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Consegnato il Premio Amato Lamberti 2015

Assegnato a Palazzo San Giacomo il Premio Amato Lamberti 2015 alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti e di Rosi Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia. Il riconoscimento a un giovane studioso di origine polacca.

Alla presenza di Rosi Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha consegnato questa mattina il Premio Amato Lamberti 2015 a Krzysztof Krakowski, il ventisettenne polacco autore della tesi di dottorato dal titolo “The Elusive Quest For Peace In Colombia. Past And Future Conflict Resolution Schemes”, incentrata sui rapporti tra guerra civile in Colombia e gruppi di criminalità organizzata.

 

La cerimonia si è svolta in una Sala Giunta di Palazzo San Giacomo gremita di pubblico. In prima fila le massime autorità dello Stato, dal prefetto Gerarda Maria Pantalone al Questore Guido Marino. Nel parterre di prima fila anche l’assessore ai Giovani del Comune di Napoli Alessandra Clemente, il vicesindaco metropolitano Elena Coccia, l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente della Municipalità di Scampia Angelo Pisani. Presente la famiglia del grande sociologo scomparso: la moglie Roselena Glielmo, animatrice del Premio e presidente dell’Associazione Amato Lamberti, con i figli Daniele e Marco. Il ringraziamento dell’Associazione è arrivato dal suo segretario, Amedeo Zeni, allievo fra i più brillanti di Amato Lamberti.

 

«Il fattore “conoscenza” – ha esordito Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli  e componente della giuria – rappresenta l’elemento chiave per il contrasto alla malavita organizzata, ed è proprio in questa direzione che va l’insegnamento di Amato Lamberti, professore a Sociologia e politico ma, soprattutto, grande personalità della conoscenza». L’assessore Daniele, che ha ricordato l’adesione al Premio del sindaco Luigi de Magistris, assente per impegni istituzionali, ha poi affermato l’esigenza di un “Piano Marshall” per la scuola, con aperture prolungate e condivisione dei saperi su tutti i territori.

 

L’originalità del lavoro di Krzysztof è stata poi sottolineata dal docente Luciano Brancaccio, componente della Giuria del Premio Lamberti, presieduta dal procuratore Franco Roberti

Krzysztof, che attualmente è ricercatore alla Cattolica di Milano, tra il 2012 e il 2015 ha studiato presso il Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II. «Scopo di questo riconoscimento – ha affermato il professor Brancaccio – è quello di andare oltre quello che è già noto sulle mafie, dando luogo ad avanzamenti della conoscenza, nel solco della grande lezione che ci ha lasciato Amato Lamberti».

 

A seguire, il breve saluto dell’Unione Industriali, rappresentata da Luigi Giamundo, che anche quest’anno ha contribuito alla borsa di studio attraverso l’industria conciaria Russo di Casandrino, il cui rappresentante Giovanni Russo ha posto l’accento sulla lotta in corso alla contraffazione di merci illegali in arrivo nel Porto di Napoli.

Tutta l’attesa era concentrata ovviamente sugli interventi di Franco Roberti e di Rosi Bindi, che non hanno deluso le aspettative.

 

«Sono debitore ad Amato Lamberti – ha esordito il procuratore nazionale antimafia – di tanta parte della mia conoscenza dei fenomeni camorristici e ritengo che la sua lezione debba essere ricordata più spesso da tutti noi». Roberti ha poi fatto il punto sull’azione di contrasto: «nonostante la cattura di numerosi boss, tanto che è rimasto latitante solo Matteo Massina Denaro ed anche lui non lo resterà a lungo – ha affermato Roberti – non si registra un significativo arretramento delle mafie che anzi, come dimostra il caso ‘ndrangheta, rafforzano la loro penetrazione nel nord dell’Italia, in diversi Paesi d’Europa ed anche in altri continenti, come l’Australia». Per il procuratore Roberti, le ragioni di tale fenomeno sono ben precise e vanno individuate nella mancanza di quelle attività di cooperazione internazionale che l’Italia ha tante volte sollecitato con gli altri Paesi. «Il secondo motivo – ha dettagliato Roberti – risiede nei ritardi del nostro Paese sul piano della lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, due filoni delinquenziali che si coniugano con le mafie, perché sono ad esse strettamente collegati». Per fare un esempio, «il potere intimidatorio delle mafie è in grado di far rispettare i patti corruttivi», mentre il nostro Paese continua ad accumulare «ritardi anche sul piano del contrasto al riciclaggio». Dopo aver ricordato le diverse missioni estere per favorire accordi con le autorità di Paesi come Colombia, Russia e Turchia, Roberti ha sottolineato come, proprio da questo punto di vista, risulti di grande attualità della tesi di dottorato realizzata sul campo da Krakowski, aggiungendo che «una assoluta priorità del governo dovrebbe allora essere quella di favorire le attività di cooperazione internazionale, come peraltro già indicato e richiesto dalla Commissione parlamentare antimafia».

