massimo premia invece i più onesti.

Le due sorprese: dai Media e dalle Filippine. Dopo aver rilevato che anche quest’anno molte nazioni si muovono con troppa lentezza nei loro sforzi di migliorare il sistema (oltre due terzi dei 180 governi presi in esame hanno un punteggio inferiore a 50, con una media globale di 43), il dato più allarmante emerso dai loro studi è che la corruttela aumenta laddove sono più basse le protezioni per la libertà di stampa e per l’attività delle organizzazioni non governative. Un’altra sorpresa, solo relativamente inaspettata, viene da uno dei luoghi del Pianeta dove, da poco meno di due anni, è salito al potere un uomo che ha fatto della battaglia ai corrotti la sua bandiera, con provvedimenti estremi come l’autorizzazione alle squadre anticrimine di uccidere trafficanti di droga, spacciatori e figure pubbliche al soldo delle gang. Stiamo parlando delle Filippine di Rodrigo Duterte, soprannominato “Il Giustiziere”, per le sue campagne di omicidi extragiudiziari giunti secondo alcune statistiche alla spaventosa cifra di 10mila vittime da quando è diventato presidente dell’arcipelago nel maggio del 2016.

I Paesi peggiori e i più virtuosi. Nella statistica di Transparency il governo di Rodrigo Duterte si trova a quota 34, sotto di un punto (pari a un 13% in meno nella fiducia dei cittadini) rispetto all’anno precedente la sua elezione, appena due posizioni sopra quelle del Pakistan e dell’Egitto, una sotto il comunista Vietnam, 14 sopra la corrottissima Cambogia e molto vicino ai dati dell’Etiopia, del Niger e dell’Algeria, peggio del Brasile e appena leggermente meglio della Bolivia. Siderali sono le differenze con i Paesi al vertice della classifica per trasparenza e affidabilità dei governanti come in Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia e Singapore che vantano punteggi tra 89 e 84.

Il virus dell’immoralità che avvelena l’Asia. Per restare concentrati sull’Asia, Transparency International nota che ben pochi Paesi hanno migliorato leggermente la loro situazione, e spesso si tratta di luoghi dove la corruzione è endemica e le circostanze sociali e politiche drammatiche. Per esempio, l’Afghanistan ha aumentato di 7 punti la sua graduatoria che partiva però da quota 8 nel 2012, mentre l’Indonesia migliora passando da 32 a 37 negli ultimi cinque anni. Neanche la Thailandia, retta da una giunta militare altrettanto – apparentemente – severa contro i corrotti ci fa una bella figura, assestandosi a quota 37, pur sempre 7 punti sopra la Birmania governata dalla Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi e dai militari che la tengono in pugno.

Per i giornalisti il pericolo di essere uccisi. Ma per tornare alle Filippine, soltanto l’India e le Maldive sono considerate nella percezione pubblica altrettanto pericolose per giornalisti, attivisti sociali, leader dell’opposizione e persino per il personale delle forze dell’ordine o delle agenzie di controllo, troppo spesso minacciati e perfino uccisi. In questi soli tre paesi il Comitato per la protezione dei giornalisti ha calcolato 15 vittime tra i reporter che indagavano su storie di corruzione negli ultimi sei anni. Che dunque la libertà d’informazione vada a braccetto con la legalità non c’è alcun dubbio. Appena salito al potere, Duterte si rivolse così ai cronisti che gli chiedevano conto degli assassini senza processo di presunti spacciatori e trafficanti già quando ewra sindaco di Davao: “Solo perché sei un giornalista – disse – non sei esentato dall’assassinio, se sei un figlio di puttana”. E quando nel novembre scorso il presidente Usa Donald Trump giunse in visita nelle Filippine,  “Il Giustiziere” lo invitò a una conferenza stampa e gli strappò un sorriso paragonando il mestiere dei reporter a quello delle “spie”.

Le leggi restrittive per le Ong in Cambogia. E’ un po’ lo stesso atteggiamento che molti Paesi dell’area riservano alle Ong e agenzie umanitarie che cercano di sopperire alle carenze dei governi corrotti. “Organizzazioni della società civile in paesi come Cambogia, Papua Nuova Guinea e Cina – è scritto nel rapporto di Transparency International sono costantemente minacciate dalle autorità. In Cambogia, il governo ha recentemente represso la società civile con l’introduzione di una legge restrittiva nei confronti delle ONG”. Non a caso – si spiega – “la Cambogia è uno dei paesi peggiori nella regione secondo l’Indice di corruzione”. Non sarà un caso che la classifica vede al posto più basso – con punteggi tra 14 e 9 – Paesi come la Siria, il Sud Sudan e la Somalia.

Come va l’Italia in Europa? Nel continente un miglioramento c’è stato. Se infatti gli anni passati ci vedevano raschiare il fondo, galleggiando nelle ultime posizioni, l’edizione 2017 vede risalire l’Italia fino al 25° posto su 31 Paesi. Ma dal 2012 ad oggi le cose sono notevolmente cambiate. Era l’anno dell’approvazione della legge anticorruzione e solo due anni dopo veniva istituita l’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’Italia in questi anni ha scalato ben 18 posizioni, non poche. Sopratutto se si pensa che il trend è in assoluta controtendenza con l’andamento registrato dalla maggior parte degli altri Paesi. L’impegno del nostro Paese in questi ultimi anni, oltre alla legge Severino e all’istituzione dell’ANAC, ha visto l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico e la recente tutela dei whistleblower.

Quali problemi deve ancora affrontare l’Italia? I passi avanti negli ultimi anni sono stati tanti, eppure rimangono ancora diversi angoli bui. In primo luogo – secondo Trasparency International – dovremmo parlare dei finanziamenti alla politica. Se da una parte, infatti, abbiamo una maggiore trasparenza sul fronte dei finanziamenti ai partiti, dall’altra ci sono soggetti che vengono usati per canalizzare risorse e non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione: l’esempio è dato dalle Fondazioni e dalle associazioni politiche.