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Considerazioni fra il serio ed il faceto. Il “caso” Terracina. Un esempio che tutti i presidi di polizia dovrebbero seguire. La lotta alle mafie si fa scovando e colpendo i capitali sporchi.

Non siamo inclini alle facili mitizzazioni e cerchiamo sempre di giudicare le persone dalle loro azioni, dai fatti.

Qualcuno ci accusa di essere cinici nei giudizi, teneri ed affettuosi quasi nei confronti di chi opera e fa i fatti e, al contrario, cattivi con chi non opera.

Può darsi che sia così, ma è il lavoro che facciamo che ce lo impone.

Un consiglio, a prima vista buffo, datoci da un nostro amico investigatore di rango, non un quaquaraquà come suol dirsi, incontrato l’altro giorno nella Capitale:

“Quando incontrate un Questore, un Colonnello, un Ufficiale, un Funzionario, un Comandante, guardategli le scarpe: se sono sporche e vecchie vuol dire che è una persona che cammina e lavora, valida, se sono nuove e lucide vuol dire che è un damerino, una persona che non gira, non ha contatti con il territorio. Non va fra la gente, è un carrierista e basta”.

Qualcuno potrà obiettare che in un mondo globalizzato e nel quale tutto si fa con la tecnologia e, quindi, con il computer, questa è una logica vecchia, arretrata.

Quel “qualcuno”, però, sarebbe un ipocrita perché non direbbe che la realtà nei territori è diversa e che i sistemi informatici in molti uffici non sono aggiornati e le informazioni immesse risalgono a molti anni addietro.

Gli addetti ai lavori sanno di cosa stiamo parlando.

Quello datoci, quindi, a pensar bene, è un consiglio saggio che, in verità, già faceva parte del nostro modo di pensare e di giudicare.

Siamo cinici, sì, è vero.

Ma noi combattiamo i mafiosi e le mafie e non vendiamo bruscolini!

Lo abbiamo raccontato ad un amico che fa parte dello staff di un Sindaco di un’importante città del Lazio il quale ci stava esaltando le qualità di un Assessore che ricopre un alto grado in un Corpo di Polizia.

“Come ha le scarpe?”, gli abbiamo domandato.

Inizialmente ha riso, poi, quando ha capito quello che volevamo rappresentargli, è scappato via, sconcertato.

Quell’Assessore probabilmente avrà le scarpe nuove e lucide!

Sicuramente non le avrà nuove e lucide (non vorremmo essere fraintesi colpendo involontariamente la naturale vanità di una donna e di una signora perbene) la Dottoressa Rita Cascella, Dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Terracina, della quale abbiamo parlato più volte in termini positivi.

E siamo obbligati a parlarne ancora perché è l’unica Dirigente di un Commissariato in provincia di Latina che sta dimostrando di voler combattere le mafie come queste vanno combattute, sul versante economico e non solo militare.

Una che va al cuore dei problemi, al punto da attirare talvolta, come è avvenuto con i vecchi amministratori di Terracina, su di sé le ire di qualcuno.

Leggiamo sul quotidiano “Latina Oggi”, che pubblichiamo a parte su questo stesso sito, dell’indagine da lei iniziata sugli esercizi commerciali di Terracina.

L’individuazione di capitali sporchi va fatta soprattutto nei settori del commercio, della ristorazione, dei lavori edili, negli appalti pubblici e privati.

Questo, almeno in provincia di Latina.

Aggiungeremmo il settore degli alberghi perché a quanto ci risulta sembra che recentemente proprio a Terracina sia stata fatta un’interessante operazione di passaggio di proprietà da parte di persone “sospette”.

La Dottoressa Cascella verifichi la fondatezza di quanto noi abbiamo appreso.

Parlavamo degli esercizi commerciali e dell’edilizia.

Sono anni che stiamo parlando di imprese di Casal di Principe e delle zone limitrofe che hanno monopolizzato nell’area Terracina-San Felice gli appalti pubblici e privati, espellendo l’imprenditoria locale.

Può darsi che non tutte siano “sporche” per il solo fatto che provengano da quella zona, dove sicuramente ci sono anche persone perbene che noi, peraltro, conosciamo e stimiamo.

Ma la cautela non è mai troppa.

Troppe, troppe e quasi tutte provenienti dallo stesso territorio.

C’è qualcosa che insospettisce anche perché è ipotizzabile che ci sia qualcuno in loco, a Terracina, che le calamiti.

“Qualcuno” che probabilmente cura i collegamenti.

E, quando, poi, c’è “qualcuno” che ostinatamente nega una realtà, i sospetti aumentano.

Ringraziamo, pertanto, la Dottoressa Cascella per quello che sta facendo ed esortiamo tutti i suoi colleghi della provincia di Latina a fare altrettanto.