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Coronavirus, la mossa di Bonafede sulle carceri: vuole l’ex pm Tartaglia vicecapo del Dipartimento amministrazione penitenziaria

Il Fatto Quotidiano, 28 Aprile 2020

Coronavirus, la mossa di Bonafede sulle carceri: vuole l’ex pm Tartaglia vicecapo del Dipartimento amministrazione penitenziaria

Il guardasigilli ha già scritto al Csm per chiedere di nominare come vicecapo del Dap il magistrato napoletano, per dieci anni pm a Palermo e ora consulente della commissione Antimafia. Una nomina che arriva in un momento molto delicato per l’amministrazione penitenziaria, dopo le polemica per la circolare del 21 marzo – che in pratica chiedeva ai penitenziari di stilare gli elenchi dei detenuti over 70 con alcune patologie, compresi quelli detenuti al 41 bis – e le scarcerazioni dei boss mafiosi

di Giuseppe Pipitone

Dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss al 41bis, arriva la contromossa del ministero della Giustizia. Ed è un contromossa che incide sui vertici del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Il guardasigilli Alfonso Bonafede vuole nominare Roberto Tartaglia come vicecapo del Dap. In un momento di difficoltà per l’amministrazione penitenziaria, dunque, l’ex pm di Palermo andrebbe ad affiancare Francesco Basentini al vertice del Dipartimento.

Le scarcerazioni dei boss e la circolare del Dap – Bonafede ha già scritto al Csm per chiedere di nominare Tartaglia come nuovo numero due del Dap. Napoletano, 38 anni, il magistrato è attualmente consulente della commissione Antimafia. Se da Palazzo dei Marescialli arriverà il via libera, Tartaglia entrerà al Dap in un momento particolare e delicato. Dopo le polemiche per la circolare del dipartimento del 21 marzo scorso – che in pratica chiedeva ai penitenziari di stilare gli elenchi dei detenuti over 70 con alcune patologie, compresi quelli detenuti al 41 bis – a mandare in fibrillazione gli ambienti investigativi negli ultimi giorni è stata soprattutto la vicenda delle scarcerazioni dei mafiosi al carcere duro. Dopo gli arresti casalinghi concessi a Francesco Bonura, boss di Cosa nostra e colonnello di Bernardo Provenzano, ha destato scalpore il caso di Zagaria, che ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute. Come ha raccontato ilfattoquotidiano.it, nel provvedimento il giudice spiega di aver chiesto al Dipartimento amministrazione penitenziaria l’indicazione su alcune case circondariali in grado di ospitare Zagaria e sottoporlo alle terapie di cui aveva bisogno. Dal Dap, però, non sarebbe arrivata alcuna risposta. Il Dipartimento ha replicato sostenendo di aver informato il giudice di Sorveglianza con tre mail. L’ultima inviata solo il 23 aprile, cioè lo stesso giorno in cui il giudice di Sorveglianza concedeva gli arresti casalinghi a Zagaria. Per vederci chiaro il ministro della Giustizia ha attivato gli ispettori e avviato verifiche anche al Dap. Bonafede ha anche annunciato l’inserimento di alcune norme specifiche nel decreto Aprile per coinvolgere nelle decisioni dei tribunali di Sorveglianza sui boss mafiosi la Direzione nazionale antimafia e le Direzione distrettuali.

Chi Tartaglia, da Palermo all’Antimafia – Da consultente della commissione di Palazzo San Macuto si è occupato della desecretazione di alcuni atti che erano coperti da segreto, come le audizioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In precedenza è stato per dieci anni sostituto procuratore a Palermo, dove ha anche fatto parte della Direzione distrettuale antimafia. Nel capoluogo siciliano ha seguito indagini e processi legati agli assetti mafiosi più attuali occupandosi di alcuni dei mandamenti più importanti del capoluogo siciliano. Nella sua carriera, in particolare, è stato delegato alla gestione di numerosi detenuti sottoposti al regime del 41 bis, come Salvatore Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Antonio, Giuseppe e Salvatore Madonia, e Salvatore Lo Piccolo. Esperto nelle analisi degli archivi storici (anche quelli dei servizi segreti), dotato di una grande capacità di collegamento tra soggetti ed episodi legati a fatti diversi, Tartaglia ha rappresentato l’accusa al processo sulla Trattativa, insieme ai colleghi Vittorio Teresi, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene (questi ultimi ora in servizio alla procura nazionale). Nei dieci anni da pm a Palermo il magistrato napoletano ha seguito anche varie inchieste sui misteri insoluti che sono andati in scena a cavallo tra Cosa nostra e le istituzioni. Recentemente, per esempio, si è occupato dell’omicidio di Piersanti Mattarella, ex presidente della Sicilia e fratello dell’attuale capo dello Stato. Dopo l’assoluzione dell’ex terrorista nero, Giusva Fioravanti, il delitto Mattarella è rimasto senza colpevoli. Come pure senza colpevoli è rimasto l’omicidio del poliziotto Nino Agostino, ucciso in circostanze mai chiarite insieme alla moglie.