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Con la nomina a Ministro potrà evitare di presentarsi all’udienza del processo Antonveneta

Brancher ministro per impedimento

Tutto il centro sinistra è saltato sulla sedia. Con la nomina a ministro  per l’attuaizone del federalismo, sia pur senza portafoglio, secondo Donatella Ferranti (Pd), “Brancher potrà a pieno titolo evitare di comparire all’udienza del 26 giugno del processo Antonveneta che lo vede indagato per appropriazione indebita in relazione a soldi incassati dall’ex numero uno di Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani”

Forse, Donatella Ferranti, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della  Camera, è riuscita a trovare una giustificazione logica alla nomina di Aldo Brancher a ministro, seppur senza portafoglio. ‘”La nomina di Aldo Brancher a ministro del federalismo – dice Ferranti – aumenta il numero degli uomini di governo che possono avvalersi della norma privilegio sul legittimo impedimento  che consente di sottrarsi ‘agevolmente’ dalle convocazioni in sede  giudiziaria”.
“Con questa nomina – aggiunge Ferranti – Brancher potrà a pieno titolo evitare  di comparire all’udienza del 26 giugno del processo Antonveneta che lo vede indagato per appropriazione indebita in relazione a soldi incassati dall’ex numero uno di Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani”.

Il processo, che vede imputata per ricettazione anche Luana Magnezzo, la compagna di Brancher, non è ancora decollato perché‚ le udienze sono state sempre rinviate a causa di legittimi impedimenti dell’esponente del Pdl. Prima c’era stata la visita alla Fiera di Hannover, poi impegni in commissioni
parlamentari.
Le ultime udienze saltate sono quelle del 5 e 7 giugno scorsi, con rinvio deciso in anticipo dal giudice Anna Maria Gatto sulla base della documentazione prodotta da Brancher.
Certo, in un momento in cui il sesto Paese industrializzato del mondo, ovvero l’Italia, non ha un ministro per lo Sviluppo Economico, e la crisi impone tutti a stringere la cinghia, la nomina di Brancher fa stridere i denti anche ad alcuni settori del Pdl, anche se nessuno lo ammette pubblicamente. “E’ un
ministero low cost, molto low cost” si affretta a dire il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Brancher nasce come paolino. Lasciata la vita religiosa, viene attratto dalla galassia berlusconiana e passa poi alla Fininvest, dove si occupa sempre di pubblicità con una competenza particolare sugli spot per i partiti. E’ in quegli anni che il manager veneto finisce nei guai giudiziari. Il pool di Mani
Pulite, indagando sui conti Finivest, lo spedì tre mesi a San Vittore, sospettandolo di finanziamento illecito del Psi: accusa che, dopo la condanna in primo grado e in appello, cadde in cassazione.

All’indomani della tempesta giudiziaria Brancher passa alla politica. Nel 2001 entra in Parlamento e Berlusconi lo vuole nelgoverno come sottosegretario alle riforme e alla devolution. E’ lui che fa la spola tra Roma e la baita di Lorenzago in Cadore dove Calderoli, insieme agli altri “saggi” del centrodestra,
riscrive la Costituzione in senso federalista.
Tutto il centro sinistra è saltato sulla sedia appena si è diffusa la notizia della nomina. Di Pietro ha presentato un’interrogazione, il leader dell’Udc Cesa parla di un fatto “sconcertante”, Farinone del Pd usa la parola “tragicommedia”, il senatore Giaretta fa notare che Brancher è il quarto ministro che si occupa di federalismo, Zanda dice che in questo modo è stato accompagnato Bossi A Brancher sono arrivati gli auguri dei giovani del Pdl, mentre il capogruppo del Pdl alla regione veneta ha usato toni, a dir poco, sproporzionati: “Da oggi possiamo ritenere di avere anche noi il nostro De Gasperi”. Chissà che cosa direbbe De Gasperi.

Alessandro Guarasci

(Tratto da Aprile online)