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Con il tempo e con la paglia presto matureranno le nespole. La nostra antimafia

CI PIACE SOGNARE, MA NOI FAREMO IN MODO CHE LA PROVINCIA DI LATINA, LA PROVINCIA PIU’ SFORTUNATA PERCHE’ LA PIU’ AGGREDITA DELLA MAFIE DI TUTTI I COLORI, VENGA PRIMA O POI LIBERATA DA QUELLA CAPPA DI MALAFFARE DA UNA PARTE E DI INSIPIENZA, DI APATIA E DI IGNORANZA DALL’ALTRA

Sarà un’illusione, sarà utopia, sarà vanità, presunzione o qualunque altra cosa, ma non rinunceremo mai al sogno di liberare questi territori sfortunati dalla cappa che non le consente da anni di coltivare spazi di vivibilità civile e democratica.

Una cappa costituita da una parte da falangi di mafie di ogni genere, di malfattori e gente senza scrupoli, dall’altra da una massa di insipienti e di soggetti che non si rendono – e nemmeno vogliono prendere atto della gravità della situazione – conto dello stato in cui essi ci hanno ridotto.

Sul piano economico, ma, soprattutto, su quello sociale, culturale e morale.

Sogni, quelli nostri, di povera gente un po’ illusa e un altro poco presuntuosa?

Può darsi, ma sono proprio l’illusione ed anche la presunzione che ci danno la carica per combattere come nessun’altro contro le mafie.

Con passione, con slancio, forse anche con rabbia.

Di un risultato possiamo andare fieri, dopo dieci anni di lotte aspre:

abbiamo fatto accendere i riflettori su una provincia, quella di Latina, e non solo, che proprio di riflettori non voleva affatto saperne.

“La mafia non esiste qua. E’ tutta un’invenzione vostra”, ci dicevano.

“State creando allarmismi e fate scappare imprenditori e turisti da queste terre”, ci dicevano altri.

Un giornale di provincia ci definì, insultandoci, ” l’antimafia dei coglioni”.

Non gli rispondemmo nemmeno ritenendolo non degno di una nostra risposta.

Oggi tutti fanno a gara a parlare di mafie.

Ne parlano in maniera distorta, presentandole in una veste che mal si attaglia ad esse, con molta retorica e molti luoghi comuni.

Ma ne parlano.

Probabilmente qualcuno lo fa per creare una sorta di assuefazione a questa presenza, non delineandone, come si dovrebbe, i contorni essenziali ed esiziali per la nostra società, per la nostra economia, per la nostra politica, per le stesse istituzioni e per i nostri costumi e la nostra cultura.

Probabilmente qualcuno lo fa anche per appropriarsi, per tentare di svuotarci e di relegare l’immagine della nostra Associazione a livello di insignificanza, di problemi così vitali per la sopravvivenza di questo pezzo di territorio, per trasformare tutto in esercizio accademico, in retorica, in una sorta di antimafia del sistema.

Che finisce per diventare mafia del sistema.

Mafia del sistema.

Non ci riusciranno per una semplice ragione.

Non ci riusciranno perché, mentre essi parlano dei massimi sistemi, dei racconti, delle commemorazioni, a noi piace lavorare sulle piccole cose, su quelle reali, concrete, pezzo per pezzo, nomi e cognomi.

Scavare, scoprire e denunciare, cominciando dal basso, dalle fondamenta, mattone per mattone, cercando così di demolire il fabbricato.

Saremmo portati a dire: siamo l’antimafia del fare e non del dire.

Non siamo moltissimi purtroppo, perché il coraggio e la passione non sono oggi doti molto diffuse.

Ma ci sta bene così.

Ed ogni volta che viene preso qualcuno che noi magari 5-6 anni fa abbiamo individuato ed attenzionato siamo emozionati, felici, curiosi di sapere se per caso si deve anche ad un pizzico dei nostri sforzi, dei nostri sacrifici, dei pericoli che abbiamo corso e che corriamo ogni giorno.

I nostri amici, quelli che vengono da noi e resistono al nostro fianco, sanno bene quello che facciamo e vogliamo che facciano tutti.

