Il gip non ci sta ad archiviare senza troppi problemi l’inchiesta sulle presunte «soffiate» fatte in Procura a Latina a una presunta associazione criminale.
Ricevuta la richiesta di archiviazione per le indagini su un magistrato inquirente del capoluogo pontino, un cancelliere di via Ezio, un vigile urbano distaccato in Procura, il barbiere di Monte San Biagio, Giuseppe Canale, e l’ex assessore ai lavori pubblici del Comune di Fondi, Riccardo Izzi, per i quali erano stati ipotizzati i reati di corruzione in atti giudiziari, rivelazione di segreti d’ufficio e appoggio a una gang mafiosa, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia, Massimo Ricciarelli, ai sensi dell’articolo 409 del codice di procedura penale, ha deciso di fissare un’udienza per esaminare il caso. Il gip ha optato per verificare la richiesta di archiviazione in contraddittorio e, al termine dell’udienza, dovrà decidere se archiviare, ordinare agli inquirenti di Perugia – Procura competente a indagare sui magistrati di Latina – ulteriori accertamenti o ordinare agli inquirenti stessi di formulare le accuse, per poi decidere sull’eventuale rinvio a giudizio degli indagati. Il procuratore umbro Nicola Miriano e il sostituto Giuseppe Petrazzini avevano chiesto di archiviare l’inchiesta, non ravvisando «elementi di accusa sufficienti per il giudizio». Il gip Ricciarelli sembra però aver avuto qualche dubbio e ha deciso di approfondire la vicenda. L’indagine che ha coinvolto la Procura della Repubblica di Latina nasce da quella sull’attività dell’assessore Izzi. I carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, nel 2005 stavano compiendo accertamenti su una presunta associazione mafiosa operante nel centro della provincia pontina. Dalle intercettazioni erano emersi contatti tra Izzi e la presunta gang, che avevano poi portato gli inquirenti a ritenere che l’ex assessore, insieme ad altre persone, avrebbe creato un’altra associazione per delinquere, che avrebbe condizionato l’amministrazione comunale di Fondi e favorito la presunta gang mafiosa. Convinti che qualcuno «soffiasse» informazioni a Izzi, soprattutto tramite il barbiere Canale, i carabinieri avevano quindi effettuato altre intercettazioni e pedinamenti, arrivando alla convinzione che a dare notizie su procedimenti in corso fossero, anche in cambio di generi alimentari, un magistrato della Procura e un cancelliere. Da lì gli atti inviati dalla Dda alla Procura di Perugia.
(tratto da Il Tempo – Latina)