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La mafia è meno sanguinaria e ignorante e molto più affarista e impastata con le istituzioni

20 Maggio 2023

Di redazione

La mafia di oggi non è più quella del passato. Quasi quattro italiani su cinque (il 77%) condividono l’opinione per cui “i mafiosi attuali non sono più contadini semianalfabeti ma manager in giacca e cravatta che girano il mondo”. Le mafie, inoltre, secondo tre italiani su quattro, non sono più un fenomeno circoscritto alle regioni del Mezzogiorno, ma si sono diffuse anche nel resto d’Italia e del mondo. Il 71% delle persone ritiene, poi, che, più che armi e violenza, siano oggi la finanza globale e le grandi multinazionali l’ambito d’azione prediletto dagli uomini d’onore. In netto calo, invece, la rilevanza e l’urgenza attribuite al problema mafia. A un anno dalla indagine demoscopica che Ipsos Public Affairs realizzò per la Fondazione Falcone alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci, l’istituto è tornato a monitorare la percezione del fenomeno mafioso.

Un sondaggio che evidenzia innanzitutto come il cambiamento delle mafie sia stato colto negli anni dagli italiani. I risultati dell’indagine confermano un dato già emerso l’anno scorso e cioè il venir meno di una lettura antropologica o addirittura folkloristica del fenomeno che vedeva nella mafia “un fenomeno culturale, una mentalità insita in alcune fasce della popolazione”. Convinzione di un solo italiano su sei. E allora cosa è la criminalità organizzata per gli italiani? Una degenerazione criminale di forme di potere economico (per il 19%) o politico (per il 20%), o ancor più semplicemente di una manifestazione estremamente violenta e organizzata di criminalità (opinione prevalente con il 28%). Altro elemento significativo è il calo di priorità attribuita al problema mafioso che si registra a distanza di un anno: a considerare quello delle mafie “il problema più urgente” o “uno dei problemi più urgenti” per l’Italia è ancora una maggioranza (il 55%), ma il dato segna un calo di ben 7 punti rispetto al 2022. Se si declina la domanda sul Mezzogiorno la percentuale attuale è del 61% ma il calo è addirittura di 8 punti rispetto ad un anno fa.

Dietro al calo nell’allarme rappresentato dalle mafie potrebbe esserci anche il mutamento di pelle delle organizzazioni criminali e la loro adozione di modus operandi che tendono a limitare il ricorso alle azioni violente. Resta solida la consapevolezza, invece, dell’importanza di coltivare la cultura dell’antimafia. Ma per gli intervistati alle commemorazione dovrebbero affiancarsi un’azione che faccia capire come le mafie, anche se abbandonano la loro dimensione tradizionale per assumerne una globale, passando “dalla lupara alla finanza internazionale”, rimangano pericolose come e più di prima. In calo, infine, la percentuale di intervistati che ritiene importante parlare di antimafia nelle scuole. A ritenere “fondamentale” o “abbastanza importante che a scuola si parli dei temi legati alla lotta alle mafie” è oggi il 71%, a marzo scorso il dato si attestava al 76% e un anno fa al 79%.

fonte:https://www.juorno.it/la-mafia-e-meno-sanguinaria-e-ignorante-e-molto-piu-affarista-e-impastata-con-le-istituzioni/