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Contro le mafie, con i parenti delle vittime. La storia di Giuseppe Rovescio

Libera è a Milano per la XV Giornata della Memoria e dell’Impegno, in ricordo delle vittime di tutte le mafie. AgoraVox ricorda la storia di Giuseppe Rovescio, ucciso perché assomigliava ad un camorrista.

Giuseppe aveva i capelli lunghi. Come Brandon Lee, il protagonista del film “Il Corvo”, che morì sul set per un colpo di pistola sbagliato. Anche Giuseppe è morto per errore. Non era lui l’obiettivo di quell’agguato che gli tolse la vita nella via della Chiesa, a Villa Literno, provincia di Caserta. Era il 28 settembre del 2003.

Giuseppe Rovescio è morto a 25 anni. A condannarlo, proprio quei capelli lunghi, così simili a quelli del camorrista che nelle intenzioni degli assassini doveva morire al posto suo.

Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Con lui, quel giorno, c’era il fratello Simeone. Quando si è svegliato, dopo l’operazione, non ha chiesto notizie del fratello. La risposta la sapeva. Era negli occhi dei familiari seduti attorno al suo letto.

Giuseppe oggi è uno degli oltre trecento nomi da non dimenticare che Libera leggerà sabato 20 marzo a Milano in occasione della XV Giornata della Memoria e dell’Impegno, in ricordo delle vittime delle mafie.

Eppure, il suo sacrificio non è stato ancora riconosciuto ufficialmente dallo Stato: manca il sì definitivo della commissione ministeriale. E manca anche il contributo economico che dovrà essere destinato alla famiglia. Ma si tratta solo di un problema burocratico.

Gli amici del carnevale liternese gli hanno dedicato il torneo di calcio della manifestazione. Agrorinasce, il consorzio di Comuni che gestisce i beni confiscati alla Camorra e che ha seguito da vicino la sua pratica, ha già manifestato l’intenzione di dedicargli una delle strutture presenti sul territorio. E c’è stata una raccolta di firme per intitolargli la strada dove fu ucciso.

A Milano andranno i ragazzi delle scuole. E Libera ha chiesto ad ognuna di adottare una vittima innocente. Giuseppe sarà ricordato dall’Itc “Guido Carli” di Casal di Principe, insieme a don Peppino Diana, il prete amico degli immigrati ucciso dalla Camorra 16 anni fa il giorno del suo onomastico, nella sua chiesa di San Nicola. La sua colpa principale: aver scritto un documento contro i clan, “Per amore del mio popolo non tacerò”. I ragazzi casalesi sono partiti insieme a tanti compagni delle scuole campane, scelti fra quelli che hanno partecipato ai percorsi della legalità su legalità e gestione dei beni confiscati. A capo del corteo, uno striscione: “Legalità? Non la predico, la pratico”.

Partenza venerdì sera da Napoli, sede della Giornata della Memoria nel 2009. Sosta ad Aversa, con lettura del documento di don Diana. A bordo 700 ragazzi, che porteranno al Nord i prodotti provenienti dai terreni confiscati alle mafie, nelle botteghe di Libera Terra, cooperative sorte su terreni confiscati ai boss.

A Milano, venerdì c’è stato l’incontro tra i familiari delle vittime e il momento ecumenico di ricordo. Sabato 20, poi, la marcia e i seminari. (Programma completo su www.libera.it).

Il tema portante della Giornata sarà la dimensione finanziaria delle mafie, non solo in relazione agli investimenti mafiosi ma anche ai livelli altissimi raggiunti dalla corruzione, come sottolineato dalla Corte dei Conti. Milano è la città in cui si terrà l’Expo nel 2015, una manifestazione che attrarrà ingenti capitali e su cui sarà importante vigilare al fine di non consentire l’infiltrazione delle mafie.

Don Luigi Ciotti, anima di Libera, è stato ospite della trasmissione Caterpillar (Radio Due), che ha dedicato una puntata speciale all’evento (riascolta la puntata del 19 marzo in podcast).

“Come dobbiamo chiamarla?”, gli chiedono i conduttori Cirri e Solibello.

“Mi chiamo Luigi – risponde don Ciotti – ed ho una sola certezza, che non è l’io ma il noi che vince. Ci vogliono legami di legalità, dobbiamo sentirci tutti responsabilità, basta mettere bandiere sulla legalità anche da parte di chi la calpesta tutti i giorni”.

A Milano ci sarà anche Simeone. La ferità alla pancia non fa più male. Quella al cuore sì. Ogni volta. Ma lui è sempre stato presente quando lo hanno chiamato per ricordare il fratello: al torneo di calcio, al Premio Sciacca (Camera dei Deputati 2007) e in tutte le manifestazioni di Libera.

Eppure Simeone non è uno a cui piace parlare. Ha l’umiltà e la serenità dei giusti. Ha la compostezza di un falegname che non avrebbe voluto ricordare un fratello eroe, ma continuare a lavorare con lui nella bottega, ballare al Carnevale, andare ai concerti di Vasco.

Quando leggeranno il nome di Giuseppe, Simeone guarderà il cielo e forse, come Il Corvo, penserà che non può piovere per sempre.

(Tratto da AgoraVox Italia)