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Corruzione per gli appalti della Tav, Monorchio resta in carcere

La Stampa, Venerdì 11 Novembre 2016

Corruzione per gli appalti della Tav, Monorchio resta in carcere
Il provvedimento è stato confermato ieri dal tribunale del Riesame: secondo la Procura di Roma, l’ingegnere avrebbe ricevuto indebitamente dal vicepresidente del consorzio Cociv promesse di benefici in favore di una sua società

di edoardo izzo

Resta in carcere Giandomenico Monorchio, figlio dell’ex ragioniere dello stato Andrea, arrestato il 26 ottobre scorso con l’accusa di corruzione nell’inchiesta sugli appalti per le Grandi opere delle Tav Milano-Genova e A3. Il provvedimento è stato confermato ieri dal tribunale del Riesame. Secondo le accuse della Procura di Roma, l’ingegner Monorchio avrebbe ricevuto indebitamente da Pagani (vicepresidente del consorzio Cociv) promesse di benefici in favore della società consortile Kronotech, partecipata dalla Crono srl. Firmando tre contratti (uno da 288 mila, e altri due da 40 e 20 mila) che avrebbe poi fatto assegnare alla Crono, a lui riconducibile. Monorchio però ha negato fino all’ultimo sostenendo di aver ricoperto solamente un ruolo marginale all’interno della Crono. È così, difeso dall’avvocato Grazia Volo, il 27 ottobre scorso durante l’interrogatorio di garanzia, ha cercato di ridimensionare la sua posizione davanti al gip Gaspare Sturzo.

Eppure le intercettazioni telefoniche raccontano un’altra verità. L’informativa riassuntiva dei carabinieri del Comando Provinciale di Roma conferma pienamente l’impianto accusatorio del pm Giuseppe Cascini. Nelle 64 pagine di carte si legge, infatti, che l’ingegner Monorchio chiede al suo direttore dei lavori, Giampiero De Michelis (anch’egli arrestato), di intervenire affinché i lavori già assegnati alla Crono srl riguardanti il tronco Piemonte della Tav siano effettivamente affidati a loro e non vengano, invece, attribuiti al Consorzio di cui fa parte la Tecno Piemonte, che in sede di gara informale ha acquisito il tronco Liguria.

De Michelis promette di intervenire già dal giorno dopo minacciando i vertici di Impregilo e Condotte di rendere pubblici i legami tra la Tecno Piemonte e la società Sina, del gruppo imprenditoriale Gavio. Minaccia che verrà espressa il giorno dopo, almeno secondo quello che De Michelis racconta a Monorchio in una telefonata intercettata dai carabinieri del 18 febbraio 2015: «Gli dirò», dice De Michelis a Monorchio: «Guardate che se rompete…Se continuate a rompere il c…. Poi questa cosa viene fuori, eh?».

Ma se la Crono srl non è riconducibile a Monorchio, perché lui è così interessato a farle ottenere quell’appalto? Perché è pronto a tutto, anche consentire le minacce pur di ottenere l’assegnazione di quei lavori? La Procura è convinta che lui menta e anche il tribunale del Riesame.

Le indagini, intanto, vanno avanti. Come emerge nelle conclusioni dell’informativa dei carabinieri dove si evidenzia la necessità di «nuove esigenze investigative» per far luce su «scenari che vedono comunque Giandomenico Monorchio al centro di operazioni corruttive svolte a più livelli nell’assegnazione delle commesse relative alla costruzione delle grandi opere pubbliche nel nostro Paese». La nuova tranche dell’inchiesta prende spunto dal dossier sequestrato a casa di Giampiero De Michelis, che aveva l’abitudine di scrivere delle email a se stesso. In una di queste, De Michelis, a proposito dell’affidamento della direzione lavori per la Tav, Terzo Valico, a società riconducibili a Monorchio scrive: «La Direzione Lavori, doveva essere svolta insieme alla società Sina del gruppo Gavio, allora proprietaria di Impregilo, 50% a Sina e 50% alla Sintel. La Sina, improvvisamente cedette tutto il suo 50% a Spm, a questo punto l’ingegner Monorchio mi confidò che tramite suo padre era riuscito a rientrare e la proporzione nell’Ati divenne 60% Spm 40% Sintel, con l’accordo che successivamente sarebbe rientrata in qualche modo Sina».