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Corruzione a Guidonia, peggio di Mafia Capitale: 15 arresti

Tutti gli appalti pubblici erano truccati. Coinvolti politici, funzionari e imprenditori: una mafia bianca alla guida del comune dal 2003

Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

globalist20 aprile 2017

Un vero sistema consolidato andava avanti dal 2003, una ‘mafia bianca’ divenuta col tempo inossidabile, che ha intaccato i rami politici e amministrativi del Comune laziale di Guidonia.
Oltre 16 finanzieri del Comando Provinciale Roma sono stati impegnati oggi, 20 aprile 2017, fin dalle prime luci dell’alba, in un’operazione che ha portato all’arresto di 15 persone: 12 in carcere e 3 ai domiciliari. Le ordinanze di custodia cautelare sono state esemme nei confronti di persone considerate appartenenti a un’organizzazione criminale “radicata nel Comune di Guidonia Montecelio, dedita stabilmente e da lungo tempo, alla perpetrazione di reati contro la Pubblica Amministrazione”.
I destinatari dei provvedimenti sono dirigenti e amministratori comunali, imprenditori e professionisti. Sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, peculato e falso. Decine le perquisizioni in corso.
Tutti i dipartimenti di competenza del Comune venivano gestiti in modo illecito: dall’urbanistica all’ambiente, dal trasporto al decoro urbano. Un sistema a tutti gli effetti mafioso.
Eludere il Codice degli appalti attraverso l’affidamento di opere al di sotto della soglia di legge. È l’ipotesi con cui la Procura di Tivoli ha chiesto e ottenuto l’arresto delle 15 persone, con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione, peculato e falso.
I destinatari dei provvedimenti cautelari sono otto amministratori e dirigenti del Comune di Guidonia Montecelio, nell’area metropolitana di Roma, nonché sette tra imprenditori e professionisti, nei cui uffici e abitazioni sono in corso perquisizioni dall’alba di stamane.
Perquisizioni sono in atto in varie località del Lazio, nei confronti di altri sei soggetti indagati nel medesimo procedimento penale. Gli investigatori hanno anche sorpreso nel parcheggio di un centro commerciale un dirigente comunale di Guidonia nell’atto di ricevere da un imprenditore edile affidatario di lavori pubblici, una busta contenente 3.700 euro in contanti. In altra occasione, presso un bar di Guidonia, il medesimo dirigente e un consigliere comunale ricevevano da un imprenditore del settore dell’estrazione del travertino, un periodico con all’interno occultata una mazzetta di banconote che dopo l’intervento dei Finanzieri risultavano pari a 14mila euro.
«Un’organizzazione criminale si è insediata all’interno del Comune di Guidonia Montecelio e, profittando della copertura offerta da ruoli amministrativi e politici di rilievo, ha depredato le risorse pubbliche e la fiducia dei cittadini, in un clima di connivenza e di omertà che ha offerto protezione ed impunità per anni ai partecipi del gruppo», ha scritto il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di arresto. Ha poi aggiunto che «una “mafia bianca” ha espugnato le istituzioni ergendosi a soggetto regolatore della vita pubblica ed economica di uno dei più importanti comuni della regione Lazio. Probabilmente è questa la linea di demarcazione più netta e significativa che l’accusa ha inteso tracciare, nella propria richiesta di applicazione di misura coercitiva, tra la consumazione di reati da parte dei “colletti bianchi” e la costituzione di una “mafia bianca” che si struttura come gruppo criminale e che, mutuando le regole delle associazioni criminali, agisce con la disinvoltura e la protervia che solo i sodalizi mafiosi sanno praticare».
I 50mila euro nelle mani del vicesindaco. Nel corso di questi controlli, inoltre, il vice sindaco di Guidonia è stato sorpreso con 50mila euro in contanti, appena ricevuti da un imprenditore nel settore del trasporto pubblico.
Gli inquirenti hanno scoperto un presunto «sistema» per concedere le commesse eludendo il codice degli appalti. Alcuni pubblici ufficiali infedeli, abusando del proprio ruolo, procedevano ad affidamenti diretti di opere per valori inferiori alla soglia di legge, a favore di imprenditori compiacenti e amici. In altri casi, il Comune è risultato aver pagato lavori e servizi mai eseguiti e il denaro pubblico erogato veniva spartito tra pubblici ufficiali e imprenditori coinvolti.
Un Comune altamente inquinato da attività criminali” ha esordito Francesco Menditto, il procuratore capo nella odierna conferenza stampa. Precisando che “si poteva procedere agli arresti da subito ma vista una serie di collegamenti e la reiterazione dei reati si è atteso” di consolidare le ipotesi accusatorie, anche per “evitare che qualcuno dei protagonisti sfuggisse”.