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Condannati per ‘ndrangheta gli ex sindaci di Melito Porto Salvo, Iaria e Costantino. AEH !!!!! E QUANDO  FINISCE L’ELENCO? QUANDO ?

Condannati per ‘ndrangheta gli ex sindaci di Melito Porto Salvo, Iaria e Costantino

di Angela Panzera

Condannati gli ex sindaci di Melito Porto Salvo. È di qualche minuto fa la sentenza emessa, presso l’aula bunker di Viale Calabria, dal tribunale di Reggio Calabria nei confronti degli ex primi cittadini melitesi Gesualdo Costantino e Giuseppe Iaria. Il collegio presieduto da Giovanna Sergi ha inflitto 10 anni di carcere a Costantino mentre ammonta a 12 anni di reclusione la pena per Iaria. 10 anni sono stati comminati anche all’ex capo dell’ufficio tecnico comunale Francesco Maisano. I tre sono gli imputati principali del maxi processo, svoltosi con il rito ordinario, scaturito dall’inchiesta denominata Ada, condotta dai carabinieri di Reggio Calabria e dai militari della compagnia di Melito Porto Salvo contro le infiltrazioni della cosca Iamonte presso il comune melitese. Il Tribunale ha inoltre, dichiarato la prescrizione di alcuni reati contestati mentre altri imputati sono stati assolti dalle accuse contestate dalla Dda reggina. Alla Luce della sentenza emessa dal collegio regge l’impianto accusatorio dell’antimafia dello stretto ed in particolare regge l’inchiesta coordinata dai pm Antonio De Bernardo, Antonella Crisafulli e Luca Miceli. Nel settembre dello scorso anno il pm De Bernardo, ora in forza alla Dda di Catanzaro, aveva chiesto la condanna dei due ex sindaci di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria e Gesualdo Costantino, coinvolti nel procedimento “Ada”, celebrato contro la cosca Iamonte, che nel centro dell’area grecanica controlla tutto da decenni. Per Iaria, il pm De Bernardo aveva invocato 12 anni di reclusione, mentre è di 10 anni la richiesta nei confronti di Costantino. Le richieste del pm De Bernardo sono state accordate in toto dal Collegio. La sentenza, che è stata letta presso l’aula bunker di Reggio Calabria- dove tutto si è svolto nella massima tranquillità grazie al lavoro svolto dagli agenti della Polizia, dei Carabinieri, della Polizia penitenziaria e degli uomini del servizio di vigilanza, è arrivate al termine di un lungo dibattimento, scaturito dall’inchiesta dei Carabinieri, che ha portato al nuovo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Le indagini, infatti, avrebbero dimostrato come l’ente fosse nelle mani dello storico casato di ‘ndrangheta, non solo tramite la politica, ma anche grazie alle connivenze della burocrazia. Per l’accusa infatti, il dirigente Maisano doveva essere condannato a dieci anni di carcere. Anche questa richiesta é stata accordata dai giudici. L’operazione “Ada” è scattata nel febbraio del 2012. Costantino finita in carcere, per poi essere scarcerato solo recentemente.

Nell’inchiesta emergerà anche la figura del suo predecessore, Giuseppe Iaria, che riceverà un avviso di garanzia per reati di mafia, rimanendo comunque a piede libero. Iaria verrà successivamente ristretto agli arresti domiciliari. Nell’ambito dell’operazione “Ada”, verrà arrestato anche il giovane Giuseppe Ambrogio che, con le sue dichiarazioni, fornirà al pm De Bernardo i riscontri necessari per chiudere il cerchio sul malaffare mafioso di Melito Porto Salvo. Sia per Gesualdo Costantino, sindaco di Melito Porto Salvo, che per il suo predecessore, Giuseppe Iaria, i giudici parlarono di “costante sostegno elettorale” da parte della cosca Iamonte. Entrambi gravitanti nell’orbita del centrosinistra, i due si sarebbero, di fatto, passati il testimone nei rapporti con la potente cosca di ‘ndrangheta: “Costantino Gesualdo – scrivono gli inquirenti – è espressione della cosca Iamonte e l’azione amministrativa che egli, neo sindaco del comune di Melito di Porto Salvo, conduce è risultata essere improntata al clientelismo e tesa a tutelare gli interessi del sodalizio mafioso che, anche in occasione delle consultazione del 2012, ne ha appoggiato la candidatura e favorito l’elezione”. E della longa manus della cosca Iamonte sul Comune sarebbe prova anche una conversazione che gli inquirenti intercettano tra Giovanni Tripodi e Remingo Iamonte, il boss che sarebbe il dominus del sistema. I due rimarcano più volte come Costantino sia una pedina nelle mani dell’organizzazione: “Noi ci dobbiamo basare su Gesualdo perché noi quello abbiamo…”. Secondo gli inquirenti è evidente come Costantino non possa esimersi dal rendere alla cosca il servigio richiesto, in quanto il ruolo istituzionale che egli ricopre, più che il democratico responso dell’elettorato chiamato alle urna, è il frutto di un accordo politico mafioso: “Tripodi: che noi ci …inc… ma ci deve tornare il conto… Gesualdo!; Iamonte: Aspetta…eh!…e non ce l’abbiamo? …e chi l’ha messo a lui là?”. Su tale conversazione, il pm De Bernardo ha insistito molto nel corso della sua requisitoria, spiegando come l’appoggio del clan Iamonte nei confronti di Costantino non si fosse limitato solo al Comune di Melito Porto Salvo, ma riverberato anche nella carriera alla Provincia di Reggio Calabria dello stesso ex sindaco. Un connubio indissolubile, quello tra Costantino e la ‘ndrangheta. Così come lo sarebbe stato quello dell’ex sindaco Iaria. Già alle precedenti consultazioni, che vedranno la vittoria di Iaria, Remingo Iamonte avrebbe dirottato i voti della cosca verso la coalizione che poi sarebbe diventata vincente. Di chiarezza estrema sono le parole di Remingo Iamonte, con riferimento all’operato di Costantino: “…lui…lui deve salvaguardare noi… noi salvaguardiamo lui, ma lui salvaguarda a noi, giusto?… lui ha bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di lui, no?… quindi automaticamente… automaticamente… a noi, l’unico movimento, oggi, …inc… è quello!”

 

Martedì, 30 Gennaio 2018

fonte:http://ildispaccio.it/