 

Tema ripreso subito da una Rosi Bindi in gran forma, interrotta più volte da applausi a scena aperta ad ogni tema sensibile toccato dal suo discorso.

«Non ho avuto la fortuna di conoscere Amato Lamberti – ha esordito – ma è per me un onore intervenire oggi per ricordare un grande studioso che ha saputo coniugare l’insegnamento ai giovani con la politica intesa come servizio al Paese». Di qui un implicito accenno alle recenti polemiche che proprio in Campania la hanno vista protagonista alla vigilia del voto per le Regionali: «Lamberti rappresenta un luminoso esempio di come per servire una comunità non bisogna mai allontanarsi dal solco della legalità e dall’etica, condizioni indispensabili se davvero si intende perseguire il bene comune». A nessuno è sfuggito il riferimento a Vincenzo De Luca e alla polemica col neo-governatore, sul cui capo pendono i rigori della legge Severino. «Chi pensa che si possa qualche volta bypassare la legge – ha affermato Bindi – trova una precisa risposta proprio nella figura di Amato Lamberti».

Fatta questa premessa, la presidente dell’Antimafia ha voluto ricordare le parole del presidente Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento: non ci potrà mai essere un autentico avanzamento nella lotta alle mafie se non saranno prima garantiti a tutti i cittadini i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione: salute, lavoro, dignità. «Nasce dall’impossibilità di esercitare tali diritti – ha affermato Bindi – quel profondo senso di sfiducia nelle istituzioni che avvelena tanti territori del Paese e che si traduce nei giovani in un vuoto capace di generare la morte, divenuta non più una minaccia, ma la liberazione da una vita senza senso».

 

«Non usciremo dalla crisi – ha aggiunto Rosi Bindi – se non sapremo affrontare e risolvere i mali del Sud, territori dove le mafie si arricchiscono, ma non investono, perché preferiscono dirottare i capitali sporchi in altri Paesi, lasciando sui territori d’origine solo povertà ed emarginazione». «E devo dire – ha tenuto a sottolineare la presidente – che i nostri tentativi di dialogare con alcuni Paesi meta di tale export non sempre trovano adeguato riscontro, tanto che ci interroghiamo sull’ipotesi che talvolta si preferisca sorvolare sulla provenienza dei capitali, specialmente in tempo di crisi globale».

«E tuttavia – ha avvertito Bindi – non ci può essere crescita né sviluppo fondati sui capitali malati». Uno spiraglio di ottimismo arriva dall’azione di questo governo «che, pur se non ha finora accolto tutte le nostre richieste, tuttavia pare avere imboccato la strada giusta per le riforme, nella piena consapevolezza che qualsiasi legge non è mai “neutra” rispetto alle mafie e va interpretata nella sua validità rispetto al contrasto, perché le mafie non sarebbero diventate quello che sono se non avessero trovato una adeguata sponda nella politica, come dimostra l’inchiesta Mafia Capitale». Ma «una politica debole di fronte al denaro – ha concluso la presidente Antimafia – è una politica debole di fronte alle mafie».

 

 

 

Napoli, 15 giugno 2015

 

Ufficio Stampa Associazione Amato Lamberti

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