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Corruzione percepita, l’Italia è peggio del Ruanda (ma ci sono segni di miglioramento)

L’Espresso, 21 Febbraio 2018

Corruzione percepita, l’Italia è peggio del Ruanda (ma ci sono segni di miglioramento)
La graduatoria annuale di Transparency International boccia ancora una volta il nostro paese. Che però negli ultimi anni ha migliorato sensibilmente la sua posizione

DI GLORIA RIVA

Male ma non malissimo. Transparency International, l’ong che lotta contro la corruzione, ha pubblicato l’indice di percezione della corruzione di 180 paesi . L’Italia si piazza al 54esimo posto, migliorando di sei posizioni rispetto allo scorso anno, ma complessivamente resta il voto insufficiente.

Secondo l’indagine dell’ente non profit l’Italia ha cominciato a scalare la classifica nel 2012, cioè dall’introduzione della legge anticorruzione. Infatti, da allora il paese è avanzato di 18 posizioni.

Detto questo, resta ancora parecchia strada da fare sulla via della trasparenza, perché il voto complessivo è 50 punti su 100. A pesare è soprattutto la scarsa trasparenza dell’amministrazione pubblica e dei partiti e della politica che, da un lato, hanno smesso di attingere dai finanziamenti pubblici, dall’altro hanno preso a sfruttare canali di sponsorizzazione poco limpidi, come le fondazioni e le associazioni politiche, che non hanno obblighi di rendicontazione.

In cima all’indice di Transparency International, che ogni anno classifica i paesi sulla base del livello di corruzione percepita nel settore pubblico, assegnando un punteggio da 0 (molto corrotto) a 100 (per niente corrotto), c’è anche quest’anno la Danimarca, seguita dalla Nuova Zelanda, con 89 e 88 punti rispettivamente. E, anche quest’anno, la coda della classifica si chiude con Sud Sudan (12 punti su 100) e Somalia (9/100).
Lo scorso anno l’Italia era l’ultima in classifica in Europa, mentre stavolta è 25esimo su 31, dunque lontano dai vertici della classifica e dai paesi con cui siamo soliti confrontarci, come la Germana (dodicesima posizione e voto 81) e la Francia (23esimo posto e voto 70). Più simili a noi paesi come la Spagna, alla posizione 42 e la Slovenia, al 54esimo posto, a pari merito proprio con l’Italia.

«Miglioriamo grazie all’impegno italiano in questi ultimi anni sul fronte anticorruzione: dopo la legge Severino del 2012 sono stati fatti diversi progressi, tra cui l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico generalizzato e, soprattutto, la recente legge a tutela dei whistleblower, cioè su chi segnale un’irregolarità sul posto di lavoro. Non va neppure trascurato l’importante ruolo svolto da Anac per prevenire il fenomeno e garantire un migliore funzionamento delle amministrazioni pubbliche», dice Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia, che tuttavia fa notare la scarsa trasparenza dei partiti, che nascondono la provenienza dei finanziamenti.

Nel 2017 Transparency ha contato 776 casi di corruzione riportati dai media che coinvolgono per lo più Lombardia (111 casi), Sicilia (102) e Lazio (101). Si corrompe negli appalti (151 casi) e nel settore pubblico (130 segnalazioni), ma soprattutto in politica (187 casi). Davide Del Monte, direttore esecutivo di Transparency Italia commenta: «Siamo alla vigilia di elezioni cruciali per il nostro Paese, le prime dopo l’abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti, e noi cittadini siamo chiamati a votare dei candidati di cui non possiamo conoscere i reali finanziatori e, quindi, da quali interessi particolari vengono sostenuti».