Niente parole, niente politica soprattutto perché politica è divisione e distrazione dal problema reale (la politica ognuno se la fa, se vuole, fuori dall’Associazione), ma fatti, segnalazioni, indagini e denunce.

E’ il nostro Vangelo.

Chi ci sta ci sta.

Su questo versante nessuno ci può eguagliare.

Per una serie di motivi.

Primo, perché la nostra “diversità” ci aliena le simpatie delle oligarchie partitiche, tutte, che non sentendoci… ”cosa nostra”, ci evitano, ci scansano, tentano con tutti i mezzi di emarginarci. E questo non fa piacere di certo a coloro che, attraverso l’Associazione, possono pensare di perseguire fini personali di crescita politica.

Secondo, perché ci obbliga ad una selezione molto dura delle persone che si avvicinano a noi, magari con intenti che poco hanno a che fare con la lotta alle mafie.

Il nostro, quindi, è un personale fortemente selezionato e motivato, con idee ed obiettivi chiari, chiarissimi.

Tutto ciò può determinare anche fenomeni di una fluttuazione continua di soggetti che vengono e vanno, che si avvicinano e vanno via quando si accorgono che… ”non c’è trippa per gatti”, che da noi non si fanno gli interessi politici di chicchessia, che non si è asserviti a chicchessia, che si fa antimafia e basta.

E antimafia si fa tenendo conto del fatto che le mafie stanno collocate dappertutto, a destra come al centro e anche a sinistra.

Punto.

Abbiamo, però, uno zoccolo duro, che sa quello che deve fare, persone serie ed apprezzate e che a livello personale godono di stima e prestigio anche negli ambienti politici.

E questo ci consente anche di essere, alla fine, beneficiari di sponde, talvolta e quando occorre, non di una sola, ma, al contrario, di più sponde nelle alte sedi istituzionali.

Grazie a Dio, di persone perbene ce ne stanno ancora in tutte le direzioni, su tutti i piani, in tutte le formazioni.

Non siamo dei qualunquisti, perché ognuno di noi è portatore e sostenitore di proprie idee, di propri valori, che non ha vergogna di esternare.

Ma fuori dall’Associazione, lontano da essa, mai piegando questa agli interessi di questo o di quello, perché la lotta alle mafie noi la riteniamo una cosa seria, forse la cosa più seria di tutte, un patrimonio di tutte le persone oneste, che non si possono e non si debbono contrabbandare con un finanziamento, con una sponsorizzazione, con una promessa di aiuto.

Non vogliamo aiuti del genere.

Alla condizione di prostituirci, di metterci, come Giuda, al carro di questo o di quello, per denaro o per ambizioni politiche.

Vogliamo essere liberi da tutto e da tutti, per combattere contro le mafie, tutte le mafie, tutte le caste, tutti i malfattori, di qualunque colore politico essi siano, bianchi, neri, gialli, rossi o turchino.

E anche su questo piano abbiamo costretto tanti ad interrogarsi sul modo di fare antimafia.

L’antimafia delle parole o quella del fare, dell’indagare, del denunciare, del collaborare con quelle persone serie che stanno nelle istituzioni, nella magistratura, nelle forze dell’ordine e che tutte sentono la voglia, come noi, di lavorare veramente, di scoprire i mafiosi annidati dappertutto, di processarli, di arrestarli?

Queste sono le persone, e solo queste, nostre amiche, con le quali vogliamo collaborare e collaboriamo per quello che possiamo.

Siamo consapevoli del fatto che, comportandoci come ci comportiamo, ci vediamo costretti a pagare prezzi altissimi in termini economici ma anche di sovraesposizione, con tutto ciò che ne consegue.

Ma è stata una nostra scelta, forte, voluta, desiderata e fatta.

E con i sacrifici ed i rischi ci sono anche le gratificazioni, tante, tantissime, in termini di gratitudine nei nostri confronti, di stima, di prestigio e di rispetto.

Da tutte le direzioni, a tutti i livelli.

Ma la gratificazione più grande è quella che riguarda i risultati di certe nostre azioni, quando vediamo che qualche nostro colpo va a segno.

E –questa non è presunzione –ciò non accade raramente.

E con il tempo e con la paglia presto matureranno le nespole!

Ne siamo certi.